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venerdì 18 agosto 2017

Bruno e Luca. L'atroce stupidità del terrorismo di Maurizio Patriciello

Le due vittime italiane dell'attentato a Barcellona,
Luca Russo (a sinistra) Bruno Gulotta
Bruno e Luca. 
L'atroce stupidità del terrorismo 
di Maurizio Patriciello

Giovanissime vite stroncate, giovani donne cui sono stati strappati i loro compagni, bambini rimasti orfani all’improvviso. Un dolore, una rabbia immensi e bisogna ricominciare. Senza cedere alla disperazione, allo scoraggiamento, all’odio; senza permettere alla paura, alla sete di vendetta di paralizzarti. Bisogna, con le lacrime agli occhi e il cuore a lutto, rimboccarsi le maniche e continuare a vivere per i grandi ideali in cui hanno creduto Bruno e Luca, i due italiani morti a Barcellona; insistere sui valori che, pur tra vicende avverse e contraddittorie, hanno fatto grande l’ Europa e l’ Occidente. Dar loro voce, amplificarli. Incarnarli.

A Barcellona, ancora una volta, è andato in scena l’odio assassino. Stupido. Becero. Capace solo di impaurire, distruggere, insanguinare. Uccidere.

A Barcellona giovedì c’eravamo tutti. Tutti gli uomini e le donne di buona volontà che credono nel progresso rispettoso dell’ ambiente, della natura, della cultura, degli altri. Che non vogliono mai fare al prossimo quello che non desiderano venga fatto a loro.

A Barcellona, giovedì, c’erano la civiltà, la ragione, la voglia di vivere, la fede. C’erano persone create a immagine di Dio. C’ erano i nostri figli, i nostri genitori, le nostre spose, i nostri amici. Barcellona, che vede milioni di persone affollare le strade, i locali, le spiagge, gli alberghi, ci ha affratellati. Sulla Rambla ci siamo sorpresi, ancora una volta, piccoli, indifesi, sperduti come un gattino sfuggito dalle mani della padroncina e immensi come il cielo che incanta le Baleari.

A Barcellona ci siamo convinti – se ancora ce ne fosse bisogno – che solo l’ amicizia tra i popoli e le diverse culture, la solidarietà tra i paesi ricchi e quelli poveri, il dialogo, la comprensione, l’amore, può tenere insieme questa umanità bella e tormentata.

Barcellona ci ha fatto conoscere Bruno, un giovane italiano in vacanza con sua moglie e i figlioletti di 5 anni e 7 mesi. Mai avrebbe potuto immaginare che la passeggiata su una delle strade più famose del mondo si sarebbe trasformata nella tragedia più terribile della sua breve vita.

La morte è arrivata improvvisa. Atroce, sciocca, stupida. Violentissima. Non ha avuto il tempo di guardarla in volto, Bruno, anche perché non aveva un volto, ma un ghigno orribile, spaventoso. Una maschera agghiacciante. Bruno ha capito subito di dover mettere in salvo i suoi bambini. È riuscito a farlo poco prima che il ghigno se lo trascinasse via. Luca, il ragazzo che vediamo nella foto con la fascia fra i capelli, era un giovane di ingegnere di Bassano del Grappa. Era arrivato con la fidanzata a Barcellona inseguendo la scia del bello. Arte, storia, architettura, sole, mare. La sua sorte, il suo nome, la sua vita si sono intrecciati con quelle di altri fratelli e sorelle mai conosciuti prima. Persone amanti della bellezza, della libertà. Persone libere della libertà che accomuna i sogni del meglio dell’ umanità. Liberi per rendere più libero il mondo, i figli, i propri paesi. Perché senza libertà le piante dell’amicizia, della convivenza, dell’amore, della fede non potranno mai attecchire. Senza libertà si spegne la voglia di lottare, di progettare, di sognare. Di essere uomini. Vogliamo chiamarli per nome questi due fratelli italiani – ma volendo ricordare tutte le vittime dell’ attentato - per far sapere ai loro cari che li sentiamo nostri, che piangiamo la loro scomparsa. Per chiedere ai credenti di unirsi alla preghiera del Papa per loro, per le altre vittime, per le loro famiglie, per i feriti, per Barcellona. Per la pace nel mondo.

Vogliamo alzare la voce e gridare il nostro no fermo, deciso, convinto a ogni terrorismo. Per chiedere ai grandi della terra di avere a cuore i paesi poveri. Di essere con essi solidali, giusti, comprensivi. Vogliamo ricordare che una società veramente civile e democratica si fa carico dei più deboli, degli esclusi, di chi è rimasto indietro. E lo aiuta a rimettersi al passo con la storia. L’Occidente, impregnato di cristianesimo anche quando non se ne accorge, non può dimenticare che “Liberté, Egalité, Fraternité” sono gemelli siamesi: stanno insieme o cadono insieme. E potranno rimanere uniti solo se a tutti viene concesso di accedere alla sala del banchetto. Se tutti possono prendere la parola nella sala del Capitolo.
(fonte: Avvenire)