“Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato…” (Sal 2).
Essere figli: dono, chiamata, impegno
a cura di Gregorio Battaglia,
carmelitano
(VIDEO INTEGRALE)
3 febbraio - Secondo dei
MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2021
Il Signore veglia sul cammino dei giusti
Con i Salmi: per un cammino di maturità umana e di fede
promossi dalla
Fraternità Carmelitana
di Barcellona P.G. (ME)
Gregorio Battaglia (foto di repertorio) |
I Salmi 1 e 2 non portano alcuna intestazione e sono da considerarsi come una vera e propria premessa prima di immettersi nel cammino umano e spirituale, che il Salterio o Libro dei Salmi intende proporre.
Il tono del Salmo 1 è squisitamente sapienziale e si rivolge ad ogni uomo e ad ogni donna, che intendono sperimentare la vera beatitudine, dando alla propria vita la possibilità di gustare la vera felicità e tutto questo in un contesto non sempre favorevole.
Il Salmo 2 ha un carattere messianico-regale: esso, cioè, riprende la promessa che il Signore ha fatto a Davide e che consiste nel dono di un Figlio e ne annuncia il suo compimento. Questa attenzione rivolta al Figlio della promessa, che viene inteso come il Messia, che in greco si traduce con Cristo, mentre in italiano vuol dire l’Unto, costituisce la vera chiave di comprensione di tutto il Salterio. Questo Messia promesso rappresenta tutti gli uomini, perché ogni uomo e donna sono chiamati a diventare Figli di Dio a somiglianza del Messia.
In questo senso si può ben dire che i primi due salmi sono strettamente legati tra di loro, perché dove si parla dell’uomo, si deve intendere come rivolto al Messia e dove si parla del Messia si può intendere come rivolto ad ogni uomo. Il legame è anche visibile da un punto di vista lessicale, perché il termine beato apre il Salmo1 e di fatto chiude il Salmo 2. Si tratta di una tecnica che viene chiamata “inclusione” e che serve a far comprendere che si tratta di una unità non separabile.
2. Salmo 1: Il vero cammino verso la felicità, aperto ad ogni uomo e donna
Questo primo Salmo non si può definire come una preghiera, ma come una proposta sapienziale rivolta verso ogni persona ed a qualunque fede essa possa appartenere. In discussione è qui il raggiungimento della felicità e la vera realizzazione di se stessi, per cui si può dire che chi vuol progredire nell’esperienza umana e spirituale non deve mai perdere di vista l’orizzonte che viene proposto dall’inizio di questo Salmo. Esso sottolinea che la ricerca della felicità deve essere accompagnata dalla piena avvertenza che la via, che porta ad essa è strettamente legata alla via della giustizia. Si richiede, cioè, un costante discernimento per non lasciarsi affascinare dalle proposte di una felicità a buon mercato, ma che poi alla resa dei conti si traduce in un fallimento e in una vera e propria maledizione. La felicità, quella vera, si presenta inizialmente come velata e man mano che si prosegue con costanza sulla via della giustizia o dei comandamenti, essa si rende sperimentabile.
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