"Un cuore che ascolta - lev shomea"
"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Tutto il capitolo 25 del Vangelo di Matteo è una narrazione su cosa bisogna fare per vivere come figli di Dio: amare e servire il Signore amando e servendo i poveri, i piccoli, gli ultimi. Sono loro il segno vivente della Sua presenza in mezzo a noi perché il Signore stesso s'è fatto povero, piccolo e ultimo, l'ultimo di tutti, e il giudizio per noi sarà speculare a ciò che facciamo loro. Essere considerati benedetti o maledetti dipende dalle nostre scelte, dall'amore dato o negato a quanti si trovano nel bisogno e nei quali il Signore ci visita: accogliendo loro accogliamo Lui. Il brano, splendido e unico, è una meravigliosa sintesi della teologia dell'evangelista Matteo: saremo giudicati in base a ciò che facciamo agli altri, poiché «ogni altro è sempre l'Altro». Il Kelal Gadol, il comandamento più grande, quello dell'amore, è la sola ed unica dottrina da vivere e da insegnare, perché ci immerge nella Benedizione della Vita: il Mistero della Trinità. Chi, invece, non lo vive rifiutando di amare i fratelli si pone fuori dalla benedizione del Padre maledicendo se stesso, divenendo a motivo di ciò servo e vittima della morte. Il nostro destino ultimo si gioca sulla nostra capacità di vedere ed amare il Signore della Vita in tutti coloro che non contano niente. Chi ama, infatti, è passato dalla morte alla vita, perché Dio è amore.
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione sul Vangelo
a cura di Santino Coppolino
XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)
Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo
Vangelo: