JESUS, novembre 2013
Caro Diogneto - 59
Rubrica di ENZO BIANCHI
La cenere e il fuoco
Fuoco e cenere non sono due elementi estranei: uno è strettamente legato all’altro. Il fuoco, bruciando, produce la cenere e la cenere testimonia che c’è stato il fuoco. Anzi, la cenere è capace di conservare a lungo la brace, in modo che il fuoco possa di nuovo accendersi, ardere, essere ravvivato. Proprio perché ho vissuto a lungo con un camino in cella, proprio perché, mancando di luce elettrica per tredici anni, soprattutto alla sera stavo presso il camino a meditare e a pregare, ho coniato questa immagine della chiesa quale cenere e del Vangelo quale fuoco-brace. D’altronde, Gesù stesso ha parlato del Vangelo quale fuoco che egli è venuto a portare sulla terra, fuoco che desiderava tanto veder ardere (cf. Lc 12,49).
La chiesa, costituita da noi uomini e donne, la chiesa evidente nei papi, nei vescovi e nei fedeli, religiosi o laici, la chiesa che i non cristiani vedono è una realtà sovente misera, inadempiente rispetto alla sua vocazione, ma è una necessità per il Vangelo...
Ma tutto questo la chiesa lo fa più o meno bene, e a volte contraddicendo proprio il Vangelo che custodisce, trasmette e insegna. Soprattutto il potere, la ricchezza di cui la chiesa si ammanta, fanno sì che il fuoco del Vangelo nella comunità cristiana produca cenere più che fiamma… Perché il fuoco può essere fiamma che risplende, illumina, sfavilla, fiamma ardente, oppure può diventare un consumarsi fumoso del legno. C’è infatti la possibilità che la legna non bruci bene, che si consumi a poco a poco senza fare fuoco, e allora la cenere si accumula e seppellisce la brace.
Sì, è proprio così: la chiesa può seppellire, nascondere il Vangelo. Il Vangelo resta in essa, non viene meno ma si occulta, e la cenere aumenta, cresce, finché diventa difficile non solo scorgere un bagliore di fuoco, ma addirittura percepire il tepore della brace sepolta. Ma la brace nascosta rimane...
Sì, il Vangelo nella chiesa resta sempre, non viene meno. E anche quando la cenere fosse una montagna, sotto di essa il fuoco non finisce; attende piuttosto qualcuno che lo cerchi, lo disseppellisca e gli permetta di ardere. Nella mia vita ho visto la cenere, poi un’ora in cui risplendeva il fuoco come in una novella Pentecoste, con Giovanni XXIII e il concilio, poi di nuovo cenere, tanta cenere, fino a far dubitare qualcuno della permanenza del fuoco. E ora nuovamente un po’ di cenere è rimossa… Rimuovere la cenere è compito di ogni cristiano, se cerca il fuoco, se cerca il Vangelo. Ma oggi c’è qualcuno come papa Francesco che chiama, che invita i cristiani a farlo e lo fa lui stesso con autorevolezza: dobbiamo dunque esultare!
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