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domenica 5 ottobre 2014

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 44/2013-2014 (A) di Santino Coppolino

'Un cuore che ascolta - lev shomea'
Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)

Traccia di riflessione sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino




Vangelo:
Mt 21,33-43



"WaYeqaw le-Mishpat, WeHinnèh Mishpàh; WaYeqaw Li-Tzedaqà, Wehinnèh Tzeaqà" .
"Egli attendeva diritto ed ecco spargimento di sangue, attendeva giustizia ed ecco grida di oppressi".
Il gioco di parole usato da Isaia nella lingua ebraica è impressionante, egli sa bene quant'è duro e quanto costa accogliere la Parola del Signore, la medesima difficoltà che fa' dire al salmista:
"Una Parola ha detto Dio, due io ne ho udite"(Sal 62,12). 
Il Signore della vigna "si aspettava Diritto(Mishpat) ed ecco spargimento di sangue(Mishpa), attendeva Giustizia(Tzedaqà) ed ecco grida di oppressi(Tzeaqà)". Siamo uditori della Parola ma in verità non la ascoltiamo, la leggiamo ma non la comprendiamo se non per quello che ci conviene. La parabola che Gesù narra è rivolta ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo (ovviamente anche a noi) ed ha inizio proprio con la citazione del celebre 'Cantico di Isaia sulla vigna' (Is 5,1-7), che la illumina offrendone una chiave di lettura: "La vigna del Signore degli eserciti è la casa di Israele, gli abitanti di Giuda la sua piantagione preferita" (Is 5,7). 
Contrariamente però a quanto accade nel cantico, Gesù non attribuisce colpa alcuna alla vigna, cioè al popolo, ma agli agricoltori malvagi, a coloro che avrebbero dovuto lavorarla perché producesse i frutti, che a suo tempo avrebbero dovuto consegnare al legittimo proprietario. 
Le parole di Gesù sferzano e inchiodano i capi religiosi alle loro responsabilità: sono loro che hanno il compito di prendersi cura di Israele facendolo crescere nel diritto, nella giustizia e nella conoscenza di Dio. Senza soluzione di continuità con il Vangelo di Domenica scorsa, il nostro brano rappresenta una allegoria della storia di Israele, del mistero del Regno di un Dio che, per amore del suo popolo, è 'impazzito'. 
E' l'intreccio tra la fedeltà di un Padre e l'infedeltà dei suoi figli, la prova di forza tra la violenza omicida degli uomini e la forza della tenerezza del Signore per ogni creatura, il trionfo della Sua misericordia sulle nostre miserie. Gesù è quel Figlio inviato, condotto e ucciso "fuori dalla vigna" quasi fosse un corpo estraneo, "tolto di mezzo con oppressione e ingiusta sentenza" (Is 53,8), Egli è la pietra angolare scartata dai costruttori ma sopra la quale siamo chiamati ad edificare la nostra esistenza, lui è quell'eredità tanto desiderata e cercata che il Padre ci dona gratuitamente.
Uniti, cementati dall'Amore gli uni per gli altri, diventiamo veri figli nel Figlio, vero albero che fa' frutti e Tempio Santo dello Spirito.