Bologna, la notte di Zuppi al centro sociale (tra gli applausi):
«Cosa ci unisce? Le parole di Francesco»
«Cosa ci unisce? Le parole di Francesco»
Il vescovo al Tpo affronta i temi dell’iniquità e della povertà: «Se parlare fa notizia è veramente preoccupante. Bisogna aggiornare le geografie, siamo antichi»
La prima volta del vescovo Matteo Zuppi al Tpo, il centro sociale di via Casarini, comincia in punta di piedi. I fotografi lo aspettano fuori dall’entrata principale ma lui entra da un’altra porta e va subito al suo posto e si schermisce quasi quando i cronisti gli chiedono se stasera vuole mandare un segnale. «No, non voglio mandare nessun segnale, per me è normale parlare con tutti». A sentirlo ci sono giovani, migranti, seduto vicino a lui c’è Meco Mucignat attivista storico del Tpo, arriva a salutarlo Gianmarco De Pieri, leader dei centri sociali con qualche disavventura giudiziaria in passato a causa delle sue lotte sociali.
«Uniti dalle parole di papa Francesco»
Monsignor Zuppi |
Ma anche Zuppi sa che in questo incontro c’è qualcosa di nuovo, una convergenza impensabile solo qualche anno fa. Che cosa unisce allora davvero il centro sociale di via Casarini e il vescovo? «Probabilmente le parole di papa Francesco» dice Zuppi. Infatti l’argomento della serata è un libro Terra, casa, lavoro che riunisce tre discorsi di Papa Francesco con i movimenti popolari in giro per il mondo, edito da Il Manifesto. A dialogare con Zuppi ci sono anche Luciana Castellina, giornalista e fondatrice del Manifesto e il curatore del testo, Alessandro Santagata. In platea c’è l’assessore comunale Matteo Lepore con il suo collega di giunta al bilancio, Davide Conte, la consigliera comunale Amelia Frascaroli e molte vecchie facce della sinistra bolognese che per una sera si ritrovano per sentire parlare un prete.
«Siamo liberi da strumentalità»
Per la parte più conservatrice della Chiesa quello del Tpo con Zuppi è l’incontro tra il diavolo e l’acqua santa ma il vescovo dice di non averle sentite proprio le critiche. Si vola alto nella discussione e si passa da Togliatti a Papa Giovanni XXIII, dal marxismo ai beni comuni, da Lenin a Gramsci. Quando tocca a Zuppi prendere la parola si fa un po’ più di silenzio in sala e chi sta bevendo al bar posa il bicchiere. «Se parlare fa notizia è veramente preoccupante - comincia Zuppi riferendosi all’eco mediatico che ha avuto la sua visita - siamo messi male. Bisogna aggiornare le geografie, siamo antichi e parlare non significa diventare uguali. Se parli con tutti costringi tutti a riparlare con tutti. Proprio perché siamo liberi da qualunque strumentalità siamo qua».
Gli applausi e le critiche
Cita passaggi dei discorsi del Papa, li interpreta, si emoziona e non perde mai o quasi l’attenzione della platea abituata a ben altri discorsi e ad altri tipi di serate. E quando chiude il suo primo giro dicendo che Il libro che raccoglie i discorsi del Papa «insegna a spezzare la tragedia dell’iniquità e a dare speranza ai poveri» si prende un lungo applauso. Il primo applauso di un centro sociale ad un vescovo a Bologna. Chiuso il primo giro di interventi, il microfono passa al pubblico ed è un giro senza rete dove non mancano le critiche ma Zuppi non fa una piega e ascolta pazientemente anche i discorsi più teorici, per usare un eufemismo.
«Ricucire» la città
Nei giorni scorsi riferendosi a chi si stupiva del fatto che un vescovo varcasse per la prima volta la soglia di un centro sociale Zuppi ha fatto l’esempio dei farisei che si indignavano perché Gesù mangiava con i peccatori ed è probabile che il suo messaggio sia passato, che le sue parole siano state comprese. La sua ossessione positiva è un verbo che ritorna spesso nelle sue parole: ricucire. Che cosa? La città, i rapporti tra le persone, la società. Ma è anche vero che il dialogo avviato ieri sera con i centri sociali è anche un percorso che si snoda su un filo molto sottile. Sarà interessante vedere come va a finire.
(fonte: CORRIERE DI BOLOGNA 17/04/2018)
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