Estate
Diana Papa
Vacanze: tempo di relazioni, cura e prossimità
Le vacanze possono essere l’occasione per una vera rigenerazione interiore, non solo riposo. Una riflessione sull’uso del tempo, la qualità delle relazioni, l’importanza della Parola di Dio, la responsabilità evangelica nel custodire comunione, cura e prossimità in un mondo frammentato

(Foto: diocesi di Lucca)
La maggior parte delle persone associa l’estate al periodo delle vacanze, al termine degli obblighi lavorativi, al tuffo nel mare della libertà senza confini. Molti fantasticano sulla strutturazione del tempo da trascorre immaginando le trame delle giornate, che non sempre si realizzano, cercando solo il benessere a tutti i costi per soddisfare i propri bisogni, sfruttando tutte le occasioni che si possono presentare o rimanendo in attesa di qualcosa che forse non accadrà.
Possiamo cambiare prospettiva durante le vacanze, pur salvaguardando il riposo, il tempo libero, il divertimento, ecc., per verificare la nostra vita, oppure vogliamo trascorrere il periodo come sempre e quindi in compagnia solo del tablet o dello smartphone, tuffandoci nel mondo virtuale?
Quando non si sente il bisogno di stare con gli altri, si apre la strada che porta all’isolamento. Finché c’è un giro virtuale, dove si possono contare i like, si pensa di essere protagonisti, di essere al centro, di essere i migliori della storia. Quando pian piano il numero dei contatti diminuisce, si rischia di andare in depressione o si cerca nell’ambito virtuale qualcosa di sensazionale, anche a scapito degli altri, per richiamare l’attenzione su di sé.
Quanto tempo a volte trascorriamo per leggere le notizie sul video, senza preoccuparci di individuare la fonte ed avvalorare la credibilità dei fatti. È ormai diffusa la cultura della superficie: è veritiero solo ciò che si vede, si grida, si difende, si attacca. Manca la capacità critica, una seria valutazione delle situazioni, eventi, ecc. attraverso la ricerca e la conoscenza dei processi. Emerge nell’individuo il giudizio non come confronto tra idee, ma come contrapposizione al pensiero degli altri, soprattutto per far valere le proprie ragioni e dimostrare di essere il migliore.
Si usa spesso la parola non per donarla, ma per evidenziare il negativo dell’interlocutore.
Non si è più capaci di cogliere il positivo dell’altro: si evidenzia sempre e comunque ciò che non va e non si è disposti al confronto! Quanto tempo sottratto al cammino di crescita che richiede l’ascolto reciproco, dove ognuno attesta all’altro: sei importante per me! Come si può pensare di essere dono a chiunque si incontra, se il punto di partenza è dimostrare anche con l’aggressività, frutto di pensieri ostili o difesivi, che io ho ragione e che l’altro sbaglia?
Le vacanze possono essere un tempo opportuno per scoprire che, immergendosi nella parte più profonda della nostra esistenza, quella spirituale ed esistenziale, si impara ad essere umani.
Fermarsi, scoprire dentro di sé la soglia abitata dal Mistero, che ha il volto del Padre di Gesù Cristo, permette di trovare alternative relazionali propositive, che comprendono il rispetto dell’altro, la consapevolezza dello spazio sacro che separa e unisce, la possibilità di creare sempre nuovi ponti, senza denigrare il prossimo, cogliendo anzi tutti gli aspetti positivi dell’altro.
In questo tempo si esterna il pensiero individuale, non più quello evangelico:
spesso il grande assente dai discorsi è Gesù Cristo. Anche noi cristiani, a volte, non dimostriamo di essere unificati: quando comunichiamo, esprimiamo il nostro punto di vista non dettato dal Vangelo, tradendo così uno stile di vita che custodisce sempre la comunione.
Molte volte pensiamo di incarnare il Vangelo perché nelle grandi occasioni usiamo parole altisonanti o dettiamo programmi che ci superano, mentre nel quotidiano non testimoniamo, attraverso la cura delle relazioni, l’attenzione reale, concreta, riservata a chi ci sta accanto e a chi incontriamo, ai poveri non solo a livello materiale, ma esistenziale e spirituale.
È urgente riprendere in mano la Parola di Dio, per riscoprire quanto il Padre ci ama, come Gesù, nostro compagno nel cammino,
ci aiuta ad assimilare il suo pensiero, ad attivare i suoi sentimenti, ad agire come lui, per essere sempre persone in relazione capaci di collaborare con tutti, anche con i non cristiani, testimoniando la prossimità gratuita e libera dal potere.
Chi segue Gesù Cristo è chiamato a vivere sempre nel qui e ora il Vangelo.
In questo tempo il Signore ci chiede di portare ovunque la giustizia, la pace e la gioia, di custodire l’edificazione vicendevole (Rm14, 17.19), di testimoniare l’amore di Dio attraverso opere buone, superando l’individualismo e liberando la bellezza dell’umanità abitata dallo Spirito.
Vogliamo dedicare questo tempo di vacanze anche alla riflessione, per ritrovare la bellezza della relazione e della cura con se stessi con Dio e con gli altri?
(fonte: Sir 26/07/2025)