Dramma al confine Bielorussia-Polonia:
un bambino siriano di un anno è morto per il freddo nella foresta
La sua famiglia era bloccata nei boschi da un mese e mezzo. Pronto un centro di accoglienza per i profughi
Lo strazio di un bambino di un anno morto di freddo nella foresta. Neanche questo ci ha risparmiato lo scontro al confine tra Polonia e Bielorussia sulla pelle dei migranti. Il bimbo, siriano, è (almeno) la tredicesima vittima della frontiera diventata una trappola per migliaia di profughi. La notizia è stata diffusa dall’organizzazione umanitaria di medici Pcpm che presta soccorso al confine: il bimbo è stato ritrovato senza vita in un bosco, vicino ai genitori, anch’essi feriti, bloccati al confine da sei settimane: «Alle 2,26 del mattino abbiamo ricevuto una segnalazione secondo cui almeno una persona aveva bisogno di cure mediche – hanno spiegato i medici su Twitter -. Quando siamo arrivati abbiamo scoperto che c’erano tre persone ferite. Erano nella foresta da 1,5 mesi!». C’era un uomo affamato e disidratato con forti dolori addominali e poi i genitori del piccolo, «lui aveva una ferita al braccio e lei una coltellata alla gamba. Il loro bambino di un anno è morto nella foresta».
Migliaia di persone – le stime vanno da 3 a 7 mila – che tentano di raggiungere l’Europa dal Medio Oriente sono bloccate al gelo e senza riparo in un braccio di ferro tra Lukashenko – accusato di aver deliberatamente creato la crisi “spedendo” i migranti verso il confine europeo – e il muro di Varsavia che ha blindato la frontiera perché «se non siamo in grado di gestire ora migliaia di migranti, presto ne avremo centinaia di migliaia, milioni che arrivano in Europa» ha detto ieri il premier polacco Morawiecki, che non esclude la possibilità di una guerra come sviluppo della crisi. Solo pochi giorni fa la comunità musulmana di Bohoniki, nel Nord-Est della Polonia, aveva celebrato i funerali di altre due vittime, lunedì era stata la volta invece dell’addio, trasmesso in streaming alla sua famiglia, del diciannovenne siriano Ahmad al-Hasan, trovato morto nel fiume Bug, nella Polonia orientale, il 19 ottobre. Secondo i testimoni, Ahmad, che non sapeva nuotare, era stato costretto da un soldato bielorusso a entrare in acqua.
E mentre ieri arrivava la notizia dell’arresto da parte della polizia polacca di cento persone che avevano cercato di attraversare il confine a Dubicze Cerkiewne, dall’altro lato della frontiera ci sarebbero timidi segnali di distensione: l’accampamento di fortuna nato nella zona frontaliera tra il villaggio bielorusso di Bruzgi e quello polacco di Kuznica è stato smantellato e le persone trasferite in una struttura ad alcune centinaia di metri di distanza. Sarebbero stati rifocillati e messi al riparo. La mossa di Minsk (smentita subito dalla Polonia) potrebbe essere un primo effetto delle due telefonate in tre giorni fatte dalla cancelliera tedesca Merkel a Lukashenko. Dopo l'intervento di Merkel un primo gruppo di 431 migranti sono stati trasferiti a Minsk e poi rimpatriati in Iraq con un volo della Iraqi Airways che ha fatto scalo prima a Erbil, nel Kurdistan da cui proveniva la maggior parte di loro, e poi a Baghdad: un ritorno che per le autorità curdo-irachene sarebbe avvenuto su base volontaria.
Se i colloqui avviati dalla cancelliera porteranno a un reale allentamento delle tensioni al confine lo vedremo presto, di certo le conversazioni delle ultime ore potrebbero rappresentare una sorta di viatico a colloqui diretti tra Minsk e l’Unione, un’ipotesi che ha irritato molti leader europei e su cui Bruxelles si è affrettata a gettare acqua sul fuoco. L’imbarazzo è legittimo: se i negoziati fossero confermati, Lukashenko – non riconosciuto e sottoposto a sanzioni per violazione dei diritti umani – verrebbe riconosciuto come leader legittimo della Bielorussia, esattamente l’obiettivo cui puntava innescando la crisi al confine. Varsavia non fa mistero del disappunto: «Non accoglieremo nessuna soluzione presa senza di noi e che passi sopra le nostre teste», ha detto il capo dello Stato Andrzej Duda.
(fonte: La Stampa, articolo di Monica Perosino 19/11/2021)
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Sassoli: basta disumanità
Crisi migranti, bimbo di un anno morto nella foresta tra Bielorussia e Polonia
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Sassoli: disumanità deve cessare
"Seguo le tragiche notizie dal confine tra Polonia e Bielorussia dove un bambino di un anno è stato trovato senza vita nella foresta. E' straziante vedere un bambino morire di freddo alle porte d'Europa. Lo sfruttamento dei migranti e dei richiedenti asilo deve cessare, la disumanità deve cessare", scrive su Twitter il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli.
Ministri esteri G7: accesso immediato all'assistenza umanitaria
"Chiediamo al regime di cessare immediatamente la sua campagna aggressiva e di sfruttamento al fine di prevenire ulteriori morti e sofferenze. È necessario fornire alle organizzazioni internazionali un accesso immediato e senza ostacoli per fornire assistenza umanitaria". Lo scrivono in una nota i ministri degli esteri del G7 (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d'America) insieme all'Alto rappresentante dell'Unione europea, condannando "l'orchestrazione della migrazione irregolare da parte del regime bielorusso attraverso i suoi confini.
Questi atti insensibili stanno mettendo a rischio la vita delle persone. Siamo uniti nella nostra solidarietà con la Polonia, così come la Lituania e la Lettonia, che sono state prese di mira da questo uso provocatorio della migrazione irregolare come tattica ibrida".
Ue: altre sanzioni in arrivo
"Sulle sanzioni contro la Bielorussia assolutamente niente è cambiato, la nostra posizione rimane la stessa", ha detto il portavoce della Commissione Ue, Eric Mamer, nel briefing con la stampa rispondendo a chi gli chiedeva se i colloqui con Minsk potevano significare un allentamento delle sanzioni.
"La Commissione concorda con il quadro allargato di sanzioni che include anche chi partecipa alla strumentalizzazione dei migranti. Sulla lista concreta dei soggetti per le nuove sanzioni c'è una discussione al Consiglio che rimane confidenziale", ha aggiunto il portavoce per gli affari esteri, Peter Stano.
Putin: occidente usa la crisi per fare pressioni
Pesanti critiche del presidente russo Putin contro l'Occidente per la crisi dei migranti e la situazione in Ucraina. "I Paesi occidentali stanno usando la crisi migratoria al confine tra Bielorussia e Polonia come un nuovo motivo di tensione in una regione vicina a noi, per fare pressione su Minsk", ha detto, per poi aggiungere che bombardieri occidentali hanno volato a 20 km dalle frontiere russe, mentre si tenta di "aggravare" le tensioni in Ucraina fornendo armi a Kiev e con "provocazioni" come le esercitazioni militari nel Mar Nero.
Ultimatum della Polonia
La Polonia ha lanciato oggi un ultimatum alla Bielorussia: se la situazione al confine non si stabilizzerà entro il prossimo 21 novembre, Varsavia sospenderà il traffico ferroviario attraverso il valico di Kuznica. E' quanto si legge in un comunicato del ministero dell'Interno."Su ordine del ministro dell'Interno, il comandante in capo della Guardia di frontiera ha inviato una lettera al presidente del Comitato statale per i confini della Repubblica di Bielorussia in cui ha informato la controparte che la parte polacca si aspetta la stabilizzazione della situazione riguardante la permanenza dei migranti vicino al valico di frontiera a Kuznica entro domenica 21 novembre - si legge nel comunicato - in caso di mancata risposta a tale appello, la Polonia, temendo per la sicurezza del traffico ferroviario, sospenderà il traffico ferroviario attraverso il valico di di Kuznica -
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