S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
31 marzo 2020
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m.
Il Papa prega per i senza fissa dimora: siano aiutati dalla società, la Chiesa li accolga
Nella Messa a Santa Marta, il Papa ha rivolto il suo pensiero a quanti in questo periodo non hanno una abitazione. Nell'omelia invita a contemplare Gesù sulla Croce: il Signore ha preso su di sé i nostri peccati per salvarci
Francesco ha presieduto la Messa a Casa Santa Marta nel martedì della V settimana di Quaresima. L’antifona d’ingresso è un incoraggiamento: “Sta’ in attesa del Signore, prendi forza e coraggio; tieni saldo il tuo cuore e spera nel Signore” (Sal 26,14). Introducendo la celebrazione Francesco pensa a chi non ha casa in questo periodo caratterizzato dalla pandemia di coronavirus:
Preghiamo oggi per coloro che sono senza fissa dimora, in questo momento in cui ci si chiede di essere dentro casa. Perché la società di uomini e donne si accorgano di questa realtà e aiutino, e la Chiesa li accolga.
Nell’omelia, commentando le letture odierne tratte dal Libro dei numeri (Nm 21, 4-9) e dal Vangelo di Giovanni (Gv 8,21-30), ricorda che Gesù si è fatto peccato per salvarci. Lui è venuto al mondo per prendere i nostri peccati su di sé: sulla croce non fa finta di soffrire e morire. Contempliamo Gesù sulla croce, e ringraziamo.
Di seguito il testo dell'omelia secondo una nostra trascrizione:
Il serpente certamente non è un animale simpatico: sempre è associato al male. Anche nella rivelazione il serpente è proprio l’animale che usa il diavolo per indurre al peccato. Nell’Apocalisse si chiama il diavolo “serpente antico”, quello che dall’inizio morde, avvelena, distrugge, uccide. Per questo non può riuscire. Se vuoi riuscire come uno che propone cose belle, queste sono fantasia: noi le crediamo e così pecchiamo. È questo che è successo al popolo d’Israele: non sopportò il viaggio. Era stanco. E il popolo disse contro Dio e contro Mosè. È sempre la stessa musica, no? “Perché ci avete fatto uscire dall’Egitto? Per farci morire in questo deserto? Perché non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero, la manna”. (Cf. Nm. 21,4-5) E l’immaginazione – l’abbiamo letto nei giorni scorsi – va sempre all’Egitto: “Ma, lì stavamo bene, mangiavamo bene …”. E anche, sembra che il Signore non sopportò il popolo, in questo momento. Si arrabbiò: l’ira di Dio si fa vedere, a volte … E allora il Signore mandò tra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente e morivano. “Un gran numero di israeliti morì” (Nm. 21,5). In quel momento, il serpente è sempre l’immagine del male: il popolo vede nel serpente il peccato, vede nel serpente quello che ha fatto il male. E viene da Mosè e dice: “Abbiamo peccato perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te. Supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti” (Nm 21,7). Si pente. Questa è la storia nel deserto. Mosè pregò per il popolo e il Signore disse a Mosè: “Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta di metallo. Chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita” (Nm. 21,8).
A me viene da pensare: ma questa non è un’idolatria? C’è il serpente, lì, un idolo, che mi dà la salute … Non si capisce. Logicamente, non si capisce, perché questa è una profezia, questo è un annuncio di quello che accadrà. Perché abbiamo sentito anche come profezia vicina, nel Vangelo: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che io sono e che non faccio nulla da me stesso” (Gv. 8,28). Gesù innalzato: sulla croce. Mosè fa un serpente e lo innalza. Gesù sarà innalzato, come il serpente, per dare la salvezza. Ma il nocciolo della profezia è proprio che Gesù si è fatto peccato per noi. Non ha peccato: si è fatto peccato. Come dice San Pietro nella sua Lettera: “Portò i nostri peccati su di sé” (Cf. 1Pt 2,24) E quando noi guardiamo il crocifisso, pensiamo al Signore che soffre: tutto quello è vero. Ma ci fermiamo prima di arrivare al centro di quella verità: in questo momento, Tu sembri il più grande peccatore, Ti sei fatto peccato. Ha preso su di sé tutti i nostri peccati, si è annientato fino ad adesso. La croce, è vero, è un supplizio, c’è la vendetta dei dottori della Legge, di quelli che non volevano Gesù: tutto questo è vero. Ma la verità che viene da Dio è che Lui è venuto al mondo per prendere i nostri peccati su di sé al punto di farsi peccato. Tutto peccato. I nostri peccati sono lì.
Dobbiamo abituarci a guardare il crocifisso sotto questa luce, che è la più vera, è la luce della redenzione. In Gesù fatto peccato vediamo la sconfitta totale di Cristo. Non fa finta di morire, non fa finta di non soffrire, solo, abbandonato … “Padre, perché mi hai abbandonato?” (Cf Mt 27,46; Mc 15,34). Un serpente: io sono alzato come un serpente, come quello che è tutto peccato.
Non è facile capire questo e, se pensiamo, mai arriveremo a una conclusione. Soltanto, contemplare, pregare e ringraziare.
Il Papa ha terminato la celebrazione con l'adorazione e la benedizione eucaristica, invitando a fare la Comunione spirituale. Di seguito la preghiera recitata dal Papa:
Gesù mio, credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’altare. Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io ti abbraccio e tutto mi unisco a Te. Non permettere che mi abbia mai a separare da Te.
Prima di lasciare la Cappella dedicata allo Spirito Santo, è stata intonata l’antica antifona mariana Ave Regina Caelorum ("Ave Regina dei Cieli"):
“Ave, Regina dei Cieli, ave, Signora degli angeli; porta e radice di salvezza, rechi nel mondo la luce. Godi, Vergine gloriosa, bella fra tutte le donne; salve, o tutta santa, prega per noi Cristo Signore”.
(fonte: Vatican News 31/03/2020)
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