#L’ODORE DEL MARE
Gianfranco Ravasi
Non si può essere infelici quando si ha l’odore del mare, la sabbia sotto le dita, l’aria, il vento.
La sua opera postuma Suite francese, pubblicata nel 2004, l’ha resa famosa, liberando dall’oblio lei e dalla polvere i suoi scritti. Stiamo parlando dell’ucraina Irène Némirovsky (1903-1942), esule a Parigi dopo la rivoluzione d’ottobre del 1917. Noi, però, abbiamo scelto questa frase intensa e quasi pittorica, desumendola dal suo Vino della solitudine (1935). Il punto di partenza potrebbe proprio essere questa sorta di dieta dell’anima che è la solitudine. Se, infatti, si è immersi nel groviglio delle cose e delle parole, se si è aggrappati al possesso, se si è rinchiusi nella torre d’avorio del proprio Ego, è difficile scoprire la bellezza della natura in cui siamo immersi.
Anzi, è arduo scoprire nelle realtà semplici e scontate la loro straordinaria necessità. Un proverbio orientale afferma: cosa c’è di più ovvio dell’aria? Guai, però, a non respirarla! Ma anche le componenti esteriori del creato, come un paesaggio, il fioccare silenzioso della neve, il gorgogliare di un ruscello, l’essere avvolti da un vento primaverile e «l’odore del mare», sono una sorgente di serenità, un vaccino contro l’ansia e la frenesia, un germe di felicità. Solo che, purtroppo, abbiamo perso il gusto di sostare, di stare calmi, di fissare i colori di un’alba o di un tramonto, di contemplare e ammirare. Lo scrittore inglese Chesterton era lapidario: «Il mondo non perirà per mancanza di meraviglie ma per la perdita della meraviglia».
(Fonte: “Il Sole 24 Ore - Domenica " - 13 agosto 2023)