Enzo Bianchi
Generazione Peter Pan
La Repubblica - 15 novembre 2021
Di recente, un giovane teologo italiano è stato nominato direttamente da Papa Francesco sottosegretario alla Congregazione per la dottrina della fede, l’organismo che presiede sulla fedeltà della chiesa alla grande tradizione cattolica e vigila sulla sua espressione in tutte le chiese locali. Una nomina che ha sorpreso, perché don Armando Matteo è un teologo che in questi ultimi anni ha avuto il coraggio di alzare la voce e scrivere su questioni scomode e critiche della vita ecclesiale. La chiesa italiana lo ha ignorato, non l’ha neanche indicato tra i possibili esperti al Sinodo sui giovani del 2017, e il giudizio su di lui era: eccesso di pessimismo!
È un teologo, insegnante in una università pontificia, ma vive immerso nel tessuto ecclesiale ordinario e assiduamente a contatto con il mondo dei giovani. Oggetto della sua ricerca è stata soprattutto l’attuale crisi che la chiesa attraversa nel nostro occidente, con analisi puntuali, documentate, e capaci di leggere e interpretare il reale. Ha saputo cogliere la distanza ormai consolidata dei giovani dalla vita ecclesiale individuando proprio in loro quella componente che oggi manca alla chiesa. Ha individuato precocemente il fenomeno della fuga delle quarantenni dagli spazi ecclesiali per la mancanza di un riconoscimento reale e per la perdurante impossibilità di partecipazione delle donne all’esercizio dell’autorità nella chiesa. Ultimamente si è impegnato a comprendere il fenomeno culturale in cui è immersa la nostra società nella ricerca ossessiva di una giovinezza perenne, nel rifiuto di diventare adulti.
Nel suo ultimo libro, Convertire Peter Pan, Armando Matteo denuncia quella rivoluzione che ha invaso il mondo degli adulti e delle adulte in occidente usando la cifra di “Peter Pan”, il personaggio che tutti conosciamo come il bambino che non voleva entrare nella maturità. In pochi decenni si è operato un profondo ed esteso cambiamento a causa dell’allungamento della vita, dell’avvento del benessere, delle possibilità offerte dalla società dei consumi: tante possibilità e tante libertà che i nostri nonni non avrebbero potuto neanche immaginare. Si è trattato di una vera e propria rivoluzione antropologica che ha portato, di conseguenza, a una lettura diversa dell’esistenza: da pochi giorni di vita, e sovente grami, a una situazione ispirata dal dovere di restare giovani. Gli adulti sono diventati in tal modo facile preda dell’autoreferenzialità e di un egoismo intriso di individualismo e narcisismo.
In tal modo non solo la generazione Peter Pan non vuole crescere ma non fa crescere, dice di voler trasmettere ma in realtà non è capace di lasciare la presa, pretende dalla nuova generazione (i figli, che significativamente sono pochi, mentre i genitori abbondano!) un impegno che in realtà lei non assolve. Certamente Armando Matteo conduce la sua analisi per svegliare la generazione Peter Pan nello spazio ecclesiale, ma il problema riguarda la società intera. La patologia non conosce muri né frontiere, e quando si insinua nel corpo sociale raggiunge tutti senza esclusione. Si fa dunque urgente un risveglio delle generazioni adulte, una presa di coscienza più forte della crisi che stiamo attraversando, è importante riscuotersi dal sonno per riprendere il faticoso cammino della crescita umana, della consapevolezza e della responsabilità.
(fonte: blog dell'autore)