Usa. Figli di migranti in gabbia,
quel pianto che sconvolge l'America
quel pianto che sconvolge l'America
Un file audio con le voci dei bambini, che invocano i genitori, e quelle degli agenti. Gruppi di membri del Congresso e giornalisti hanno visitato in Texas le strutture dove i piccoli sono trattenuti
Una testimonianza audio straziante, diffusa dai giornalisti investigativi di ProPublica, dà voce (e pianto) ai bambini figli di migranti illegali che vengono separati dai genitori dalla polizia di frontiera americana. «Il mio papà, il mio papà» si sente invocare in spagnolo nella registrazione, mentre altri bambini chiedono della mamma o di poter telefonare alla zia. Interrogati, rispondono di venire dal Guatemala e dal Salvador. Si sentono le voci degli agenti di polizia, si sente parlare di cibo da dare ai bambini. Si ode distintamente l'osservazione di un poliziotto, riferita ai pianti: «Bene, abbiamo un'orchestra qui. Manca solo il direttore».
L'attivista per i diritti umani Jennifer Harbury ha detto di aver ricevuto il file audio da un informatore e ha riferito a ProPublica che è stato registrato nell'ultima settimana. Non ha detto in quale struttura sia avvenuta la registrazione. Il file è stato poi dato all'agenzia Associated Press che l'ha distribuito.
Il governo: sono trattati bene
Ora questo documento alimenta lo sdegno, non solo negli Stati Uniti, per la politica di tolleranza zero di Trump verso i migranti. E l'amministrazione Trump cerca di smorzare i toni. In un briefing alla Casa Bianca, martedì mattina, il segretario per la Sicurezza interna, Kirstjen Nielsen, ha dichiarato di non aver ascoltato l'audio e di non poterlo quindi commentare pur assicurando che i bambini vengono trattati con «estrema cura» e che «possono guardare la televisione».
Il ministro della Giustizia, Jeff Sessions, intervistato dall'emittente Fox News, ha spiegato che se i genitori vengono espulsi i figli vanno con loro, se chiedono asilo e restano negli Stati Uniti, anche i loro figli restano ma sotto la custodia del dipartimento della Salute. «Stiamo facendo la cosa giusta, ci stiamo prendendo cura di questi bambini, non vengono abusati, il dipartimento Salute li tiene in buone condizioni», ha detto. L'intento, ha ammesso Sessions, è quello di far arrivare un messaggio di deterrenza: «Speriamo che la gente lo capisca e che attraversi il confine passando dall'ingresso e non violando il confine illegalmente».
Bambini trattenuti, da soli, in una delle strutture metalliche a McAllen in Texas. Solo i minori di 5 anni possono restare con i genitori (US Border Patrol) |
«Gabbie piene di bambini, traumatizzati»
«Ho visto gabbie piene di bambini. Non è nient'altro che una prigione». Peter Welch, deputato del Vermont, è uno dei membri del Congresso che ha visitato nelle ultime ore la struttura dove a Brownsville, in Texas al confine col Messico, vengono trattenuti i minori separati dai genitori dopo l'ingresso illegale negli Stati Uniti.
Su Twitter, con una serie di messaggi, Welch descrive il quadro. «La struttura accoglie 1.500 ragazzi, è piena. È una vergogna», scrive, contestando in maniera diretta le affermazioni del segretario alla Sicurezza Interna, Kirstjen Nielsen, il quale aveva detto: «Non adottiamo una policy per separare le famiglie al confine. Punto. La narrazione ingannevole, è irresponsabile e non produttiva».
«I ragazzi - racconta il deputato Welch in un altro tweet - sono seduti su panchine metalliche, guardano fissi davanti rimanendo in silenzio». «Questi ragazzi sono traumatizzati» dice il senatore Merkley. «Non ha nessuna importanza se il pavimento venga spazzato e le lenzuola piegate. Sono stati separati dai genitori».
Immagini analoghe vengono descritte dai giornalisti che domenica sono stati accompagnati dalle polizia di frontiera (US Border Patrol) a visitare Ursula, una struttura allestita a McAllen nel sud del Texas. I giornalisti non erano autorizzati a scattare foto né a parlare con le persone trattenute e le immagini pubblicate sono quelle diffuse dalla stessa polizia di frontiera.
Secondo quanto hanno spiegato gli agenti, a ogni persona vengono garantiti cibo, accesso alla doccia, abiti puliti e cure sanitarie. La struttura ospita, separatamente, minori non accompagnati, adulti e genitori con figli di età inferiore a cinque anni. «In alcune gabbie erano sistemati venti bambini, con bottigliette d'acqua sparse dappertutto e fogli di carta stagnola usati come coperte», si legge nelle testimonianze di chi ha visitato la struttura che ospita oltre 1.100 migranti. Il riferimento è alle coperte termiche in alluminio.
Un agente della polizia di frontiera accompagna i giornalisti nella struttura di McAllen in Texas (US Border Patrol) |
I dati ufficiali dicono che al 9 giugno erano 2.342 i bambini trattenuti da soli da quando, il 5 maggio, è entrata in vigore la norma voluta da Trump che persegue penalmente l'immigrazione illegale. Potrebbero diventare 30mila entro la fine di agosto.
Mentre gli adulti fermati al confine sono destinati ad affrontare un iter giudiziario, i bambini vengono trattenuti dalla polizia di frontiera. Entro 72 ore, in teoria, dovrebbero essere trasferiti in strutture di accoglienza supervisionate dal Dipartimento della Salute e dei Servizi umani, per essere identificati e affidati poi al parente più prossimo (o a un amico) che vive negli Stati Uniti.
Michelle Brane, direttrice della Women's Refugee Commission, ha riferito di avere incontrato una 16enne che per tre giorni si era presa cura di una bimba di pochi anni. «Ha dovuto insegnare ad altri bambini nella cella come cambiare il pannolino», ha raccontato Brane. «Era così traumatizzata che non riusciva a parlare, era sempre raggomitolata».
L'Onu: inammissibile
L'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Ràad Al Hussein, dal Consiglio per i diritti umani a Ginevra ha chiesto agli Stati Uniti di interrompere una pratica che giudica «inammissibile». «Il pensiero che qualsiasi Stato cerchi di scoraggiare i genitori infliggendo questi abusi ai bambini è inammissibile», ha dichiarato Al Hussein.
Melania Trump e lady Bush a fianco dei bambini
Di fronte alla separazione forzata dei bambini dai genitori, esprimono indignazione anche due First Lady repubblicane. La prima a farsi avanti è la stessa Melania Trump, che tramite la sua portavoce Stephanie Grisham ha detto alla Cnn: «La signora Trump odia vedere bambini separati dalle loro famiglie e spera che al Congresso repubblicani e democratici possano infine raggiungere un accordo per varare una riforma efficace dell'immigrazione». La First Lady in carica «pensa che il Paese debba rispettare la legge ma che debba anche essere governato con il cuore».
Parole ancora più forti sono state spese dall'ex First Lady di un altro presidente repubblicano, Laura Bush, che ha definito il comportamento americano «crudele e immorale». «Io vivo in uno Stato di confine. Apprezzo la necessità di far rispettare e proteggere i nostri confini internazionali, ma questa politica di tolleranza zero è crudele. È immorale. E mi spezza il cuore», ha scritto in un intervento sul Washington Post.
(fonte: AVVENIRE 19/06/2018)