Pedofilia, Papa Francesco chiede perdono:
"Una mostruosità assoluta"
Torna a far parlare in Germania la condanna di Bergoglio alla pedofilia nella Chiesa contenuta nella prefazione scritta da Francesco al libro di Daniel Pittet e pubblicata oggi dalla Bild
"Si tratta di un'assoluta mostruosità, un peccato terribile, che contraddice tutto quello che la Chiesa insegna". In Germania tornano a far parlare le parole di condanna di Papa Francesco sulla pedofilia, parole dure scritte nella prefazione del libro di Daniel Pittet La perdono, padre - oggi sulla Bild - sulle giovani vittime di abusi sessuali subiti da religiosi. Il pontefice chiede perdono a tutti: "Alcune vittime si sono alla fine addirittura tolte la vita. Questi morti pesano sul mio cuore come sulla mia coscienza e sull'intera chiesa. Alle loro famiglie vorrei esprimere il mio amore, il mio dolore e chiedere in tutta umiltà il loro perdono".
Daniel Pittet, 58 anni di Friburgo, da bambino per anni ha subito violenza da un frate cappuccino: Joël Allaz. Dopo un lungo percorso di terapia ha deciso di raccontare in un libro il suo inferno e lo ha fatto in maniera diretta, cruda: "Ho passato anni a pensare che ero l'unico a subire quei pomeriggi da incubo, a cercare di dimenticare il suo corpo addosso al mio".
Papa Francesco, dopo aver letto le pagine di Pittet, ha deciso di scrivere lui stesso la prefazione, condannando senza mezzi termini i tanti casi di pedofilia all’interno della Chiesa e i vescovi che li hanno coperti. Oltre alla prefazione del Pontefice, il libro contiene anche un’intervista a padre Joël Allaz di luglio 2016, in cui il prete parla dei tantissimi abusi commessi durante la sua vita sacerdotale. "L'anno scorso l'ho incontrato - ha raccontato Pittet - Era vecchio, ho faticato a riconoscere l'orco della mia infanzia. Mi ha guardato, ho visto la sua paura. Ma non mi ha chiesto scusa, non mi è sembrato pentito di tutto il male che ha fatto".
"Come può un prete, al servizio di Cristo e della sua Chiesa, arrivare a causare tanto male? - si chiede il Papa nella sua prefazione al libro - Come può aver consacrato la sua vita per condurre i bambini a Dio, e finire invece per divorarli in quello che ho chiamato 'un 'sacrificio diabolico', che distrugge sia la vittima sia la vita della Chiesa?".
(fonte: Repubblica 16/08/2017)
Il testo integrale della prefazione scritta da Papa Francesco
al libro di Daniel Pittet
«La perdono, padre»
Per chi è stato vittima di un pedofilo è difficile raccontare quello che ha subito, descrivere i traumi che ancora persistono a distanza di anni. Per questo motivo la testimonianza di Daniel Pittet è necessaria, preziosa e coraggiosa.
Ho conosciuto Daniel in Vaticano nel 2015, in occasione dell'Anno della vita consacrata. Voleva diffondere su larga scala un libro intitolato "Amare è dare tutto", che raccoglieva le testimonianze di religiosi e religiose, di preti e di consacrati. Non potevo immaginare che quest'uomo entusiasta e appassionato di Cristo fosse stato vittima di abusi da parte di un prete. Eppure questo è ciò che mi ha raccontato, e la sua sofferenza mi ha molto colpito. Ho visto ancora una volta i danni spaventosi causati dagli abusi sessuali e il lungo e doloroso cammino che attende le vittime. Sono felice che altri possano leggere oggi la sua testimonianza e scoprire a che punto il male può entrare nel cuore di un servitore della Chiesa.
Come può un prete, al servizio di Cristo e della sua Chiesa, arrivare a causare tanto male? Come può aver consacrato la sua vita per condurre i bambini a Dio, e finire invece per divorarli in quello che ho chiamato "un sacrificio diabolico", che distrugge sia la vittima sia la vita della Chiesa? Alcune vittime sono arrivate fino al suicidio. Questi morti pesano sul mio cuore, sulla mia coscienza e su quella di tutta la Chiesa. Alle loro famiglie porgo i miei sentimenti di amore e di dolore e, umilmente, chiedo perdono.
Si tratta di una mostruosità assoluta, di un orrendo peccato, radicalmente contrario a tutto ciò che Cristo ci insegna. Gesù usa parole molto severe contro tutti quelli che fanno del male ai bambini: "Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare" (Matteo 18, 6).
La nostra Chiesa, come ho ricordato nella lettera apostolica "Come una madre amorevole" del 4 giugno 2016, deve prendersi cura e proteggere con affetto particolare i più deboli e gli indifesi. Abbiamo dichiarato che è nostro dovere far prova di severità estrema con i sacerdoti che tradiscono la loro missione, e con la loro gerarchia, vescovi o cardinali, che li proteggesse, come già è successo in passato.
Nella disgrazia, Daniel Pittet ha potuto incontrare anche un'altra faccia della Chiesa, e questo gli ha permesso di non perdere la speranza negli uomini e in Dio. Ci racconta anche della forza della preghiera che non ha mai abbandonato, e che lo ha confortato nelle ore più cupe.
Ha scelto di incontrare il suo aguzzino quarantaquattro anni dopo, e di guardare negli occhi l'uomo che l'ha ferito nel profondo dell'animo.
E gli ha teso la mano. Il bambino ferito è oggi un uomo in piedi, fragile ma in piedi. Sono molto colpito dalle sue parole: "Molte persone non riescono a capire che io non lo odii. L'ho perdonato e ho costruito la mia vita su quel perdono".
Ringrazio Daniel perché le testimonianze come la sua abbattono il muro di silenzio che soffocava gli scandali e le sofferenze, fanno luce su una terribile zona d'ombra nella vita della Chiesa.
Aprono la strada a una giusta riparazione e alla grazia della riconciliazione, e aiutano anche i pedofili a prendere coscienza delle terribili conseguenze delle loro azioni.
Prego per Daniel e per tutti coloro che, come lui, sono stati feriti nella loro innocenza, perché Dio li risollevi e li guarisca, e dia a noi tutti il suo perdono e la sua misericordia.
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