La rete è un ambiente in cui viviamo ormai parecchio tempo delle nostre giornate. E - anche senza accorgercene - dentro vi portiamo tanti nostri atteggiamenti. In maniera simpatica Pierre Durieux - direttore del Servizio della comunicazione della diocesi di Lione - aiuta in questo articolo a guardarsi un po' allo specchio, rileggendo in questa chiave il tema dei sette vizi capitali. L'articolo è stato pubblicato qualche giorno fa nel blog che Durieux tiene sul sito del settimanale cattolico francese La Vie e lo proponiamo qui in una nostra traduzione (clicca qui per leggere l'originale in francese).
Qualche tempo fa era chic parlare dei social network solamente in termini di rischi e minacce. Bastava uno scandalo mediatico a dare credito a una tesi abbastanza inconsistente che mascherava in maniera molto maldestra l'ignoranza riguardo a questi mezzi e la mancanza di voglia di "metterci la testa".
Più recentemente, quasi come un controbilanciamento - movimento per di più benedetto da papa Benedetto XVI - è diventato chiaro che Facebook e Twitter sono mezzi "in-di-spen-sa-bi-li" per la nuova evangelizzazione e cruciali per essere all'ascolto delle "gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi" del nostro paese e del mondo.
In effetti, tra queste due prospettive - una troppo fosca e l'altra troppo ottimista - e dato che queste reti ci sono diventate sempre più familiari, occorre dire grazie per tutto il bene che ci hanno fatto, a cominciare dal fatto che hanno avvicinato un po' di più le persone tra loro, senza nascondersi le tentazioni che comportano e i sette peccatori capitali che vi imperversano...
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