A Santa Marta Bergoglio dice cose che sembrano non provenire da un papa. Avendo affianco l’ordinario castrense afferma che la guerra è il suicidio dell’umanità, con pari schiettezza afferma che una chiesa ricca è vecchia e che San Pietro non aveva conti in banca, inoltre parla di corruzione e di lobby. Discorso analogo vale per l’udienza privata in cui ha ricevuto i vertici della Clar (Confederazione latinoamericana dei religiosi), Francesco avrebbe detto loro: «Anche se vi arriverà una lettera della Congregazione per la dottrina della fede, affermando che avete detto questo o quello, non preoccupatevi. Spiegate quello che dovete spiegare, però andate avanti. Aprite porte, facendo qualcosa là dove la vita vi chiama. Preferisco una Chiesa che si sbaglia per fare qualcosa, che una che si ammala per rimanere rinchiusa».
Con il passare delle settimane lo stile comunicativo orale e libero di papa Bergoglio non muta; tuttavia il contesto in cui cade cambia inesorabilmente...
La gratitudine nei confronti di papa Francesco e dello stile da lui assunto trova riscontro in un’enorme popolarità nel cui seno fremono sentimenti e speranze profonde e che sarebbe errato etichettare solo come espressione di una moda. Si tratta di un patrimonio da guidare, da indirizzare e da difendere (anche da impropri usi mass-mediatici). Per farlo occorre che papa Francesco apra presto il capitolo delle decisioni impegnative.
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Un salotto (un paio di poltrone e un divano) con una scrivania, alle spalle un austero crocifisso, una libreria a vetri, un tappeto a disegni persiani. Molto (troppo?) uso di neon. Quindi camera da letto, un frigorifero, un disimpegno e un bagno. Un parquet industriale lucidato a specchio, soprattutto quel letto di legno scuro rendono gli ambienti molto freddi. Ma l'inquilino non si lamenta. L'uomo è austero, la sveglia di solito suona alle 4.45, un quarto d'ora dopo è già in preghiera e ci resterà per un'ora, meditando sulle scritture della Messa quotidiana.
La mappa dei centri dei Grandi Poteri del mondo da qualche settimana è cambiata. Il nuovo Pontefice della chiesa cattolica guida i suoi fedeli (un miliardo e 214 milioni, secondo l'ultimo Annuario Pontificio) dall'appartamento 201 al secondo piano di Casa Santa Marta. Bergoglio usa un altro nome. La chiama «Convitto»: 106 suite, 22 stanze singole e un appartamento.
Si trova benissimo, ormai è impensabile che torni ad abitare nell'immenso Appartamento papale del Palazzo apostolico. Lo ha spiegato durante l'udienza alle scuole italiane dei gesuiti: «Io ho necessità di vivere fra la gente, e se io vivessi solo, forse un po' isolato, non mi farebbe bene»...
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