Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino
Vangelo: Lc 1,57-66.80
Cuore della pericope è la questione del nome da dare al figlio della promessa fatta dall'angelo a Zaccaria nel tempio. Nella tradizione ebraica, e in quella semitica in generale, il nome ha un valore importantissimo che indica la natura della persona, il suo destino, il suo valore:
"Nomina sunt Omina!", dicevano i latini. Ma il bambino non verrà chiamato, come da tradizione, con il nome di suo padre: Zaccaria ma Giovanni, così come lo aveva chiamato l'angelo del Signore. <<Non c'è più religione!>>, è il grido dei fautori della tradizione degli antichi, di coloro nei cui ambienti (soprattutto gli ambienti religiosi) vige l'imperativo: <<Si è sempre fatto così, perché cambiare?>>, dove ogni novità è vista con sospetto, come un attentato alle proprie certezze e sicurezze che spesso vengono scambiate con la fede. E' Dio stesso a scegliere il suo nome che significa: "Dio fa grazia, Dio si china", perché Dio ha ascoltato il grido del suo popolo, si è ricordato della sua promessa (Zaccaria significa: "Dio si ricorda!") e gli ha usato misericordia. Zaccaria, che è muto ma anche sordo (devono comunicare con lui a gesti) perché è stato sordo alla Parola del Signore, adesso può finalmente aprire la sua bocca e prorompere in un grido di lode e di benedizione al <<Dio di Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo>>.