III Domenica di Quaresima – A
"L’incontro di Gesù con la Samaritana"
a cura della Fraternità Carmelitana
di Barcellona P.G.
1. Ascolto orante
del vangelo di Giovanni (4,5-42)
Apriamo il vangelo di Giovanni al cap. 4.
Facciamo una breve pausa di silenzio, chiedendo allo Spirito che ci apra alla
comprensione di questo scritto che contiene la Parola di Dio per noi oggi.
Adesso leggiamo
attentamente e con calma la pagina del cap. 4 dal verso 5 fino al verso 42.
1.
La pagina ci parla dell’incontro di Gesù con la Samaritana al pozzo di
Giacobbe.
Gesù è arrivato per primo al pozzo. Egli,
affaticato del viaggio, siede presso il pozzo. Gesù è in cammino, un cammino faticoso perché alla ricerca non
semplice di coloro che si sono perduti, smarriti, di coloro che hanno perso il
Senso della vita. Così, infatti, è scritto poco prima nello stesso vangelo di
Giovanni al cap, 3, versetti 16-17: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il
Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la
vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per
condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Per dare speranza ai perduti, per
risollevare gli sfiduciati e coloro che hanno perso il Senso della vita, la
“vita eterna”, cioè il senso della presenza di Dio che ci fa comprendere le
cose che veramente contano, Gesù arde del desiderio – che è lo stesso desiderio
di Dio – di incontrare l’umanità che si sente perduta e smarrita. Perciò egli
prende l’iniziativa e decide, in conformità alla volontà di Dio, di andare in
Samaria.
La samaritana è la cifra di questa
umanità. Ella, infatti, rappresenta in sé tutta la regione della Samaria,
quella porzione di umanità, uomini e donne, che dai giudei era stata condannata
come eretica e idolatrica: eretica, perché aveva costruito il Tempio (l’unico
Tempio doveva essere quello di Gerusalemme) e organizzato una propria classe di
sacerdoti al servizio di esso; idolatrica, perché nella Samaria si erano
stanziati cinque popoli pagani provenienti da Babilonia, da Cuta, da Avva, da
Camat e da Sefarvàim, i quali avevano introdotto il culto delle loro divinità,
ma nello stesso tempo veneravano anche il Dio di Israele (si legga: 2Re
17,24-41).
2.
Al pozzo arriva dunque anche la samaritana per attingere l’acqua da bere. Il pozzo, nella tradizione di Israele, era
il luogo degli incontri (come le nostre piazze), il luogo dove spesso nascevano
i matrimoni o dove si concludevano anche gli affari. Ma il pozzo aveva anche un
significato simbolico: rappresentava la S.
Scrittura, in particolare la Torah, dove si poteva attingere l’acqua della Parola di Dio.
Ecco, incontrando Gesù presso il pozzo, la
samaritana, che nel dialogo con Gesù mostra di essere una donna alla ricerca
del senso della vita, fa un’esperienza nuova che le cambia il suo modo di
essere e di agire:
- riceve da Gesù l’acqua viva e
zampillante, cioè la Parola di Dio
che sazia la “sete” della ricerca di Dio e del Senso della vita, illumina e
sostiene il cammino della nostra esistenza;
- incontra in Gesù il vero Sposo dell’umanità (si legga: Gv
3,28-29), con il quale può vivere una vera relazione sponsale, dialogica, di
comunione e di autentica libertà, forse mai sperimentata prima; relazione che
la libera dall’idolatria (raffigurata simbolicamente dai sei mariti: Gv 4,17-18),
ovvero da quella concezione della vita padronale, disumana, arrogante e
violenta che riduce tutti alla schiavitù; mentre il Dio di Israele, che è lo stesso
Dio Padre di Gesù, vuole che i suoi adoratori lo adorino in Spirito e Verità
(Gv 4,23-24): in Spirito, perché dona
la vita nuova, perché ci fa rinascere; in
Verità, perché il Figlio Gesù è la Verità, che nel suo stile di vita ci
mostra il Volto fedele, amante e appassionato di Dio (si leggano: Gv 14,6-11;
8,31-32).
Da questo incontro dialogico con Gesù la
samaritana, sfiduciata dalle prove della vita, ne esce come persona rinnovata e
piena di fiducia: ella ha ricevuto il dono di Dio che è Gesù, ha iniziato a comprenderlo
meglio, prima come Profeta (Gv 4,19) e poi come Messia (Gv 4,25-26 in greco è
Cristo), e ora è diventata l’apostola,
la testimone di Cristo presso tutti gli abitanti di quella regione (Gv
4,28-29). Con la sua testimonianza la samaritana apre ai suoi corregionali la
strada dell’incontro con Cristo, con lo Sposo dell’umanità (Gv 4,38-42).
3.
Nella sua sapienza e intelligenza spirituale, la Chiesa ha letto questa pagina
del vangelo di Giovanni anche come un itinerario
battesimale: il pozzo è simbolo del fonte battesimale, l’acqua viva è il
Cristo nel quale siamo immersi (battezzati) nella sua morte e riemersi alla vita
con la sua risurrezione. E così, configurati a Lui, diventiamo suoi apostoli,
suoi testimoni tra le case degli uomini, annunciando la buona notizia del
Vangelo e umanizzando questo nostro mondo spesso reso disumano da tutte le
forme di idolatria mortifere – come il virus – che lo inquinano e lo
abbrutiscono.
2. Intercessioni
Gesù ha detto alla donna
samaritana che il Padre cerca adoratori in spirito e verità. Animati dal suo
Santo Spirito e uniti strettamente a Cristo Gesù rivolgiamo con fiducia al
Padre le nostre preghiere ed insieme diciamo: Padre nostro, ascoltaci
- Abbi pietà, o Padre, della
tua Chiesa, tuo popolo, che non sempre sa vivere la novità battesimale,
restando strettamente unito a Cristo Gesù, tuo Figlio. La presenza del tuo
Santo Spirito susciti in essa una grande sete di te, del tuo dono di amore e
così poter essere in mezzo all’umanità la fontana del villaggio, che offre
ristoro a tutti gli affaticati dalla vita. Preghiamo.
- Non c’è grido, anche
silenzioso, che Tu, o Padre, non sai ascoltare. Vogliamo portare davanti a Te
il dolore di uomini, di donne e di bambini, che nelle varie parti del mondo
sperimentano la violenza della guerra, la tortura, la riduzione in schiavitù.
Ti vogliamo pregare in modo particolare per i fratelli e le sorelle della
Siria, per quelli che hanno abbandonato le loro case distrutte dai
bombardamenti e si ritrovano ad essere senza aiuto e senza accoglienza.
Preghiamo.
- Ti preghiamo, o Padre, per
questa pandemia, provocata dal “corona virus”. Essa sta costringendo il mondo
globalizzato e fortemente tecnologizzato a fare i conti con la propria
fragilità e a scoprire paradossalmente che nessuno si salva da solo. Aiuta
tutti noi a saper vivere questo momento di prova non come un tuo castigo, ma
come una vera occasione di conversione, per ritrovare in te il Senso pieno
della vita, che è relazione e dono gratuito di sé. Preghiamo.
- Ti affidiamo, o Padre, il
nostro paese, costretto a vivere una lunga quarantena. Non ci è data la
possibilità di celebrare come assemblea l’eucarestia domenicale per il pericolo
del contagio. La sapienza e la luce del tuo Santo Spirito ci guidino a dare un
senso a questo dover restare inattivi, al non poter incontrare gli altri.
Aiutaci a ritrovare la nostra interiorità e a saper vedere la vita come un dono
gratuito e per niente assicurato. Preghiamo.
-
Ti affidiamo, infine, o Padre, i malati dal “corona virus” e il lavoro immane
dei medici, degli infermieri, degli ausiliari e dei volontari: dona a tutti il
tuo sostegno, la tua forza e la tua sapienza. Ti affidiamo i nostri amici e
parenti defunti (pausa di silenzio),
come pure i morti per il “corona virus”: a tutti dona la tua pace.
Preghiamo.
-
Pregare il Padre Nostro…
-
Concludere con la seguente preghiera:
Esaudisci o Padre le nostre preghiere e
fa’ che, come la samaritana attorno al pozzo della S. Scrittura, possiamo
attingere l’acqua viva della tua Parola che spegne ogni sete e che zampilla per
la vita eterna. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore. AMEN.
Leggi anche il post già pubblicato:
- PREGARE IN FAMIGLIA - Preparare in casa l’“angolo della preghiera” a cura della Fraternità Carmelitana di Barcellona P.G.