Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)
Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino
Vangelo: Mt 17,1-9
La Trasfigurazione è " lo sfraghìs " del Padre sulla vita del Figlio, la conferma cioè che la scelta fatta da Gesù nel battesimo è quella giusta, la scelta di farsi nostro fratello, di assumere la nostra fragilità, farsi carico del nostro peccato fino alle estreme conseguenze, fino a dare la vita. "Essa è altresì l'anticipo di quello che saremo se realmente decidiamo di ascoltare/obbedire a Gesù" (cit.). Il brano è fortemente carico di riferimenti biblici che richiamano l'esperienza dell'Esodo, quella di Mosè che sale sul Sinài con Aronne, Abiu e Nadab per ricevere la Torah: il monte, il volto luminoso, le tende, la nube, la voce. La voce del Padre - che nel Vangelo di Matteo parla soltanto due volte e ribadendo lo stesso concetto - è il sigillo a quanto detto nei versetti precedenti da Pietro, che lo riconosce come il Messia (16,16), e da Gesù, che afferma di essere il Servo sofferente, che Pietro si rifiuta di accettare, e che ci invita a fare come lui (16,21-24). Il Figlio è la sola Parola pronunciata dal Padre, colui che ne rivela in pienezza il Volto, che nella sua umanità mostra "tutta la pienezza della divinità "(Col 2,9). "La Chiesa è chiamata ad ascoltare lui e lui solo, perché, ascoltandolo, possiamo diventare come lui: figli".