Nello Scavo
La Cassazione condanna la Lega:
«I richiedenti asilo non sono clandestini»
Chi arriva in Italia per chiedere protezione non può essere chiamato «clandestino», neppure in un manifesto politico. Lo ha sancito la Cassazione che ha respinto un ricorso della Lega, ricordando al partito di Matteo Salvini che la libertà di fare politica «non può essere equivalente, o addirittura prevalente, sul rispetto della dignità personale degli individui».
La sentenza, depositata il 16 agosto, conclude una vicenda iniziata nel 2016 quando per contrastare l'assegnazione di 32 richiedenti asilo a un centro di assistenza messo a disposizione da una parrocchia di Saronno, la Lega aveva convocato una manifestazione affiggendo cartelli per i quali ora il partito dovrà pagare un risarcimento: «Saronno non vuole i clandestini. Vitto, alloggio e vizi pagati da noi. Nel frattempo, ai saronnesi tagliano le pensioni e aumentano le tasse, Renzi e Alfano complici dell'invasione». ...
Secondo la Corte «gli stranieri che fanno ingresso nel territorio dello stato italiano perché corrono il rischio effettivo, in caso di rientro nel paese di origine, di subire un “grave danno”, non possono a nessun titolo considerarsi irregolari e non sono dunque “clandestini”». La Corte ha anche respinto la tesi degli avvocati della Lega che invocavano il diritto del partito politico alla libera manifestazione della propria posizione. I giudici hanno dovuto ricordare che «il diritto alla libera manifestazione del pensiero, cui si accompagna quello di organizzarsi in partiti politici, non può essere equivalente o addirittura prevalente, sul rispetto della dignità personale degli individui».
Per la Lega e per Matteo Salvini vi è ora il serio rischio di dovere affrontare decine di cause giudiziarie e una montagna di risarcimenti, poiché la decisione della Cassazione diventa integrante nella giurisprudenza. In questi anni decine di interventi pubblici di esponenti leghisti hanno adoperato la terminologia bocciata dalla Cassazione, e che spesso è stata usata sui social network anche dai vertici del partito. ...
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Ma serviva la cassazione ad affermare che
i richiedenti asilo non sono “clandestini “?
La delegazione all'uscita dal colloquio (Foto di Fabrizio Maffioletti)
La Corte di Cassazione ha deciso di respingere il ricorso presentato dalla Lega in quel di Saronno (Va). Nel 2016 la parrocchia locale aveva accolto una trentina di persone e i leghisti avevano organizzato una manifestazione con tanto di manifesti inequivocabili “Saronno non vuole i clandestini”. Denunciati e condannati gli adepti di Salvini avevano presentato ricorso e oggi hanno definitivamente perso. Una sentenza significativa che ci auguriamo faccia giurisprudenza e diventi monito anche ai giornalisti, non solo quelli apertamente xenofobi, che continuano ad utilizzare in maniera terroristica un termine improprio.
Chi è costretta/o a cercare salvezza in Italia perché fugge dal proprio paese è innanzitutto una persona. La sentenza della Corte ha un altissimo valore politico e culturale, giunge in un momento in cui criminalizzare l’immigrazione è la cifra predominante in parlamento. LA sentenza andrebbe distribuita nelle scuole: Chi arriva in Italia per richiedere asilo non può essere chiamato ‘clandestino’. Le persone straniere che fanno ingresso nel territorio italiano perché corrono un rischio effettivo nel rientrare nel loro Paese “non possono a nessun titolo considerarsi irregolari e non sono dunque clandestini”.
La Cassazione ha bocciato il vocabolario che i fascioleghisti da due decenni hanno imposti nel nostro paese.
Mentre un generale che dovrebbe essere licenziato in tronco diffonde omofobia e razzismo dai giudici arriva il richiamo ai principi della nostra Costituzione.
Ringraziamo l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi) e l’associazione Naga per aver denunciato i leghisti.
Maurizio Acerbo
segretario nazionale e Stefano Galieni responsabile immigrazione Partito della Rifondazione Comunista- Sinistra Europea, Coordinamento Unione Popolare
(fonte: Pressenza 18.08.23)