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venerdì 9 aprile 2021

Libia: lettera aperta a Draghi sull’equivoco «guardia costiera» di Roberto Saviano

Libia: lettera aperta a Draghi sull’equivoco «guardia costiera»
di Roberto Saviano

Nessun migrante è stato mai «salvato» in mare. Hanno usato le proprie coste come ricatto estorsivo verso l’Europa e i migranti come bancomat


Caro Presidente Draghi, Le scrivo perché credo profondamente sia stato vittima di un equivoco. 
Caro Presidente, nessun migrante è stato mai «salvato» in mare dalla Guardia costiera libica (finanziata dall’Italia), semmai rapito e mai rimpatriato. I migranti «salvati» vengono portati in campi di prigionia, che sono veri e propri lager, e durante le operazioni di «salvataggio» la Guardia costiera libica – esistono filmati – ha più volte picchiato i migranti ammassati sui gommoni, non ha esitato a sparare su uomini e donne, uccidendo. Ha usato le proprie coste come ricatto estorsivo verso l’Europa e i migranti come bancomat: ha preso soldi per fermare le partenze, soldi dai trafficanti per poter agevolare le partenze, soldi dai familiari dei migranti per interrompere le torture, soldi per riscattarli e permettergli di tornare nei loro paesi. Tutto questo è stato indagato e svelato dall’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr) e la stessa Organizzazione Internazionale per le migrazioni (OIM) ha dichiarato i porti libici come porti non sicuri.

Presidente, anche sui centri di detenzione in Libia abbiamo informazioni dettagliate da fonti affidabilissime. Esistono almeno due tipi di lager: quelli ufficiali, nei quali vige il lavoro forzato, dove migranti che non hanno commesso alcun reato sono detenuti e trattati come criminali e schiavi. E poi ci sono i lager non ufficiali, veri e propri luoghi di tortura; qui i migranti vengono maltrattati a scopo estorsivo, venduti, picchiati, stuprati e uccisi. Le testimonianze sono agghiaccianti e chi ha ascoltato questi racconti non può ringraziare la Guardia costiera libica: se vuole approfondire le questioni di cui le sto parlando, le consiglio di ascoltare su Radio Radicale la trasmissione «Voci dalla Libia – speciale Fortezza Italia», a cura di Andrea Billau e Michelangelo Severgnini.

Non possiamo più sottostare al ricatto, non possiamo più fare «noi» la parte del lupo nella speranza di depotenziare i pedatori. Lo hanno già fatto i governi a trazione PD e non ha funzionato, checché ne dica l’ex ministro Marco Minniti. So bene che si trova stritolato da una parte dell’opinione pubblica spaventata dall’inesistente «invasione» dei migranti, so bene che l’Europa è del tutto inaffidabile, e oggi con la pandemia in corso lo è ancora di più, ma la Guardia costiera libica non è la soluzione: è, al contrario, il principale problema, soprattutto perché l’opinione pubblica crede che finanziarla e armarla serva a bloccare migranti, quando in realtà è un’esigenza che risponde alla necessità di salvaguardare le politiche energetiche: si paga la Guardia costiera libica perché i giacimenti Eni in Libia non subiscano ritorsioni. Fino a quando non sarà chiaro a tutti che esiste un nesso tra la sicurezza degli impianti petroliferi in Libia, la Guardia costiera libica e l’affare dei migranti, la partita tra noi non sarà leale; fino a quando non sarà chiaro a tutti che le milizie libiche coprono segmenti legali e illegali, pubblici e privati, ci muoveremo su un terreno che sembra essere quello dei flussi migratori, ma che in realtà riguarda le politiche energetiche del nostro Paese e quante vite siamo disposti a sacrificare sull’altare del profitto o, come direbbe qualche ex ministro, della ragion di stato.

Perché, allora, andare in Libia e, con tutte le informazioni che abbiamo – grazie soprattutto alle Ong e ai giornalisti intercettati dalla procura di Trapani – ringraziare la Guardia costiera libica?

Presidente, trovi il modo di ascoltare tutte le persone coraggiose che conoscono quello che accade in Libia, ascolti i volontari delle ONG, ascolti anche molti uomini della Guardia Costiera Italiana che hanno salvato e protetto vite, spesso in conflitto con i governi da cui dipendevano, ma in coerenza con la legge del mare. Ascolti i migranti che sono sopravvissuti ai lager.

L’Europa che non trova una strada nel diritto rappresenta la contraddizione dei suoi principi. E mentre Lei, ieri, Presidente Draghi, ringraziava la Guardia costiera libica, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen era ad Ankara, insieme al Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, a rendere omaggio al Presidente turco Recep Tayyip Erdogan che tanto «aiuto» ha dato all’Europa nel proteggere i suoi confini orientali – dietro lauta ricompensa – da «pericolosissimi» migranti tra cui centinaia di migliaia di siriani (famiglie, tantissime famiglie con figli piccoli) in fuga da un dittatore sanguinario. L’immagine dell’Europa con il cappello in mano, a farsi umiliare – inaccettabile il trattamento riservato a Ursula Von Der Leyen, evidentemente colpevole di non aver preferito la cura della casa e dei figli alla politica – dal despota turco, che ha contribuito alla destabilizzazione della Libia e che non nasconde le sue mire sul Mediterraneo, che conta di spartirsi con Putin, ha senz’altro fatto rivoltare nella tomba i padri fondatori, che si citano sempre più a sproposito.

E questa non è un’altra storia... Questa è la stessa storia, perché l’Italia aveva un solo compito, quello di gestire in maniera umana il dramma dell’immigrazione trasformandolo in risorsa per il Paese e per l’Europa. Da Minniti Ministro degli Interni in poi, invece, l’immigrazione è divenuta terreno di scontro politico, occasione per fare la peggiore propaganda di sempre sulla pelle dei più deboli. Conosco le dinamiche della politica, non pecco di ingenuità. Probabilmente bisognerà sempre tornare a Machiavelli «pertanto ad un Principe è necessario saper ben usare la bestia e l’uomo». Ecco, ormai da troppo tempo l’Europa sta usando la bestia; è la bestia che agisce, non l’uomo. Caro Presidente, i migranti sono esseri umani e in Libia si violano sistematicamente, ai loro danni, i diritti umani fondamentali. Mi aspettavo, anzi no, mi auguravo un cambio di passo.

E di nuovo Machiavelli «non partirsi dal bene, potendo, ma sapere entrare nel male, necessitato», eccomi a offrirle una sponda: il ringraziamento alla Guardia costiera libica, come l’incontro di Van del Leyen e Michel con Erdogan sono un male «necessitato»? Queste parole lei potrebbe pensare siano un lusso da anime belle, che magari pensano di poter governare l’inferno complesso della politica con la morale e con l’indignazione, e probabilmente mi ricorderà che tra il sogno della giustizia e l’inferno della realtà degli umani ci sono gli oceani della mediazione. Concordo, ma esiste un modo che la storia del miglior riformismo italiano (non quello autoproclamatosi tale) ha insegnato: ogni mediazione deve avere l’orizzonte del diritto, ogni negoziazione non deve violare i principi primi su cui si fonda il nostro essere e il senso del nostro scegliere. Anche quando siamo costretti ad agire non come vorremmo, se neghiamo ciò che siamo, non sarà una mediazione la nostra, non un accordo, ma una resa incondizionata, una sconfitta ammantata di apparente vittoria. Presidente, come è accaduto ad altri prima di Lei, può scegliere se sulla vicenda migranti far vincere la bestia o l’uomo.
(fonte: Corriere della Sera 08/04/2021)

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