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martedì 15 luglio 2025

#Parole miracolose di Gianfranco Ravasi

#Parole miracolose 
di Gianfranco Ravasi


State attenti alle parole, anche a quelle miracolose… Possono essere buone come le dita, possono essere affidabili come le rocce su cui ci sediamo. Possono essere margherite, ma anche ferite.

Il titolo è potente: Parole, la zavorra dell’eterno. E la parola è appunto il tema che sostiene i versi che abbiamo citato di una poetessa del Massachusetts, ove era nata nel 1928 e ove morirà suicida nel 1974. Stiamo parlando di Anne Sexton, amica di un’altra intensa poetessa Sylvia Plath, sua conterranea morta anch’essa suicida a Londra nel 1963, poco più che trentenne. Alla base dell’esistenza di entrambe c’era stata una solitudine interiore ossessiva: è in questa luce che si comprende il messaggio della poesia che abbiamo proposto. Per aprire la prigione dell’isolamento, sono necessarie le parole, che sono la sostanza di ogni comunicazione e comunione vera. Anne intesse una sorta di cantico in onore di questo dono umano e divino. Non per nulla il prologo del Vangelo di Giovanni si apre col celebre asserto: «In principio era il Logos, cioè la Parola» divina che diventa parole umane.

Tutti nella vita abbiamo provato il miracolo che sanno creare le parole d’amore, di tenerezza, di bontà, capaci di tirarci su dall’abisso tenebroso della desolazione. Esse sono come le dita della mano della persona amata quando ti accarezzano il viso, si soffermano sul contorno, si accostano alle labbra. Le parole autentiche possono essere come la roccia solida su cui trovi stabilità, quando esse sanno sciogliere dubbi e consigliare. Sono simili ai fiori che colorano i prati delle nostre giornate. Ma Anne Sexton finisce i suoi versi con una sferzata: le parole possono anche infliggere ferite inguaribili. L’offesa, affidata a un insulto carico d’odio, dura un istante; eppure, proprio allora comincia a vivere e a seminare dolore e male per l’intera vita.

(Fonte: “Il Sole 24 Ore - Domenica” - 13 luglio 2025)