esperienze ecclesiali di frontiera,
gruppi di base,
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preti e laici “non allineati”
preti e laici “non allineati”
- Altreconomia edizioni, Milano, 2013 -
di Luca Kocci – Valerio Gigante
"Vista dall’esterno, la Chiesa cattolica appare come una struttura unitaria e un blocco monolitico. Ma attenzione. Se per Chiesa intendiamo la gerarchia e l’istituzione ecclesiastica, l’affermazione regge. Se invece consideriamo la Chiesa nella sua accezione più autentica, ossia come «popolo di Dio», allora le cose stanno diversamente.
A partire dal pontificato di papa Wojtyla, la presenza della gerarchia cattolica sui media e nella società è diventata infatti molto più pervasiva ed invadente, e l’influenza della Conferenza episcopale italiana e del Vaticano nel determinare gli indirizzi del Paese – soprattutto dopo la fine della Democrazia cristiana, quando in particolare la Cei guidata dal cardinal Camillo Ruini ha deciso di intervenire direttamente nel campo politico, ritirando la delega e facendo a meno della mediazione dei laici – è cresciuta a dismisura. Parallelamente la Chiesa diffusa, le comunità sparse sul territorio, le tante associazioni e i gruppi ecclesiali che dal basso vivono concretamente le contraddizioni del tempo presente, continuamente in ascolto e sintonia con i tempi che mutano, operando nel concreto a fianco dei migranti, degli emarginati, dei malati, dei senza voce, sono di fatto scomparsi dalla scena pubblica. In maniera inversamente proporzionale alla visibilità e all’interventismo dei vertici ecclesiastici, si sono infatti ristretti gli spazi dentro e fuori la Chiesa per quelle realtà del cattolicesimo di base che talvolta criticano o che comunque vivono con disagio alcune posizioni del magistero e i pronunciamenti dei pontefici, del Vaticano e della Cei. Sono voci spesso fuori dal coro che non hanno pressoché nessuna cittadinanza sui mezzi di informazione istituzionali della Chiesa. Ma che esistono. E si moltiplicano. La distanza dal magistero su questioni come la contraccezione e le convivenze; l’insofferenza verso alcuni privilegi economici di cui godono gli enti ecclesiastici; il caso di Eluana Englaro, come quello di Piergiorgio Welby; il crescente disagio per i comportamenti personali e pubblici dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi a lungo sostenuto dalle gerarchie ecclesiastiche parlano chiaro: i cattolici non hanno capito, o non hanno condiviso, le scelte dei loro vertici. Ma di questo dissenso, sui media ufficiali non compare quasi nessun cenno. ...
Sembra la realizzazione della “profezia” che don Lorenzo Milani scrisse in Esperienze pastorali, un volume pubblicato dalla Libreria editrice fiorentina nel lontano 1957 e ritirato dal commercio perché giudicato «inopportuno» dal Sant’Uffizio: «Per un prete quale tragedia più grossa di questa potrà mai venire? Essere liberi, avere in mano i sacramenti, Camera, Senato, stampa, radio, campanili, pulpiti e scuole e con tutte questa dovizia di mezzi divini e umani raccogliere il bel frutto di essere derisi dai poveri, odiati dai più deboli, amati dai più forti. Avere la chiesa vuota. Vedersela vuotare ogni giorno di più. Sapere che presto sarà finita la fede dei poveri. Vien persino da domandarsi se la persecuzione potrà essere peggio di questo».
In questi tempi, durante i quali l’istituzione ecclesiastica ha privilegiato l’asse con i gruppi e i settori ecclesiali più conservatori e ha brandito i cosiddetti «principi non negoziabili» come una clava per tenere sotto tutela i “cattolici adulti” – come del resto ha riconosciuto lo stesso papa Bergoglio nella lunga intervista a Civiltà cattolica del 19 settembre 2013 («Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi») – l’insofferenza nella base ecclesiale è cresciuta e continua a crescere. Rilanciando, a 50 anni dal suo svolgimento, il Concilio Vaticano II con le sue dirompenti affermazioni sulla «Chiesa povera e dei poveri», sull’ecumenismo, sul ruolo dei laici e delle donne, sul rapporto con il mondo laico, sulla sinodalità e la collegialità nella Chiesa, sulla verità che non si dà una volta per tutte ma che si cerca faticosamente di raggiungere (e comunque sempre in maniera provvisoria). Il Concilio allora, nonostante tutte le «ermeneutiche della continuità» tese a depotenziare le sue istanze, resta l’elemento di maggiore contraddizione rispetto al mantenimento dello stato di cose presenti, proprio perché esso costituisce la prova che è possibile una Chiesa intesa come «popolo di Dio in cammino», in ascolto dei «segni dei tempi». Alla luce di questo, un numero sempre più consistente di credenti chiede una Chiesa meno lobby politica e più impegnata nella difesa dei diritti, degli ultimi, della giustizia sociale, nella promozione di una società più partecipata e solidale, di una Chiesa in cui i teologi, laici, le donne, possano tornare a discutere liberamente e, perché no, anche deliberare, riappropriandosi della autonomia e della responsabilità che proprio il Concilio attribuisce loro nella sfera temporale.
Questo libro racconta - in un momento di cambiamento epocale - l’altra Chiesa, un vero e proprio “popolo di Dio in cammino”, plurale e non allineato. Gruppi ed esperienze di base inseriti nel tessuto ecclesiale ma critici verso le posizioni del Vaticano e della Cei. Movimenti che hanno ereditato dal Concilio Vaticano II un punto di vista ribelle sulle questioni - per le gerarchie - “non negoziabili”, come la famiglia, il fine vita, l’orientamento sessuale, il ruolo delle donne e che chiedono alla Chiesa un profondo rinnovamento. Un compendio inedito di realtà “carsiche” - dalle Comunità di base agli omossessuali credenti, dai preti operai alle tante associazioni impegnate per la pace e la giustizia sociale - che scorrono nelle profondità della Chiesa cattolica.
Scrive nell’intensa prefazione don Paolo Farinella, “prete dal cuore laico”: «È tempo che “l’altra Chiesa” (...) torni a sperare perché l’alba è cominciata e ‘il Regno di Dio è dentro
di voi’ (Lc 10,9)». Per una Chiesa di tutti e dei poveri.
La recensione di Giancarla Codrignani
La scrittrice e giornalista italiana, già presidente della Lega Obiettori di Coscienza, cattolica ed esponente di spicco del movimento nonviolento, ha letto il volume di Luca Kocci e Valerio Gigante
"È un libro che raccomando davvero: nemmeno io mi rendevo conto di quanta presenza costruttiva abbia circolato e circoli nell'ancora suprema indifferenza di tanta parte della nostra Chiesa".
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