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sabato 8 giugno 2013

Rapporto sui diritti globali 2013: l'austerity non risolve la crisi e colpisce i più deboli.



Rapporto sui diritti globali 2013:

 l'austerity non risolve la crisi
 e colpisce i più deboli.


«L’austerità è una condanna a morte per i più poveri» (Joseph Stiglitz)


Il Rapporto sui diritti globali compie undici anni. Undici anni di passi indietro, di arretramento dei diritti, di riduzione della ricchezza, di indebolimento della democrazia, di demolizione del sistema di welfare. L’austerità sta aggravando decisamente la crisi e sono ormai in molti a chiedere a gran voce che si intraprenda la strada della ripresa, degli investimenti e della spesa sociale. Ma cosa si nasconde dietro l’apparente asetticità e inevitabilità delle misure che la Troika impone all’Europa?

Macro-capitoli tematici documentano la situazione e delineano possibili prospettive future. L’analisi e la ricerca sono corredate da cronologie dei fatti, da schede tematiche, da quadri statistici, da un glossario, da una bibliografia e sitografia, dalle sintesi dei capitoli e dall’indice dei nomi e delle organizzazioni citate. Uno strumento fondamentale d’informazione e formazione per quanti operano nella scuola, nei media e nell’informazione, nella politica, nelle amministrazioni pubbliche, nel mondo del lavoro, nelle professioni sociali, nelle associazioni.

ALCUNI DATI
Sono oltre 3,3 milioni (3.315.580) i precari italiani, che guadagnano in media 836 euro netti al mese (927 euro per gli uomini e 759 euro per le donne). Di questi solo il 15% è laureato, la pubblica amministrazione è il loro principale datore di lavoro e nella maggioranza dei casi lavorano nel Mezzogiorno (35,18% del totale).
Lo ha affermato il 'Rapporto sui diritti globali 2013', presentato il 4 giugno a Roma.
In Italia sono aumentate le persone a rischio povertà ed è cresciuta la deprivazione materiale (+4,3% dal 2010 al 2011).
WELFARE «VITTIMA SACRIFICALE». Nei primi nove mesi del 2012 le famiglie indebitate sono passate dal 2,3% al 6,5% e il Paese ha speso poco più dell'1% del Pil per i nuclei con minori (2,2% dato Ocse). E non è tutto: nel triennio 2010-2012 il welfare è stato la «vera vittima sacrificale dell'economia italiana».
A partire dal 2012 a pagare i tagli in modo incisivo, ha rilevato lo studio, sono stati i trasferimenti agli enti locali e dunque il welfare (-2,2 miliardi nel 2013).
COOPERAZIONE SOCIALE SETTORE TRAINO. Nel 2010-2011 i bambini di età 0-2 anni che hanno la possibilità di frequentare un servizio pubblico per l'infanzia non superano l'11,8% (solo +3% sul 2004). La cooperazione (sociale e non) tra il 2007 e il 2011 ha visto crescere l'occupazione dell'8% (mentre il mercato del lavoro perdeva l’1,2% e le imprese profit il 2,3%): un settore trainante, con +17,3% di lavoratori, ma è rimasta «inchiodata a gare al ribasso e pagamenti pubblici in grave ritardo: alla fine del 2012 il credito dagli enti pubblici si aggira sui 6 miliardi di euro».
IMPOVERIMENTO CRESCE A RITMO SOSTENUTO. E in tutto questo, ha insistito il Rapporto, l'impoverimento degli italiani è cresciuto a ritmi sostenuti: il 60,6% ha affermato di essere costretto a metter mano ai propri risparmi per arrivare a fine mese, il 62,8% ha avuto grandi difficoltà ad arrivarci e quasi l'80% non è riuscito ad accantonare un euro.
È aumentato inoltre il denaro che gli italiani devono sborsare di tasca propria per le spese sanitarie: nel 2011 ha raggiunto i 2,8 miliardi, l’1,76% del Pil e il 17,8% di tutta la spesa. «Il peso della crisi non è 'democratico': il quinto più povero degli italiani ha l'8% del reddito totale, mentre il quinto più ricco ne detiene il 37,4%, in area euro siamo tra i più diseguali: peggio di noi solo Grecia, Spagna e Portogallo», è scritto ancora nel report. Per questo è necessaria «un'altra economia, con tre pilastri: sostenibilità sociale e ambientale, diritti di cittadinanza, del lavoro, del welfare, e la conoscenza come base di un sistema di istruzione e di formazione che porti innovazione e qualità». Occorre inoltre uno «sviluppo basato sulla riduzione delle diseguaglianze» e «il rilancio del reddito di cittadinanza».

Intervista a don Luigi Ciotti
"....Il problema è che in questi anni "crescita" è stata una parola sequestrata dalla dimensione etico-culturale per diventare ostaggio del lessico economico. Ci si è occupati di crescere solo in quel senso, come Pil, senza renderci conto che una ricchezza non distribuita, non adeguatamente destinata ai beni comuni ci avrebbe reso tutti più poveri e più fragili. Ecco allora che una nuova politica sulle droghe, così come misure più coraggiose ed efficaci per le nuove dipendenze che si vanno affermando - a partire dal gioco d'azzardo - devono inserirsi in un più ampio disegno di rinnovamento della politica come servizio alla persona. Altrimenti la pur necessaria riforma di certe leggi dissennate rischia di essere insufficiente..." (don Luigi Ciotti)
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Giustizia sociale e diritti, le parole di don Luigi Ciotti

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE

4 giugno ore 11.30 CGIL nazionale, Sala Simone Weil, Corso d’Italia 25

Con un intervento di Moni Ovadia
Partecipano Danilo Barbi (segretario nazionale Cgil), Paolo Beni (presidente nazionale Arci, deputato), Marco De Ponte (segretario Generale ActionAid Italia), Maurizio Gubbiotti (coordinatore nazionale Legambiente), Grazia Naletto (portavoce Sbilanciamoci!), Mauro Palma (presidente onorario Antigone), Ciro Pesacane (portavoce nazionale Forum Ambientalista), Sergio Segio (curatore del Rapporto, direttore di Associazione Società Informazione), Don Armando Zappolini (presidente nazionale Cnca)

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