Nella pandemia lo scandalo delle guerre e degli arsenali militari
La denuncia di Papa Francesco nel Messaggio che precede la benedizione Urbi et Orbi di questa Pasqua 2021:
"La pandemia è ancora in pieno corso; la crisi sociale ed economica è molto pesante, specialmente per i più poveri; malgrado questo – ed è scandaloso – non cessano i conflitti armati e si rafforzano gli arsenali militari. E questo è lo scandalo di oggi."
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Le armi, scandalo del papa, non dei governi
Le parole di Francesco sul disarmo sono le meno citate dai grandi mezzi di informazione
I temi della pace, della guerra e del disarmo sono fra i più presenti nel magistero sociale di papa Francesco. Non gli ha dedicato un’enciclica – come ha fatto con l’ambiente, nella Laudato si’ -, ma li affronta ogni volta che può, in molteplici occasioni. E se il «no alla guerra» può apparire in un certo senso ormai «scontato» – anche se alcuni suoi predecessori hanno sempre preferito sottolinear e altri «no» -, l’appello al disarmo è decisamente più originale.
Ne ha parlato ancora una volta nel messaggio di Pasqua, che ha preceduto la tradizionale benedizione Urbi ed Orbi. «La pandemia è ancora in pieno corso, la crisi sociale ed economica è molto pesante, specialmente per i più poveri – ha detto il pontefice -. Malgrado questo, ed è scandaloso, non cessano i conflitti armati e si rafforzano gli arsenali militari. E questo è lo scandalo di oggi».
«Condividiamo i sentimenti di papa Francesco», ha immediatamente acconsentito il presidente Usa Joe Biden, in un video su Twitter. Però non si riferiva alle armi, bensì ai vaccini, come peraltro ha detto il papa, poco dopo, nello stesso messaggio («I vaccini costituiscono uno strumento essenziale per questa lotta. Nello spirito di un “internazionalismo dei vaccini”, esorto pertanto l’intera comunità internazionale a un impegno condiviso per superare i ritardi nella loro distribuzione e favorirne la condivisione, specialmente con i Paesi più poveri»). Ma Biden non è il solo a selezionare le frasi del pontefice.
Le parole di Francesco sul disarmo sono le meno citate dai grandi mezzi di informazione – con qualche eccezione -, che solitamente, soprattutto in Italia, danno grande risalto a tutto quello che fa e dice il pontefice. Del resto quella armiera è una delle industrie più fiorenti, e quello militare uno dei capitoli di spesa pubblica più onerosi nel mondo e in Italia, dove addirittura il Parlamento ha chiesto a Draghi di utilizzare una bella fetta dei fondi del Recovery Plan per ampliare e ammodernare gli arsenali (vedi il manifesto del 2 e 3 aprile). E le proprietà editoriali – è così da oltre un secolo, almeno dalla prima guerra mondiale – sono legate a filo doppio con il complesso militare-industriale. Quindi anche stavolta meglio mettere il silenziatore al papa che parla di disarmo.
Come del resto fanno anche le Chiese nazionali: quella Usa, ma anche quella italiana, che anzi usa con grande disinvoltura le cosiddette «banche armate» (vedi il manifesto 3 giugno 2020). Anche qui con qualche eccezione, come per esempio Pax Christi. «L’Italia nel 2021 spenderà oltre 27 miliardi di euro per le armi. E dall’Europa, con il Recovery Plan, dovrebbero arrivare ulteriori miliardi all’industria militare. Altro che attenzione ai più deboli e ai più fragili», dice il coordinatore nazionale, don Renato Sacco. E il presidente del movimento, monsignor Giovanni Ricchiuti: «Il capo della Protezione civile Curcio afferma: “Siamo in guerra, servono norme da guerra.” Il generale Figliuolo dice: “Quando i vaccini arriveranno in massa, si potrà fare fuoco con tutte le polveri”. Sono indignato! Non posso accettare questo linguaggio bellico a cui assistiamo, questa cultura e queste scelte sempre più ispirate alla guerra». «Oggi è Pasqua – ha detto il papa domenica -. Ma ricorre anche la Giornata mondiale contro le mine antiuomo, subdoli e orribili ordigni che uccidono o mutilano ogni anno molte persone innocenti e impediscono all’umanità di “camminare assieme sui sentieri della vita, senza temere le insidie di distruzione e di morte”. Come sarebbe meglio un mondo senza questi strumenti di morte!».
(fonte: Il Manifesto, articolo di Luca Kocci 06/04/2021)