Il 3 giugno 1963 si spegneva Angelo Giuseppe Roncalli. A cinquat'anni dalla morte resta intatta la devozione per il pontefice di Sotto il Monte.
Giovanni XXIII durante la vita – e specialmente subito dopo la sua morte, avvenuta il 3 giugno 1963 – è stato chiamato il Papa buono. Come scrive Greg Tobin, «il volto grassoccio di contadino, gli occhi scuri, la mascella larga, il naso aquilino e le orecchie con i lobi grandi erano noti in tutto il mondo». Il suo sorriso benedicente trovava posto in tante case degli italiani, che vivevano gli anni del "miracolo economico" vedendo in lui, come nel volto giovanile di John F. Kennedy e nella testa rotonda di Nikita Kruscev, i simboli della coesistenza pacifica Est-Ovest e la speranza di un futuro migliore. «Per i suoi insegnamenti sulla pace e il suo sforzo di aprire la sua antica Chiesa al mondo moderno – di lasciare entrare aria e luce e far risplendere il messaggio profondo del Vangelo – era una figura unica, circondata da un alone di umiltà, umorismo e santità» aggiunge Tobin, che definisce Giovanni XXIII «un rivoluzionario dolce».
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... L'orologio segna le ore sull'aria dell'Ave Maria di Lourdes, eredità di Pio XII. La luce della vostra camera si accende alle quattro del mattino, talvolta alle tre. Avete detto al cardinal Antonio Bacci: «Io mi alzo sempre alle quattro del mattino, è il mio orario di sveglia». «È molto presto», intervenne quello timidamente. «Vostra Santità ha anche bisogno di dormire ». E voi gli avete risposto: «Sì, sì, dormire. Ma bisogna anche che lavori... E poi, come si prega bene all'alba, quando tutto ancora tace» (Bacci, p. 93). A ottant'anni non avete bisogno di molto sonno. Ma non rifiutate una piccola siesta pomeridiana, sempre su una poltrona, mai a letto. Conservate il vostro diario e le vostre note personali in quel cassetto là in alto, dove sono raccolte accuratamente. Avete iniziato a tenere un diario nel 1895 per annotarvi le grazie di cui siete stato oggetto e per verificare la realizzazione dei vostri proponimenti... (uno stralcio dall'introduzione del libro curato, da Marco Roncalli, di Peter Hebblethwaite, "Giovanni XXIII. Il Papa del Concilio")
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Un Papa di carne. Questa definizione che don Primo Mazzolari coniò per Giovanni XXIII, l’arcivescovo Loris Francesco Capovilla l’applica anche a Papa Francesco. Nel corso dell’intervista a «L’Osservatore Romano» in occasione dei cinquanta anni di ricorrenza della morte del beato Giovanni XXIII e dell’inizio del concilio Vaticano II, l’antico segretario di Roncalli rileva un singolare collegamento nello stile pastorale dei due Pontefici. Entrambi, a suo dire, hanno suscitato un forte consenso popolare perché manifestazione concreta e immediata dell’umanità e della bontà di Dio.
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Nel cinquantesimo anniversario della morte di Giovanni XXIII, lunedì 3 giugno il vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, guiderà un pellegrinaggio di tremila fedeli a Roma. Dopo le tappe a Loreto e ad Assisi, sulle orme del Pontefice del concilio Vaticano II, il pellegrinaggio sosterà nella basilica di San Pietro, dove alle 17 il presule celebrerà la messa all'altare della Confessione. Al termine del rito, rende noto l'Osservatore Romano, giungerà in basilica papa Francesco per venerare le spoglie mortali del beato, rivolgere la sua parola ai fedeli e impartire la benedizione apostolica. Sono attesi anche i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i fedeli bergamaschi che vivono in Roma, e quanti, devoti e amici di papa Roncalli, vorranno condividere l'omaggio che papa Francesco gli renderà e la preghiera affinché interceda presso il Signore per ottenere pace e concordia per la Chiesa e l'intera famiglia umana. (fonte ASCA)