Tutti al mare? No, non proprio tutti
(Foto di Openpolis)
Per tanti sono ancora giorni di vacanza, ma non tutti hanno potuto permettersi durante questa estate un viaggio o qualche giorno al mare o in montagna. Le presenze turistiche nella prima metà del 2023, anche grazie all’uscita dall’emergenza Covid, sono cresciute, proseguendo la tendenza già emersa l’anno scorso. Ma la metà delle famiglie con almeno 3 figli non può permettersi una vacanza. A registrarlo è un dossier dell’Osservatorio povertà educativa, realizzato dalla Fondazione Openpolis insieme all’impresa sociale Con i Bambini, che evidenzia come la “questione vacanze” non attiene esclusivamente allo sviluppo del comparto turistico, ma tocca direttamente anche la condizione di bambine e bambini e delle loro famiglie che in Italia, come ci ricorda Openpolis, non possono permettersi una vacanza.
Come è noto, il tasso di deprivazione materiale di Eurostat, un indicatore che misura l’incapacità di potersi permettere alcune voci considerate dalla maggior parte delle persone come desiderabili o addirittura come necessarie per condurre una vita adeguata, indicatore che contribuisce a definire il rischio di povertà o di esclusione sociale, per i bambini (al di sotto dei 16 anni) ha preso in considerazione anche le vacanze, la cui mancanza ovviamente deve avvenire non per scelta ma perché non si è economicamente in grado di effettuarle. L’indice individua una condizione di deprivazione infantile laddove mancano (per problemi economici) almeno tre dei seguenti elementi che la famiglia non è in grado (per impossibilità e non per scelta) di garantire ai bambini del proprio nucleo familiare: alcuni vestiti nuovi; due paia di scarpe; frutta e verdura fresche quotidianamente; carne, pollo, pesce (o equivalenti vegetariani) quotidianamente; libri adatti all’infanzia; attrezzature per giocare all’aperto; giochi da fare in casa/al chiuso; luogo adatto per fare i compiti; attività per il tempo libero; festeggiamento delle ricorrenze; invitare a casa amici per la merenda o il pasto; partecipazione alle gite scolastiche; vacanza: https://ec.europa.eu/eurostat/web/employment-and-social-inclusion-indicators/social-protection-and-inclusion/investing-children.
E a confermare le difficoltà di tanti a considerare un periodo di vacanza è anche un’indagine che Facile.it ha commissionato all’istituto di ricerca EMG Different, la quale ha evidenziato come quasi 9 milioni di italiani abbia ammesso di non poterselo permettere per motivi economici. Ad averlo dichiarato sono soprattutto gli intervistati appartenenti alla fascia anagrafica 35-44 anni; tra di loro ben il 64,3%, ovvero 1,6 milioni, ha dichiarato che resterà a casa per motivi economici. A livello territoriale, invece, sono gli abitanti del Sud Italia (59,1%) e delle Isole (60%) coloro che – in percentuale – rinunceranno in misura maggiore alla partenza a causa di difficoltà economiche: https://www.facile.it/ufficio-stampa/comunicati/vacanze-quasi-9-milioni-di-italiani-non-partiranno-perche-non-possono-permetterselo.html.
Ma sono anche tanti Europei a non avere la possibilità di andare in vacanza, una situazione già emersa con nettezza lo scorso anno e destinata a ripetersi. Secondo i dati dell’edizione 2023 del rapporto di Eurostat “Key Figures in Europe”, nel 2022 il 28,6% della popolazione dell’Unione Europea non poteva permettersi una vacanza di una settimana all’anno, soprattutto in Ungheria, Croazia, Bulgaria e Grecia. A questo link consultare il report: https://ec.europa.eu/eurostat/en/web/products-eurostat-news/w/wdn-20230717-1. Anche secondo un report della Confederazione europea dei sindacati (Ces), nei 27 Stati membri ci sono almeno 35 milioni di cittadini poveri che non possono permettersi una vacanza estiva. E di questi oltre sette milioni sono italiani, il numero più alto in termini assoluti, seguono poi Spagna (4,7 milioni), Germania (4,3 milioni), Francia (3,6 milioni) e Polonia (3,1 milioni).
Scrive la Fondazione Openpolis: “Per bambini e ragazzi viaggiare con la propria famiglia e con i coetanei, trascorrendo alcuni giorni lontano da casa, può essere anche un’importante esperienza formativa. Ciò a maggior ragione in questi anni di emergenza Covid, in cui le restrizioni dovute alla pandemia hanno limitato la possibilità delle scuole di effettuare gite, visite a musei e altre esperienze culturali, ludiche, sociali ed educative. Acuendo di fatto il divario tra chi ha alle spalle una famiglia che può permettersi questo tipo di opportunità e chi no. Tra le famiglie con figli minori, un terzo non può permettersi una settimana di vacanza lontano da casa. La quota sale al 50% se nel nucleo vivono tre o più bambini”.
E pensare che alcuni nostri Comuni da qualche anno sono costretti a restituire i fondi statali ricevuti per i Centri estivi perché non sono in grado di organizzare attività socio-educative a favore dei minori, da attuare anche in collaborazione con enti pubblici e privati, finalizzate al potenziamento dei servizi socioeducativi territoriali e dei centri con funzione educativa e ricreativa che svolgono attività a favore dei minori: https://famiglia.governo.it/it/search/?cerca=centri+estivi.
Un bambino al mare
di Gianni Rodari
Conosco un bambino così povero
che non ha mai veduto il mare:
a Ferragosto lo vado a prendere
in treno a Ostia lo voglio portare.
“Ecco, guarda” gli dirò
“questo è il mare, pigliane un po’!”.
Col suo secchiello, fra tanta gente,
potrà rubarne poco o niente:
ma con gli occhi che sbarrerà
il mare intero si prenderà.
(Pressenza, articolo di Giovanni Caprio 17.08.23)