Il Cristo portato dalle onde
di Silvano Gianti
Arrivato chissà da dove, sembra domandare ospitalità, accoglienza, protezione. E cittadinanza
È ammarato in silenzio, nascosto da rami, tronchi e tanta rumenta. L’hanno portato le onde alte della mareggiata del 13 marzo scorso. L’hanno cullato, sbattuto, urtato. Poi finalmente l’hanno depositato sulla spiaggia di Prelo a Rapallo. Non era su un barcone degli scafisti proveniente da chissà quale lembo di terra ferma, come tanti profughi che arrivano sulle nostre spiagge. Ma abbandonato in balia del mare. Solo.
Solo con un grande carico di scarto raccolto dai flutti. È rimasto nel mucchio di rami, plastica, cortecce ed erbacce. È rimasto là nei giorni che hanno preceduto la settimana santa finché qualcuno l’ha visto, l’ha pulito e poi deposto nella vicina chiesa di san Michele di Pagana.
È un Cristo ligneo, senza la croce. Solo il corpo con alle mani e ai piedi i buchi dei chiodi, ma senza chiodi. Le condizioni del legno, praticamente perfetto, fanno propendere per un viaggio breve compiuto fra le acque salate del mare Tra le persone del posto il ritrovamento ha suscitato tenerezza, interesse, curiosità. C’è chi afferma che non dovrebbe arrivare da troppo lontano. Che potrebbe essere «lo scarto di un furto in una delle tante ville del Tigullio: la croce aveva un gran valore, il Cristo sarebbe stato attaccato successivamente e non avrebbe valore artistico». Fatto sta che è un Cristo arrivato da chissà quale angolo di mondo, arrivato come coloro che solcano il mare e vengono a domandare ospitalità, accoglienza, protezione. Cittadinanza. Il Cristo con le braccia aperte ci domanda cittadinanza:
«È bello questo ritrovamento – mi racconta un anziano pescatore seduto sul bordo della sua barca –. Guardi io non credo, ma mi sembra che ci voglia ricordare che non dobbiamo dimenticare i tanti immigrati che arrivano ogni giorno attraverso il mare in Italia. Lui ha le braccia aperte, i migranti hanno le braccia sul petto dove stringono una coperta, ma il significato è lo stesso. Per me quelle braccia aperte mi richiamano questo messaggio. Non chiudete le porte a chi vi domanda aiuto. State vigilanti. Sappiate accogliere, confortare, sostenere. Scusi, mi sa tanto della predica di un prete, ma io a messa mica ci vado, però…..sotto sotto per me il significato è questo. Poi veda lei».
Già, intanto che si aspetta di capire se sarà possibile risalire alla provenienza, il Cristo profugo è nella chiesa, su una piccola catasta di quei legni che l’hanno accompagnato nel suo tragitto in mare. «Questo Cristo arrivato dal mare, che si è tolto la croce, è una storia affascinante sia per chi crede, sia per chi non crede. Ha le braccia aperte a tutti e in questo io leggo molto del messaggio di papa Francesco. Braccia che possono essere tese in segno di richiesta d’aiuto e allora sì, ecco, può essere un migrante. Ma è anche un uomo, come tutti noi». Lo ha scritto Marco Delpino, giornalista e scrittore.
Comunque sia, mentre ci sono già fedeli che chiedono gli orari della chiesa per poter vedere il Cristo portato dalle onde, si sta aspettando di scoprire la sua provenienza.
(fonte: CITTÀ NUOVA 23/04/2018)
Il mistero del Cristo ligneo arrivato sulla spiaggia
di Silvia Pedemonte
«È un segno? Io non ci ricamerei sopra: arriva dal mare, è un oggetto sacro. E come tale abbiamo il dovere di custodirlo. E’ un crocifisso ligure e, viste anche le sue condizioni, non dovrebbe arrivare da molto lontano». Don Beppe Culoma è l’amministratore della chiesa di San Michele di Pagana dove il Cristo arrivato dal mare è esposto, sotto al quadro di Van Dick, dopo che la mareggiata del 13 marzo l’ha portato sulla spiaggia di Prelo. È in Libano, don Beppe. Sta tornando a Rapallo, con don Stefano Curotto, dopo i giorni passati ad Aleppo in visita alla comunità di padre ibrahim Alsabagh, nonostante le tensioni internazionali, i missili lanciati, la guerra.
«Da qui posso dire poco, avremo modo di riparlarne al mio ritorno – dice, don Beppe, sul crocifisso – certamente starei cauto sul fare analogie con la Madonna della Lettera di Corte a Santa Margherita. Impariamo a guardare il cuore delle cose, che qui sta in un oggetto sacro che ora dobbiamo custodire». Il Cristo è stato accolto subito, dalla comunità. E valorizzato. Perché, già nel periodo prima di Pasqua, il Sepolcro è stato realizzato attorno a lui, dai fedeli della parrocchia.
E ora è proprio sotto a uno dei gioielli di questa chiesa, il “Francesco Orero in adorazione di Gesù crocifisso con i santi Francesco e Bernardo” di Anton Van Dick. E’ un caso che crea quantomeno curiosità. Per chi ha fede, molto di più. Perché c’è chi legge un messaggio, che quel Cristo portato dalle onde voleva portare, proprio durante il periodo di preparazione alla Pasqua. Informalmente, sono state fatte segnalazioni, anche alla Soprintendenza, di questo arrivo. Il Cristo, senza croce, non appare di grande valore artistico. E al momento non si è ancora riusciti a ricostruire la sua storia: le condizioni del legno, praticamente perfetto, fanno propendere per un viaggio breve compiuto fra le acque salate del mare. Comunque sia: attorno al Cristo portato dalle onde, ci sono già fedeli che chiedono orari della chiesa e giorni, per poterlo venire a vedere. Sarà l’inizio di qualcosa di più? O si scoprirà, invece, che del Cristo – togliendogli la croce – qualcuno si è liberato, dopo aver fatto un furto in una delle ville sulle alture di San Michele di Pagana? Anche se fosse così, comunque: il Cristo non si è arreso, alla brutalità.
(fonte: IL SECOLO XIX 17/04/2018)