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sabato 2 giugno 2018

ABITARE LE PAROLE / Stupore. Il dono di un mondo sempre diverso di mons. Nunzio Galantino

ABITARE LE PAROLE / 
Stupore. 
Il dono di un mondo sempre diverso
di mons. Nunzio Galantino,
segretario generale della 
Conferenza Episcopale Italiana



«Non bastano bei panorami. Bisogna anche saper guardare. Oltre la bellezza, è necessario lo stupore» (D. Pirri). 

Al sostantivo “Stuporem” (acc. di stupor - oris) e al verbo latino “stupere” (“star fermo, immobile”) rimanda la parola “Stupore”. La terminazione “orem” è propria dei sostantivi verbali che indicano uno stato d’animo. Nel nostro caso, lo “star fermo” (di “stupere”) non ha un significato fisico; si riferisce piuttosto al crearsi di una condizione interiore tale da bloccare e togliere quasi la capacità di parlare e di agire. 

Dal punto di vista medico lo stupore è una forma di plasticità mentale, è una reazione o, meglio, una preliminare non-reazione del nostro corpo di fronte a un’emozione improvvisa o a una situazione imprevista. Il nostro cervello registra l’evento improvviso e inatteso inizialmente per proteggersi e difendersi. Per questo attiva amigdala e sistema limbico, che entrano in gioco quando, appunto, ci si rende vulnerabili di fronte a un potenziale pericolo. L’amigdala e il sistema limbico, successivamente, trasformano l’emozione improvvisa in stimolo per conoscere, trasformando la paura in curiosità e il pericolo in scoperta. Si attivano quindi funzioni cognitive superiori capaci di stabilire nessi tra la cosa sorprendente e quanto già si conosce. Il risultato è lo stupore. Dopo essere “rimasti di sasso” o “a bocca aperta”, si apprende qualcosa, in fretta e per sempre. 
Tanto da far dire a E. Ionesco: 
«Quando lo stupore è al suo apice, in quel momento non dubito più di nulla». 

Lo stupore può trasformare, così, le quotidiane evidenze in conoscenza profonda; le consuetudini noiose in straordinarie certezze. Lo stupore consente agli occhi di godere di particolari apparentemente insignificanti, permette di riconoscere le differenze fra azioni apparentemente uguali. In altre parole, lo stupore protegge dalla noia e spinge all’azione consapevole. Attraverso e grazie all’esperienza interiore dello stupore, i nostri occhi, il nostro udito e il nostro cuore possono “ri-creare” ciò che ci circonda e le stesse nostre relazioni, rendendo tutto ogni giorno diverso e … sorprendente. Possono trasformare il trascorrere immutabile del tempo in istanti tutti diversi e carichi di emozioni. «Come? – scrive A. Zarri - Non hai visto la diversità e la ricchezza della vita? Le albe sempre diverse, i tramonti con rossi e viola che cambiano ogni sera, e le foglie che cadono, dorate o rosse o rugginose e i fili d’erba che i tuoi piedi calpestano incuranti ma che nascondono miti pratoline dalle ciglia rosate che, la sera, si chiudono quasi per dormire e riaprirsi all’indomani? Non hai mai visto il cielo, le nubi, la notte, le stelle? Cosa ci stai a fare nel mondo, se non hai occhi, se non hai mani per toccare la vita […]. 
Ciò che ci manca sono gli occhi, l’incantamento, lo stupore per un mondo sempre diverso, per una vita sempre nuova»