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venerdì 26 febbraio 2021

“L’anima mia anela a te, o Dio…” (Sal 42) - “Pietà di me, o Dio…” (Sal 51). Entusiasmi giovanili, smarrimenti, cadute, nuove ripartenze - A cura di Alberto Neglia, carmelitano

“L’anima mia anela a te, o Dio…” (Sal 42) -
“Pietà di me, o Dio…” (Sal 51). 
Entusiasmi giovanili, smarrimenti, 
cadute, nuove ripartenze 
A cura di Alberto Neglia, 
carmelitano
(VIDEO INTEGRALE)

24 febbraio - Quarto dei 
MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2021
Il Signore veglia sul cammino dei giusti 
Con i Salmi: per un cammino di maturità umana e di fede

promossi dalla
Fraternità Carmelitana 
di Barcellona P.G. (ME)

Alberto Neglia
(foto di repertorio)



I. L’INSIEME DEL SECONDO LIBRO DEL SALTERIO (SAL 42-72): LA GIOVINEZZA 
   In questa riflessione ci occuperemo del secondo libro dei Salmi (dal 42 al 72), dove viene messa in evidenza la giovinezza nel cammino spirituale con il suo entusiasmo giovanile ma anche con le sue cadute. Il tema unificante di questo secondo libro, comunque, è quello del desiderio di Dio, espresso subito all’inizio del Sal 42,2-3: «Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio.
    L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?». Questo desiderio della comunione con Dio è caratteristica della giovinezza, della giovinezza d'Israele, della chiesa e del singolo credente. È il mattino del mondo, è il tempo del canto: «Canterò e inneggerò: svegliati, mia gloria, svegliati arpa, cetra, sveglierò l'aurora» (Sal 57,8-9).
...
2. Il Salmo 51 
   Il Sal 51 è attribuito a David, dopo il peccato (cf. 2Sam. cc. 11 e 12); si capisce quindi il quadro oscuro. È di una ricchezza inesauribile. Esso attraversa tutta la storia della Chiesa e della spiritualità: costituisce lo schema interiore delle Confessioni di Agostino. Il Miserere è la preghiera dell’uomo di sempre, appartiene alla storia dell’umanità. Meditandolo noi entriamo nel cuore dell’uomo e nel cuore della storia dell’umanità 
     Il Sal 51, allora, va letto congiunto al Sal 50. Nel Sal 50 è convocato il popolo, nel Sal 51 la risposta è personale. Se si esclude l'aggiunta finale (vv. 20-21), il Sal 51 si divide in due sezioni:
    - vv. 3-11 descrizione del regno del peccato 
   - vv. 12-19 descrizione del regno della grazia: lo Spirito che crea. 
Il v. 12 è il perno attorno a cui si avvita e ruota il Salmo: «crea in me, o Dio, un cuore puro...».

 a) Prima parte: il cuore grande di Dio (vv. 3-11) 
     Ha una costruzione concentrica, in cui al centro è posta la “confessio” dell'innocenza di Dio: «Tu sei giusto, o Dio, tu hai ragione di rimproverarmi» (v. 6b). Mentre all'inizio (vv. 3-4) e alla fine (vv. 9-11), in forma di inclusione, vi è la supplica a Dio di cancellare il peccato, che più che un’azione è diventato ormai una situazione triste e insopportabile. 
    La prima parte (vv. 3-11) offre un quadro oscuro della realtà dell'uomo così come è rivelata dalla parola accusatrice di Dio (cf. Sal 50). L'uomo è prigioniero e soggiogato dalla signoria del peccato, per questo invoca: «Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia». 
   Al centro di questo quadro oscuro brilla una luce luminosa: “Dio è giusto”. In risposta, quindi, all'accusa di Dio, l'uomo si apre a una piena “confessio”, in cui da una parte riconosce la sua colpa e ne chiede la liberazione, e, dall'altra, esalta l'innocenza e la giustizia di Dio. 
   L'appello alla misericordia di Dio è rivolto, prima di tutto, perché cancelli (machah) il peccato. Il punto di partenza del cammino di conversione del cuore, quindi, è l'iniziativa di Dio. Lui per primo dona la mano. I vocaboli che la versione italiana usa per indicare ciò che l’uomo ha fatto (il peccato, le colpe) 3 non rendono adeguatamente la lingua originale. Infatti, nel testo ebraico sono usate tre parole diverse che andrebbero lette così: “Cancella la mia ribellione” – “lavami da ogni mia disarmonia” - “tirami fuori da ogni mio smarrimento”. Il peccato è uno sbaglio fondamentale dell'uomo, una distorsione, una disarmonia, una ribellione, una volontà di progetto alternativo e contrastante il progetto di Dio. 
  Alle parole che indicano lo sbandamento dell'uomo fanno riscontro tre appellativi divini:
  (1) «channenì», «sii benigno con me, riempimi della tua grazia». Si dice che Dio è dono gratuito, è l'essenza della gratuità.
  (2) «ke-chasdeka», «secondo la tua misericordia, amore...». L'insistenza non è sull'uomo peccatore ma sulla bontà di Dio. Lo hesed indica l’atteggiamento tipico di Dio verso il suo popolo, che comporta lealtà, affidabilità, fedeltà, bontà, tenerezza, costanza nell’attenzione e nell’amore. Nulla avviene in me senza un’attenzione della tenerezza di Dio. 
  (3) «Rachameka», «il tuo grande amore», cioè cuore, viscere. È un vocabolo profondamente materno e indica la capacità di portare qualcuno dentro, di immedesimarsi in una situazione così da viverla nella propria carne. È presente quindi l’uomo col suo peccato, col suo fallimento, ma davanti a quest’uomo sta Dio la cui azione viene invocata con tre attributi che richiamano un volto che vede e ama. Nel salmo quindi l’accento non è posto principalmente sulla miseria dell’uomo, ma sul cuore grande di Dio
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