Quaresima.
Il cardinale Piacenza:
l'attualità e il senso della penitenza cristiana
Con una lettera il penitenziere maggiore presso il Tribunale della Penitenzieria Apostolica, cardinale Mauro Piacenza, si rivolge ai fedeli per spiegare il significato profondo dei gesti che la Chiesa invita a praticare nel tempo forte della Quaresima. Tempo di penitenza, scrive, ma anche partecipazione alla vittoria definitiva di Cristo sul male, che sola può portare gioia e salvezza all'umanità oggi provata dalla pandemia
Quaresima e pandemia: due tempi, l’uno che scandisce il calendario liturgico e la vita della Chiesa, l’altro che incide oggi sul vissuto di tutta l’umanità, hanno alcune parole in comune che sembravano superate, almeno in Occidente. E’ da questa costatazione che il penitenziere maggiore cardinale Mauro Piacenza, inizia la sua riflessione proposta ai fedeli in una lettera diffusa oggi (18/02/2021). Proprio ora, si legge nel testo, “ai cittadini di tutto il mondo viene chiesto di rinunciare, almeno in parte, all’esercizio delle libertà personali, di sacrificare il proprio “stile di vita” con l’adozione delle necessarie precauzioni igienico-sanitarie, di obbedire alle indicazioni dell’autorità costituita, anche quando impedissero l’assistenza, se non l’estremo saluto, ad un familiare ricoverato”.
Restrizioni e penitenza in attesa di un futuro positivo
Per sollecitare i cittadini a questa disponibilità prima impensabile, i mass media, osserva il cardinale Piacenza, veicolano tre messaggi: la denuncia di “un pericolo imminente di fronte al quale ciascuno è responsabile per sé e per gli altri”; l’annuncio di “un orizzonte futuro, sostanzialmente positivo”; l’assicurazione che “all’attesa e al sacrificio richiesti è fissato un termine”. Il porporato fa notare che, almeno in parte, queste sono da sempre le coordinate anche della penitenza cristiana nel tempo quaresimale. E spiega che, infatti, nella Colletta del Mercoledì delle Ceneri chiediamo a Dio di iniziare con il digiuno e la penitenza un cammino di conversione che ci permetta la vittoria contro “lo spirito del male”, il nemico in agguato. Ma subito ci viene “dischiuso un orizzonte positivo, che è la vittoria conquistata dalla Croce di Cristo” a cui tutti sono chiamati a partecipare. Infine, viene posto un termine al combattimento, “rappresentato dal “numero sacro” dei quaranta giorni, tempo di vera conversione e di salvezza”.
La vittoria di Cristo: salvezza dell'anima e del corpo
Nella lettera il penitenziere maggiore sottolinea che il male di cui si parla in questo caso e la vittoria su di esso, hanno “un’importanza imparagonabile per la vita dell’uomo, perché riguardano non soltanto il bene temporale della salute corporale, ma quello ben più radicale della salvezza eterna e dell’anima e del corpo”. Il cardinale Piacenza prosegue scrivendo che proprio per questo la Quaresima inizia con l’imposizione delle ceneri e la formula penitenziale “Ricordati che polvere sei e in polvere ritornerai” che ci ricorda il nostro essere creature dipendenti in tutto il nostro essere da Dio, e la cui vita, umanamente destinata a finire, “ha nel grande Cielo di Dio, e non nelle cose della terra, il senso pieno e lo scopo ultimo”. Il porporato fa poi delle precisazioni riguardo alla penitenza intesa in senso cristiano: essa, scrive, contiene in sé “una profondissima gioia ed un senso di irriducibile giustizia, che vanno riscoperti”, non è, inoltre, un tentativo di ottenere da Dio ciò che con le proprie forze non si riesce a raggiungere, ma espressione di una volontà “di rispondere con tutto se stessi a quell’Amore, tutto divino e tutto umano, che in Cristo si è addossato il male del mondo e, con la propria croce e risurrezione, ha rinnovato l’universo sconquassato dal peccato”. La penitenza cristiana è dunque, prosegue, una virtù donata dallo Spirito, con cui l’uomo consegna la propria vita al Signore, accettando di soffrire con Lui e partecipando così alla Vita nuova di Cristo che sottoponendosi alla croce, “si è assiso alla destra del trono di Dio”.
La vera penitenza cristiana trasfigura l'attuale emergenza
Dalla viva presenza del Redentore “centro del cosmo e della storia” prendono forma, afferma il cardinale Piacenza, quelle attenzioni che appartengono alla tradizione liturgica e spirituale della Chiesa e di cui offre l’elenco: “una giusta considerazione di sé nell’esame di coscienza; la conversione del rapporto con Dio, con se stessi e con i fratelli attraverso le pratiche della preghiera, del digiuno e dell’elemosina; la memoria quotidiana di Cristo presente attraverso l’offerta dei “fioretti quaresimali”; la memoria della Sua Passione redentrice nella pia pratica della Via Crucis; la recita dei salmi penitenziali; le litanie dei santi, che sono la vera grande “maggioranza” nel mondo di Dio; le rogazioni, mai abolite e oggi così urgenti; la contemplazione amorosa di Cristo, Crocifisso e Risorto, nella celebrazione e adorazione eucaristica; la preghiera, fiduciosa e accorata, alla Beata Vergine Maria Addolorata (…) già pienamente partecipe della gloria della Risurrezione”. Ed è a lei che si rivolge concludendo la lettera il cardinale, perché ci aiuti a maturare la vera penitenza cristiana “che sola è capace di abbracciare e vedere trasfigurata in occasione di salvezza l’attuale emergenza pandemica”, riportando nei cuori gioia e libertà.
(fonte: Vatican News, articolo di Adriana Masotti 18/02/2021)