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martedì 1 agosto 2017

“Nel solco di papa Giovanni” lettere inedite tra Loris Capovilla e David Maria Turoldo - Recensione di Aldo Pintor



“Nel solco di papa Giovanni” 

recensione di Aldo Pintor


Per pochi eletti è l'aurora dicono i saggi e i poeti. Infatti, quella splendida luce soffusa che è l'annuncio di un nuovo giorno in cui ogni uomo potrà vivere e incontrare i suoi fratelli in umanità, viene attesa da poche persone. L'aurora indica sempre la nascita di un qualcosa di nuovo e viene citata con abbondanza nella corrispondenza che mons. Loris Capovilla ebbe con padre Turoldo. Mons. Capovilla ebbe la fortuna di affiancare Papa Giovanni XIII in quello splendido evento che fu il Concilio Vaticano II. Allora, infatti, la Navicula petri (la Chiesa) uscì dai palazzi vaticani e dalle sacrestie e andò finalmente incontro al mondo. Per questa sua dedizione a Giovanni XXIII papa Francesco, il papa venuto da lontano, fece assurgere Mons. Capovilla agli onori del cardinalato. 

Come abbiamo detto l'aurora coi suoi colori delicati è una presenza costante nell'epistolario inedito tra il prete veneto Loris Capovilla e il frate friuliano David Maria Turoldo, uomo con un potente anelito ad amare che come spesso succede ha forgiato un carattere forte e anche spigoloso. Basta leggere i suoi splendidi versi per accorgersi del suo animo generoso e tormentato. Questo epistolario vero e proprio tesoro di umanità e spiritualità ora è stato messo a disposizione del lettore dalla preziosa casa editrice Servitum. La Casa Editrice dei frati serviti che ha tra gli altri il merito delle pubblicazione delle opere di un grandissimo e ignorato profeta del novecento il toscano Giovanni Vannucci, fraterno amico di Turoldo. 

I curatori di questo epistolario sono Marco Roncalli e Antonio Donadio, e il libro si intitola “Nel solco di papa Giovanni” (Servitium Editrice € 13). Così sono offerte al lettore odierno una sessantina di lettere che i due innamorati di Dio si sono scritti tra il 1963 (anno in cui è morto Giovanni XXIII) e il 1991 anno precedente alla morte di Turoldo sopraggiunta dopo una dolorosa malattia. 

Chi legge queste lettere percepisce costantemente la dolce presenza di papa Giovanni, il papa buono, figlio della migliore Italia e del suo borgo natale, Sotto il Monte in provincia di Bergamo. Per una straordinaria coincidenza in questo paese delle prealpi bergamasche stabilirono la loro residenza sia pure per motivi completamente diversi sia Capovilla che Turoldo. 

In queste pagine potremo leggere le grandi speranze che suscitò nella chiesa il Concilio e la grande carica di amore che questi due giganti spirituali riversavano soprattutto verso i più sfortunati. Le speranze, l'entusiasmo e l'amore per i fratelli (senza il quale non può esservi nessuna amore per Dio come giustamente ci viene ricordato nel Nuovo Testamento dalla lettera di Giovanni) non vengono mai meno neppure per le incomprensioni e talvolta per le persecuzioni che i due dovettero sopportare da altri appartenenti alla stessa chiesa. E la loro amicizia fu un sicuro sostegno reciproco anche nei momenti più duri. 

Turoldo con la sua poesia liberò la sua anima da tanti affanni e Capovilla ha sempre ricordato al mondo il messaggio di colui che salito sul soglio di Pietro viene sempre ricordato come il Papa Buono. Chissà quanto Turoldo, questo friuliano ruvido avrebbe amato papa Francesco. Anche per lui credo possano valere le parole che mons. Capovilla pronunciò il giorno del suo centesimo compleanno “Vivo i miei giorni del tramonto assistendo al rinnovarsi dell'aurora della Chiesa. Ed è motivo di consolazione. Tantum auorora est”. 

Quanto entusiasmo ci regalano anche a distanza di tempo le voci di Turoldo e Capovilla. Quanto siamo contenti di appartenere alla medesima chiesa di questi due santi. Infatti al di là di ogni canonizzazione ufficiale tali questi due sono. Che splendido cammino di umanità profonda oltre che di fede in queste pagine. 

Speriamo che questo epistolario sia letto anche da coloro che per ragioni anagrafiche non hanno potuto conoscere meglio queste due figure che come Gesù ai discepoli di Emmaus ci fanno battere forte il cuore in petto. Indizio inequivocabile che attraverso queste persone ci parla il Dio della vita che ha voluto farsi uomo e che chi ha conosciuto questi due uomini straordinari ne tramandi il ricordo ai più giovani.