Giovanni Panettiere
Il frate scelto dall’Onu: “L’intelligenza artificiale non deve spaventarci”
Il teologo francescano Paolo Benanti e lo sviluppo tecnologico: “Temo più la stupidità naturale, gli algoritmi possono aiutarci”. Londra, siglato ieri da 28 Stati un accordo per la disciplina della IA
Il teologo francescano Paolo Benanti
“Più che l’Intelligenza Artificiale ci deve spaventare la stupidità naturale che può trasformare questo strumento da opportunità ad arma micidiale per gli esseri umani". Da sorella luna a fratello algoritmo il passo è breve per fra Paolo Benanti, quasi in una ’riscrittura 2.0’ del Cantico delle creature che finisce per accogliere con fiducia le prospettive delle nuove tecnologie, "in scia al Concilio Vaticano II e al suo approccio positivo alla modernità”. Religioso francescano, il teologo è uno dei massimi esperti al mondo d’IA (Intelligenza Artificale) al punto da convincere il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ad inserirlo tra i 39 esperti del New artificial intelligence advisory board.
Anche stavolta, professore, il problema più che nel mezzo in sé sta nel suo utilizzo?
"Da quando in una caverna abbiamo preso in mano per la prima volta una clava questa può essere un utensile per aprire noci di cocco o per aprire crani, sta a noi. Lo stesso discorso vale per la IA che suscita grandi speranze, ma si porta dietro anche dei rischi".
Quali?
"L’idea che l’uomo possa usarla non a fin di bene, ma sia condizionato da una certa miopia che, per tornaconto immediato o egoismo, gli impedisca di vedere i danni enormi che provoca agli altri. Queste macchine sono capaci di produrre immagini e testi indinstinguibili da documenti e foto umane, possono pertanto cambiare l’opinione pubblica, convincerci a fare qualcosa a danno nostro o degli altri".
Come ci si difende?
"Da un lato, con una formazione, che ci educhi a cercare sempre il vero, e una cultura normativa fatta di leggi e regolamenti a tutela di neurodiritti, a partire da quello a non essere manipolati da una macchina; dall’altro, evitando di restare isolati di fronte al grande flusso d’informazioni dei nostri tempi per rielaborarle con gli altri in spazi reali di condivisione, come le vecchie piazze medievali"
L’accordo di Bletchley Park, siglato ieri, va nella giusta direzione?
"È un primo passo importante di questa nuova storia. Tutti ormai ci siamo resi conto che uno strumento così potente necessita di una regolamentazione. La questione è che non sappiamo ancora bene come fare".
Dal punto di vista etico, quali sono i guardrail da porre sulla direttrice di un corretto impiego della Intelligenza Artificiale?
"Prudenza, trasparenza e ricerca del bene comune, sapendo che noi cattolici siamo chiamati a camminare insieme agli altri uomini di buona volontà, come ci insegna la Gaudium et spes del Vaticano II".
C’è chi sostiene che rischiamo di perdere posti di lavoro per colpa degli algoritmi...
"Non è detto che l’aumento di produttività dovuto alla IA ingeneri un calo dei livelli occupazionali. Evitiamo catastrofismi".
Quali prospettive vede negli algoritmi?
"Per esempio, la possibilità d’intervenire direttamente a casa di un paziente cronico nel momento in cui si constata, grazie a un sistema di calcolo, che rischia di peggiorare. Questo significa meno ospedalizzazioni e risparmi per il Servizio sanitario".
E Gesù oggi che cosa chiederebbe di scrivere a ChatGPT?
"Adamo dove sei, dove ti sei nascosto? L’umanità non va mai messa da parte, deve essere al centro anche dell’Intelligenza Artificiale".
(fonte: Quotidiano Nazionale 03/11/2023)