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venerdì 11 agosto 2023

Naufragi, le organizzazioni: "Necessari meccanismi coordinati di ricerca e soccorso"

Naufragi, le organizzazioni: "Necessari meccanismi coordinati di ricerca e soccorso"

Il cordoglio, gli appelli e le richieste delle organizzazioni - da Oim a Unhcr, da Unicef a Sant'Egidio e Save the Children - dopo l'ennesimo naufragio nel Mediterraneo: si chiede l’attivazione di un sistema coordinato di ricerca e soccorso per salvare vite umane e l’apertura di canali di ingresso sicuri e legali


Investire risorse per la realizzazione di un sistema coordinato di ricerca e soccorso per salvare vite umane e prevedere l’apertura di canali di ingresso sicuri e legali. Sono le due principali richieste ribadite dalle organizzazioni umanitarie sulla scia della notizia del nuovo, ennesimo naufragio, avvenuto nel Canale di Sicilia, avvenuto giorni fa e raccontato da 4 sopravvissuti soccorsi e portati in salvo a Lampedusa.

Oim, Unhcr e Unicef: "Accesso più ampio a canali sicuri

"L’Oim, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, l’Unhcr, Agenzia Onu per i rifugiati e l’Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, esprimono profondo cordoglio per la perdita di decine di vite umane in seguito ad un terribile naufragio che risulta avvenuto fra giovedì 3 e venerdì 4 agosto nel Mediterraneo. Secondo le testimonianze delle quattro persone sopravvissute - un minore non accompagnato di 13 anni, una donna e due uomini - soccorse da una nave mercantile e portate oggi in salvo a Lampedusa dalla Guardia Costiera italiana, sarebbero 41 i dispersi, tra cui 3 bambini.

Il barchino di ferro, partito da Sfax (Tunisia), sembrerebbe essersi ribaltato durante la navigazione. Le condizioni meteomarine proibitive di questi giorni rendono smisuratamente pericolose le traversate su barchini di ferro inappropriati alla navigazione: questo evidenzia l’assoluta mancanza di scrupoli dei trafficanti che in questo modo espongono migranti e rifugiati a rischi altissimi di morte in mare. Solo pochi giorni fa una mamma e un bambino avevano già perso la vita al largo dell’isola. I numeri di oggi - affermano le organizzazioni - aggravano il bilancio delle vittime dei naufragi nel Mediterraneo centrale. Secondo il Missing Migrants Project dell’OIM sono già oltre 1.800 le persone morte e disperse lungo la rotta, che si attesta ancora tra le più attive e le più pericolose a livello globale, con oltre il 75% delle vittime nel Mediterraneo negli ultimi dieci anni.

Le tre organizzazioni delle Nazioni Unite ribadiscono la necessità di meccanismi coordinati di ricerca e soccorso e continuano a chiedere agli Stati di aumentare le risorse e le capacità per far fronte efficacemente alle loro responsabilità. L’Oim, l’Unhcr e l’Unicef, presenti a Lampedusa a supporto delle autorità sia in fase di sbarco, che di prima accoglienza, per garantire che le persone richiedenti protezione internazionale possano farne richiesta e che le persone con bisogni specifici vengano prontamente individuate, e nel supporto ai trasferimenti, rinnovano l’appello per un accesso più ampio a percorsi legali più sicuri per la migrazione e l’asilo nell’Unione Europea, per evitare che le persone debbano ricorrere a viaggi pericolosi in cerca di sicurezza e protezione.

Sant'Egidio: "Scuotersi dal torpore e investire risorse nel salvataggio

"La Comunità di Sant’Egidio esprime il suo profondo cordoglio ai familiari delle vittime disperse nel naufragio di un barcone nel Canale di Sicilia, avvenuto lo scorso 3 agosto, ma di cui si è avuta notizia solo oggi a seguito del salvataggio degli unici quattro sopravvissuti, rimasti in mare per giorni interi. Di fronte alla morte di 41 persone, tra cui 3 bambini, non ci si può - afferma l'organizzazione- limitare allo sdegno o al freddo aggiornamento delle cifre drammatiche delle vittime dei viaggi della disperazione nel Mediterraneo: occorre scuotersi dal torpore e investire risorse nel salvataggio della vita di chi è in pericolo. È un forte appello a tutta l’Europa, in particolare a quei Paesi del Mediterraneo più vicini geograficamente ai naufragi, come - oltre all’Italia - Grecia, Malta e Spagna: prima di discutere su come gestire i flussi migratori occorre fare di tutto per salvare chi è in pericolo. La Commissione europea se ne faccia ulteriormente carico con tutti gli strumenti, di cui dispone, per una urgente azione di salvataggio.

È necessario poi incentivare modelli che funzionano perché favoriscono l’integrazione, come i corridoi umanitari, che la nostra Comunità porta avanti insieme a diverse realtà ormai dal 2016, ma è ormai evidente a tutti - istituzioni, mondo delle imprese e famiglie - il bisogno di allargare le possibilità di ingresso per motivi di lavoro, di cui ha tanto bisogno l’Italia, come altri Paesi europei.

Save the Children: "Dall'inizio dell'anno oltre 2.000 morti: una strage evitabile

"Save the Children, l’organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro, ricorda come si stimino che oltre 2.000 persone siano morte o disperse nel tentativo di attraversare il Mediterraneo dall’inizio del 2023: "Questi numeri - afferma la ong - rischiano di far diventare quest’anno il peggiore in termini di vittime dal 2016. Dal naufragio di Cutro a quello al largo delle coste della Grecia, alle ripetute tragedie verificatesi nelle ultime settimane al largo di Lampedusa, troppe persone in fuga da guerre, violenze, persecuzioni e povertà estrema stanno pagando con la vita il sogno di un futuro possibile per sé e per i propri figli, in assenza di canali sicuri e legali di accesso in Europa. Tutto ciò è inaccettabile e, in gran parte, evitabile: l’Italia e l’Europa si assumano la responsabilità di creare un sistema coordinato e strutturato di ricerca e soccorso in mare per salvare la vita delle persone e aprano canali sicuri e legali di ingresso.

Il team di Save the Children - viene rimarcato - è attivo sull’isola, in partnership con UNICEF, fin dal primo momento dello sbarco, per fornire supporto psicosociale, ascolto e risposta ai bisogni primari ai minori soli, ai nuclei familiari e alle donne con bambini che approdano dopo la traversata del Mediterraneo.
(fonte: Redattore Sociale 09/08/2023)