L'addio a Luca, Vittorio e Mustapha
testimoni di pace e d’amore
stroncati da una violenza stupida e feroce
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L’ultimo saluto all’ambasciatore Luca Attanasio
e al carabiniere Vittorio Iacovacci
Sono stati celebrati questa mattina alle 9,30 nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma, i funerali di Stato per l’ambasciatore Luca Attanasio ed il carabiniere Vittorio Iacovacci, uccisi in un attacco al convoglio su cui viaggiavano il 22 febbraio in Congo. È stato il cardinale vicario Angelo De Donatis a presiedere la messa alla quale hanno partecipato, affianco ai famigliari delle vittime, il Presidente del Senato Elisabetta Casellati in rappresentanza del Presidente della Repubblica, il presidente del Consiglio Mario Draghi, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, la sindaca di Roma Virginia Raggi ed i vertici delle Forze Armate. “Sono stati strappati da questo mondo dagli artigli di una violenza stupida e feroce che non porterà nessun giovamento ma solo altro dolore. Dal male viene solo altro male”, le parole del card. De Donatis che nella sua omelia ha evidenziato il valore del sacrificio operato dai caduti per amore, “tutto quello che questi nostri fratelli hanno seminato è nella memoria eterna di Dio”. I feretri sono stati benedetti all’uscita dall’arcivescovo ordinario militare per l’Italia (Omi), mons. Santo Marcianò, e si sono allontananti accompagnati dal saluto del picchetto d’onore e tra gli applausi delle persone presenti.
(fonte: Sir, articolo di Marco Calvarese 25/02/2021)
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In memoria di Attanasio e Iacovacci,
caduti per i valori in cui crediamo
Luca Attanasio, ambasciatore d’Italia nella Repubblica Democratica del Congo, e Vittorio Iacovacci, appuntato dei Carabinieri, impersonavano il meglio dell’operare italiano nel mondo, spesso lontano dalla luce dei riflettori. Per l’Italia oggi è tempo di onorarli, di cordoglio, di solidarietà alle famiglie – e fierezza di quanto rappresentano. Il commento di Stefano Stefanini, senior advisor dell’Ispi, già rappresentante permanente dell’Italia alla Nato
Una lunga distanza separa le sponde del lago Kivu, nel Congo (Drc) orientale al confine con Rwanda, da Saronno, nella pianura lombarda alla soglia delle Alpi, e da Sonnino, abbarbicata sulle colline laziali. Per percorsi diversi, Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci, l’avevano attraversata fino trovarsi ieri su un convoglio del Programma alimentare mondiale (Pam) che riforniva scuole locali. Difficile immaginare una missione più avulsa dalla violenza di cui è stata brutalmente oggetto, nella quale ambasciatore e carabiniere, insieme all’autista congolese, hanno tragicamente perso la vita.
Fra tutte le missioni che ci ostiniamo a definire di pace – la pace è lo scopo ma spesso nel bel mezzo di conflitti armati – quella Onu in Rdc (Monusco) è una delle più pericolose, senza alcun riguardo per chi vi svolge solo funzioni umanitarie. Nel 2017 i caschi blu contarono 15 vittime, un peacekeer indonesiano era stato ucciso lo scorso giugno.
Facendo un lungo passo indietro, l’Italia ricorda ancora l’eccidio di Kindu nel 1961. Attanasio e Iacovacci erano ben coscienti dei rischi che correvano. Ma, come disse Luca Attanasio solo pochi mesi fa, nel ricevere il premio Nassirya per la pace, “quella dell’Ambasciatore è una missione, a volte anche pericolosa, ma abbiamo il dovere di dare l’esempio”. Non c’è il minimo dubbio che Iacovacci, professionista del Gruppo di Intervento Speciale (Gis) dell’Arma, ne fosse altrettanto convinto.
Erano su quel fatale convoglio per credo personale nella missione – e nessuno lo esprimeva meglio dell’Ambasciatore Attanasio, che portava l’Africa nel cuore insieme alla moglie Zakia Seddiki, fondatrice dell’associazione Mamma Sofia a favore delle donne africane.
Da collega, chi scrive non può trattenere l’ammirazione. Ma Attanasio e Iacovacci impersonavano anche il meglio dell’operare italiano nel mondo, spesso lontano dalla luce dei riflettori. L’Italia ha un altissimo livello di impegno internazionale in missioni Onu, Nato, Ue. Lo conduce sempre per convinzione nella propria capacità di contribuire alla stabilità, alla riconciliazione, all’assistenza umanitaria specie delle categorie più deboli, alla pace.
È quella la vocazione multilaterale della nostra nazione cui ha fatto appello il presidente del Consiglio. Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci ne erano interpreti. Per l’Italia oggi è tempo di onorarli, di cordoglio, di solidarietà alle famiglie – e fierezza di quanto rappresentano.
(fonte: Formiche, articolo di Stefano Stefanini 22/02/2021)
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Congo: testimoni di pace
stroncati da una violenza stupida e feroce
I funerali di Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci, uccisi in Congo, nella Basilica romana di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. Nell’omelia il cardinale Angelo De Donatis, vicario generale del Papa per la diocesi di Roma, che presieduto le esequie, ha ricordato anche l’autista perito, Moustaphà Milambo. Con noi il porporato
La Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri ha accolto per l’ultimo saluto i feretri di Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci. Nella chiesa, cara a tanti devoti romani, stamani non c'erano solo le autorità politiche, i vertici dell’Arma dei Carabinieri e i rappresentanti del mondo diplomatico, ma anche tanta gente comune, che con la propria presenza ha voluto ringraziare il sacrificio dell’ambasciatore, del carabiniere e di Moustaphà Milambo, uccisi lunedì scorso vicino Goma, in Repubblica Democratica del Congo, in un attacco perpetrato da uomini armati. Tutti, giovani e adulti, hanno riferito di sentirsi profondamente coinvolti nel dramma delle famiglie colpite da questo grave lutto e onorati nel partecipare con la preghiera alle esequie dei due servitori dello Stato, operatori di pace, e dell’autista, che ha condiviso la loro missione sino all’estremo sacrificio.
Alcune immagini dei funerali
Morire per la pace
Testimoni di pace e d’amore. Con queste parole il cardinale Angelo De Donatis, poco prima della celebrazione del rito funebre, ha ricordato ai microfoni di Radio Vaticana-Vatican News, Attanasio, Iacovacci e Milambo.
Nell’omelia il porporato ha ricordato con parole forti ed emozionate i tre, che “hanno deciso di compromettersi con l'esistenza degli altri, anche a costo della propria vita”. Poi la vicinanza del porporato è andata alle famiglie delle vittime. "In questo giorno sentiamo la loro angoscia – ha detto De Donatis – di due Nazioni e dell'intera famiglia delle Nazioni. Angoscia, perché manca la pace tanto desiderata; angoscia, perché vi sono ancora troppi cuori di uomini che, invaghiti dal denaro e dal potere, tramano la morte del fratello; angoscia, perché le promesse di giustizia sono disattese”. “Luca, Vittorio e Mustapha – ha continuato il porporato – sono stati strappati da questo mondo dagli artigli di una violenza stupida e feroce, che non porterà nessun giovamento, ma solo altro dolore; dal male viene solo altro male. Se questa è la fine degli operatori di pace, che ne sarà di tutti noi?”. Con questa domanda il vicario generale del Papa pone un interrogativo di cui tutti siamo i destinatari. La risposta è scontata: la sola via giusta è quella della pace.
Una preghiera per il Congo
“Vogliamo che la preghiera per la pace in Congo e in tutte le Nazioni lacerate dalle varie forme di guerra e di violenza – ha detto ancora De Donatis – sia innalzata da tutti noi in cielo; vogliamo che oggi sia un giorno nel quale molti sentano la chiamata ad essere costruttori di pace, alzandosi in piedi, facendo in modo che si realizzi ovunque una fratellanza umana basata sulla giustizia e sull'amore". "Amare senza cercare moneta di contraccambio – ha continuato il cardinale – impegnarsi senza aspettare che gli altri si impegnino, attendere, sapendo che il bene seminato nel pianto porta sempre un frutto di gioia. Amare vale sempre la pena, comunque vada a finire, niente è inutile agli occhi del Signore, nulla di ciò che facciamo per amare, anche la più piccola azione, cade nel vuoto: Dio non lo permette. Tutto quello che questi nostri fratelli hanno seminato è nella memoria eterna di Dio".
(fonte: Vatican News, articolo di Giancarlo La Vella 25/02/2021)
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