"Un cuore che ascolta - lev shomea"
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Così come l'olio della parabola delle dieci vergini, i talenti altro non sono che il simbolo dell'amore che il Padre nutre per tutti i suoi figli, e che è necessario far "fruttare" nella risposta d'amore per ogni fratello. Rispondere all'amore con l'amore fa di noi ciò che realmente siamo: figli amati e amanti, ad immagine del Padre. Solo amando i fratelli - e tra di loro preferenzialmente gli ultimi, i poveri, gli emarginati - i nostri talenti potranno essere duplicati. Chi, invece, non investe il dono d'amore ricevuto, chi per paura del Padrone lo seppellisce quasi fosse un cadavere, lo perde. Causa dei nostri fallimenti è l'immagine distorta, falsa e diabolica che abbiamo del Padre. Se crediamo che sia cattivo ed esigente, se il nostro rapporto con Lui è legalistico, pauroso e sterile, quasi fossimo dei contabili e non dei figli, allora avremo fallito la nostra esistenza. La nostra paura, invece di condurci alla salvezza, ci spinge inesorabilmente tra le braccia della morte. La sentenza futura non verrà emessa dal Padre, ma da noi stessi: Dio, alla fine della nostra vita, non farà altro che leggere ciò che noi stessi abbiamo scritto. Chi non ama distrugge se stesso, perché in lui muore l'amore che ha ricevuto gratuitamente in dono. «Come colui che, volendo trattenere il respiro per non perderlo, muore soffocato» (cit.).