Enzo Bianchi
Il cammino del Sinodo
La Repubblica - 30 Ottobre 2023
Ieri si è conclusa una tappa del sinodo che è certamente l’atto più importante, dopo il concilio Vaticano II, perché si propone di modificare la forma della chiesa cattolica. Il Sinodo non è terminato con l’esito paventato dal teologo spagnolo Gordo, che intravvedeva la possibilità di un aborto. Ieri semplicemente si è passati da una prima fase di ascolto reciproco tra tutti i partecipanti al sinodo (che per la prima volta erano vescovi, religiosi, laici uomini e donne) a una fase che ora è in grado di elaborare proposizioni, e quindi prendere decisioni per tutta la chiesa. Questa è la fase più faticosa e difficile: sarà una lunga intersessione da ottobre 2023 a ottobre 2024 non di sosta, ma in cui si dovrà lavorare. L’ascolto reciproco è stato una grazia e una benedizione, ma occorrerà anche ascoltare quelli che nella chiesa sono i “dottori”, impegnati nella ricerca teologica. A me sembra che finora i teologi, gli esperti in epígnosis ecclesiale, non abbiano dato in modo adeguato il loro contributo com’era successo al Vaticano II. Sarebbe ingiusto affermare che il Signore non è stato al centro del dibattito, ma la cristologia che dà la forma alla chiesa e al suo stile di vita nel mondo non mi è sembrata ancora sufficientemente egemone nel dibattito sinodale.
Ecco perché in quest’anno, che è ancora sinodale, occorre che tutti confidino di più nel Vangelo per saper cambiare, innovare, riaccendendo la passione per Dio e per l’umanità. Purtroppo a causa del digiuno di informazioni chiesto da Papa Francesco sappiamo poco del dibattito avvenuto nei diversi tavoli predisposti per i padri sinodali, ma siamo certi che tutti si sono espressi sull’Instrumentum laboris e quindi a partire dai temi emersi come urgenti nelle chiese locali.
Certo, i temi sono troppi per un sinodo e troppo disparati: dall’ecologia, ai problemi della nuova antropologia, a quelli della vita della chiesa. In quest’anno dunque sarà necessario ridurli e ordinarli e assegnare ciascun tema a un gruppo di teologi competenti che, non da soli ma con altri muniti di altre competenze ed esperienze, esprimano possibili vie di attuazione, e preparino decisioni sinodali. Certamente Papa Francesco ha scelto e imboccato una strada che visibilmente non è quella percorsa negli ultimi tempi. Le parole che lui fa risuonare sotto le volte del Vaticano sarebbero state ascoltate con orrore fino a vent’anni fa. Le sue invettive contro il clericalismo e l’autoritarismo nella chiesa potranno d’ora in poi essere invocate e ripetute per stigmatizzare comportamenti ecclesiastici abituali, ma se non ci sarà una riforma di tutte le componenti della chiesa nasceranno nuove forme clericali che deturpano il Vangelo.
Infine in quest’ultimo anno sinodale credo ci sia ancora la possibilità di coinvolgere nel cammino sinodale molti fedeli che finora ne sono restati al di fuori. Se venissero delineati alcuni punti precisi da indagare e quindi da valutare in vista di una decisione è più probabile che semplici cristiani si sentirebbero coinvolti e invogliati a partecipare. Finora infatti, e io l’ho ascoltato e verificato più volte, i fedeli delle nostre comunità trovavano temi che abbagliavano anziché intrigare e quindi non se la sentivano di impegnarsi in un cammino sinodale troppo vago. La relazione di sintesi, votata con una grande maggioranza che pochi attendevano, apre a molte questioni da affrontare e con audacia indica modi concreti di riforma per tutta la chiesa.
Sì, la riforma è in atto ormai e Papa Francesco sarà ricordato dopo Giovanni XXIII come il Papa che profeticamente e in modo convinto ha voluto e avviato un tentativo di riforma.
(fonte: blog dell'autore)
************
Vedi anche il post precedente:
Papa Francesco «Vorrei fare un augurio a tutti noi: che possiamo crescere nell’adorazione di Dio e nel servizio al prossimo. Adorare e servire. Il Signore ci accompagni. E avanti, con gioia!» Omelia 29/10/2023 (foto, testo e video)