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sabato 31 ottobre 2020

"Dio è accanto a noi nella sventura" di p. Alberto Neglia, carmelitano (VIDEO INTEGRALE)

"Dio è accanto a noi 
nella sventura" 
di p. Alberto Neglia, 
carmelitano 
(VIDEO INTEGRALE)


Incontro del 21 ottobre 2020 
inserito nell'ambito dei 
"I Mercoledì di Spiritualità 2020" 
promossi dalla 
Fraternità Carmelitana di Barcellona Pozzo di Gotto


DIVENTEREMO MIGLIORI? Post-covid 19 
“Per una nuova immaginazione del possibile” 
(Papa Francesco)



1. In Dio non c’è desiderio di punirci, ma di salvarci

A volte pensiamo e, alcuni lo dicono, che questa pandemia è castigo di Dio, e, a volte, davanti ad una malattia, una sofferenza, una disgrazia, ci lamentiamo: “perché Dio mi ha trattato così …” “cosa ho fatto di male …”. C’è sotto l’idea che Dio ci abbia voluto punire. Così pensavano anche al tempo di Gesù. Se uno era colpito da una sofferenza, una malattia, una disgrazia, voleva dire che era stato castigato da Dio per i suoi peccati. Anche gli apostoli la pensavano così, ma sentiamo cosa dice Gesù: «In quel momento si presentarono alcuni a riferirgli circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: “Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”» (Lc 13, 1-5). 

C’era stato un fatto di crudeltà da parte di Pilato: aveva fatto uccidere alcuni ebrei della Galilea proprio mentre offrivano dei sacrifici a Dio. La gente pensava che quegli uomini dovevano essere dei grandi peccatori, se avevano subito una morte simile. Ma Gesù dice “no” e lo ripete anche riguardo quelle 18 persone che erano rimaste uccise nel crollo di una torre… “no” Dio non agisce così! 

Dio, il Padre di Gesù Cristo e Padre nostro, non è un Dio che vuol punire, ma un Dio che vuol salvare. Gesù lo manifesta esplicitamente a Nicodemo, un fariseo che era andato a trovarlo di nascosto: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui» (Gv 3, 16-17). 

Un’altra risposta chiara, Gesù l’ha data, il giorno che, con i suoi discepoli, incontra un uomo che era cieco dalla nascita. I discepoli, presi dalla mentalità del loro tempo chiedono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori» (Gv 9, 2-3). La risposta di Gesù è ancora una volta netta: “no” Dio non castiga, anzi è un Dio che vuol perdonare e che vuol salvare (e di fatto poi fa il miracolo), ma per far questo Dio ha bisogno della nostra collaborazione.
...

3. In questa pandemia, come in altre sventure, “Dio è accanto a noi”

«Dio è amore» (1Gv 4,8). Così Egli si manifesta in tutta la Scrittura santa, e Giovanni, dopo averne fatto esperienza, ce lo ricorda esplicitamente. Proprio perché Dio è Padre e Madre, è Amore-Misericordioso, così si rivela a Mosè: «JHWH, JHWH, Dio di misericordia (rahum) e di grazia (hannun), lento all’ira e ricco di amore (hesed) e fedeltà (emet)» (Es 34,6). 

Dt 32 (il famoso cantico di Mosè che ha rilevanza profetica) è un testo in cui il tema della paternità misericordiosa risuona per ben cinque volte nell'inno e sottolinea la permanenza e la costanza, dell'amore-misericordia divino che non si arresta neppure di fronte alla costanza nel male di Israele. L'avvio è, infatti, amaro: «Peccarono contro di lui i figli degeneri, generazione tortuosa e perversa» (v 5). Eppure alla sorgente della loro stessa esistenza e della loro costituzione in popolo c'era un atto di amore di Dio: «Non è JHWH il padre che ti ha creato (qnh), ti ha fatto e ti ha costituito?» (v. 6). 

Quest'inno evidenzia la tensione che sempre intercorre tra la paternità fedele (è l’amore misericordioso) di JHWH e la filiazione ribelle di Israele: «sono una generazione perfida, sono figli infedeli» (vv. 19.20). Questa dell'infedeltà e del tradimento è un topos teologico della relazione padre figli secondo la visione profetica. Malgrado l'infedeltà, ai vv. 10-11, attingendo alle premure del padre/madre nei confronti dei figli, è detto: «Egli lo trovò in terra deserta… Lo circondò, lo allevò, lo custodì come pupilla del suo occhio… Egli spiegò le ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali». 

Sono questi tutti gesti di una tenerezza straordinaria che esprimono l’amore di Dio Padre e Madre. È questo il linguaggio tipico dei profeti, soprattutto di Osea il quale pur usando principalmente la simbolica nuziale, attraverso la quale rilegge l'evento dell'alleanza, non disdegna anche la simbolica paterna per descrivere il rapporto tra Dio e Israele.