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venerdì 29 novembre 2013

ESORTAZIONE APOSTOLICA EVANGELII GAUDIUM - Riflessioni e commenti 2


ESORTAZIONE APOSTOLICA

EVANGELII GAUDIUM


Un grammatico rigoroso potrebbe argomentare che il titolo della prima esortazione apostolica di papa Francesco, Evangelii Gaudium, destinata ai vescovi ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate e ai fedeli laici, contenga una ripetizione o, in termini più precisi, un pleonasmo. Infatti, la parola di origine greca «vangelo» significa: «bella notizia», quindi un messaggio che già in sé ha un riferimento alla felicità, al gaudio, per quanto riferisce.
Tuttavia, è esperienza frequente che questo termine non evochi né in chi lo ascolta né in chi lo dice, l’esperienza della gioia. Quando poi, ad esso si aggrega l’attività di evangelizzare, ovvero la parola «missione», in molti si scatena un incontenibile fastidio: perché esso evoca la sciagurata storia di violenze e abusi che, in nome del Vangelo, sono stati per tanti secoli perpetrati.
Era allora necessario, anzi indispensabile, che il Papa stesso intervenisse spiegando cosa davvero è l’evento dell’incarnazione, passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo, ovvero, la bella notizia che il Vangelo racconta. Indispensabile, innanzitutto, per i cristiani: perché il loro presente e futuro dipende proprio da quanto la loro vita sarà autenticamente portatrice di gioia nella vita di tutte le persone che incontreranno.
Inoltre, il Pontefice non poteva limitarsi a qualche breve nota. Non perché Francesco non abbia capacità di sintesi comunicativa, ma perché è su molti aspetti della loro stessa fede che i cristiani vanno catechizzati.
«Catechesi» è un’altra parola da tempo fraintesa...

Accidenti! Quest'uomo mantiene quel che promette! Dice quello che pensa e pensa quel che dice. 
Già la lingua è rivoluzionaria, perché è chiara, semplice e comprensibile da tutti. Non si può dire lo stesso di tutti i documenti che sono stati scritti in Vaticano negli ultimi decenni... Il primo documento ufficiale di cui il papa ora porta interamente la responsabilità, può essere considerato a buon diritto come la sua “dichiarazione di governo”. Qui è Bergoglio in persona a parlare! Questa volta non è soltanto una piccola omelia mattutina a Sant'Anna, è il papa che parla in maniera convincente alla coscienza di un miliardo di cristiani, anzi a tutti gli uomini di buona volontà. Le sue parole esprimono una pretesa esagerata per ogni singolo cristiano! Per preti e religiosi, per vescovi e anche per cardinali...
Comoda e semplice la sequela di Cristo non lo è stata mai. Ma quell'uomo che arriva dall'altro capo del mondo non ci mette solo in cammino, ce ne dà anche il coraggio. Se lui, in età avanzata, in una Chiesa vecchia di più di 2000 anni, coraggiosamente si mette a percorrere nuove strade, perché noi non dovremmo almeno tentare? Pronti, in piedi, e via! Sappiamo che non c'è nulla di buono se non viene fatto. Il vecchio in Vaticano dice ciò che pensa e fa, e ciò che dice fa proprio bene alla sua Chiesa in questa stagione. Un rivoluzionario radicale al soglio petrino – che Dio sia ringraziato!
Leggi tutto: Un rivoluzionario radicale (pdf)

La road map di Bergoglio è racchiusa in 214 pagine, un manifesto programmatico di sette punti. E' la rivoluzione gentile della Chiesa, anche se per certi versi più che di rivoluzione gentile si tratta di un vero e proprio terremoto che sta per abbattersi su un certo modo di pensare. Papa Francesco vuole scardinare quel «tanto si è sempre fatto così», comodo criterio pastorale in bilico tra il clericalismo e l'immobilismo, destinato a finire in soffitta. Perchè bisogna dare una scossa esistenziale ai cattolici, a cominciare dai vertici ecclesiali. Innanzitutto con l'esempio personale e il papato di certo non può stare alla finestra: «Dal momento che sono chiamato a vivere quanto chiedo agli altri, devo anche pensare a una conversione del papato» scrive Bergoglio nell'esortazione apostolica, Evangelii Gaudium, scritta quest'estate di ritorno dal Brasile...

Vedi anche il nostro precedente post: