Ringrazio
sempre con affetto padre Alberto e la fraternità dei frati Carmelitani per la
carità che mi fanno di invitarmi a dettare una riflessone a questi appuntamenti
così significativi come sono i “mercoledì della spiritualità”. Saluto i
presenti e coloro che ci seguono via social
e auguro a tutti che si possa crescere interiormente, in coscienza, verso
quella fraternità, luogo dell’incontro con Dio e tra noi.
Quest’anno
difatti l’oculata scelta di approfondire l’enciclica di papa Francesco Fratelli tutti (= FT)[1] diviene motivo, per ciascuno
di noi, di interrogarci sul magistero odierno di papa Bergoglio, per
ringraziare il Signore della chiarezza di risposte in questi tempi difficili e,
per alcuni versi, oscuri, come nel primo capitolo dell’enciclica ci veniva ricordato
ma, ricchi di quella luce divina che, nel discernimento e nella preghiera, ogni
buon cristiano (cf. Mt 13,52) deve
poter ritrovare e seguire.
A
noi credenti in Cristo, guidati dal Vangelo che diviene farò che illumina il
nostro cammino e ci indica, nella carità verso l’altro, il fine della propria
risposta di fede, come si evince dalla lettura del secondo capitolo dell’enciclica;
Vangelo che «ci stimola
ad un rinnovato slancio d’amore, che sia capace di compassione, di tenerezza,
di attenzione, di perdono, e che generi fraternità, spalancando il cuore alle
esigenze del Vangelo»[2].
....
La cultura dell’incontro
Se siamo chiamati ad incontrarci significa che dobbiamo, per forza
di cose, imparare a dialogare, è sarà proprio il dialogo l’atteggiamento da
riscoprire come vero impegno affinché lo stare insieme, il pensare ad una nuova
“cultura dell’incontro”, come la chiama il papa, ribadisca che l’ “amicizia
sociale” è possibile; essa, non è un utopia ma, invece, è Vangelo in atto. Significativamente, Zuppi, parlando di questo capitolo, lo intitola: Un viaggio da eroi!
Il Vangelo difatti, ricordiamocelo, è una cosa seria che ci chiama
a fare sul serio. Se già nell’esortazione Evangelii
gaudium (= EG), papa Francesco, aveva espressamente parlato della necessità
di “mettere in evidenza e incoraggiare i valori più alti e centrali del
Vangelo” (cf. EG 37-37; Amoris Laetitia,
311),
leggendo la FT si rimane, direi, affascinati, come uomini e donne di fede, nel
leggere che, la verità, la ricerca della verità, il desiderio di farla propria,
passa sempre dall’altro.
«Ogni essere umano possiede una dignità inalienabile è una verità
corrispondente alla natura umana al di là di qualsiasi cambiamento culturale»
(FT 213).
La “cultura dell’incontro”, dunque, esige «la capacità abituale di
riconoscere all’altro il diritto di essere sé stesso e di essere diverso» (FT
218). Proprio questa ‘capacità abituale’, non è per nulla scontata, anzi molte
volte si è smarrita nei meandri di un individualismo che si erge a padrone,
nella reale indifferenza che ha, come risultato la «pigrizia di ricercare i
valori più alti, che vadano al di là dei bisogni momentanei» (FT 209).
- il programma completo degli incontri
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