Migranti sgomberati, rifugiata eritrea:
“Polizia disumana, è stato il putiferio”
Giovane occupante dell’ex sede Federconsorzi e Ispra al Tg2000: “Tutti avevano documenti in regola. Nessun criminale o terrorista”. “E’ da stamane che sto piangendo, la polizia è stata disumana. Gente con le stampelle che non riusciva a camminare è stata cacciata con gli idranti. Un’altra signora colpita dalla forza dell’acqua è stata addirittura scaraventata a terra”. Così una giovane rifugiata eritrea, in Italia da 13 anni, ha raccontato ai microfoni del Tg2000, il telegiornale di Tv2000, lo sgombero di diversi migranti, in gran parte rifugiati, accampati in piazza Indipendenza a Roma dopo essere stati evacuati dall’ex sede di Federconsorzi e Ispra il 19 agosto scorso.“Stamattina – ha aggiunto la rifugiata eritrea che da due anni abitava nello stabile - è successo il putiferio. Dal 19 agosto ho perso tutto sono riuscita a prendere solo i documenti, il resto delle mie cose sono rimaste lì: scarpe, gioielli, valigie. All’interno dell’edificio negli scorsi anni non è stato mai trovato alcun delinquente o terrorista. Tutti avevano i documenti in regola: rifugiati e richiedenti asilo politico. Anche questa mattina, come il 19 agosto, i poliziotti sono arrivati all’improvviso. Nessuno ci ha avvisati, sono rimasta traumatizzata”.
“Ora non so cosa fare – ha concluso la giovane - ho perso tutto. Sono 13 anni che sto in Italia. I bambini ieri si sentivano in galera e stamane li ho visti per terra traumatizzati. Questa gente ora non ha più un posto dove andare. L’edificio era abitato da 400-500 persone. Tutti rifugiati politici di nazionalità eritrea ed etiope. Non vi era alcun criminale, tutti avevano i documenti in regola”.
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Qualche giorno fa in un bellissimo articolo sulle condizioni dei campi di detenzione per i migranti in Libia, Domenico Quirico sulla Stampa ha scritto: “Il mestiere che faccio non è discutere se una politica è efficace o no, è semplicemente raccontare quali sono le conseguenze della politica sugli esseri umani. Alla fine di tutto, ogni volta, c’è sempre una scelta morale. Poi deciderete, ma dovete sapere qual è il prezzo che fate pagare. Non potrete dire: ignoravo tutto, credevo, mi avevano detto”. Con le dovute differenze, penso che lo stesso ragionamento possa valere per qualunque politica dell’immigrazione anche al livello locale.
Perché nessun rappresentante delle istituzioni si è affacciato a piazza Indipendenza in questi giorni? Perché Roma da anni non riesce a varare un piano per l’accoglienza? La risposta è semplice nella sua brutalità: i migranti, i richiedenti asilo e i rifugiati che vivono nelle nostre città non sono considerati parte delle nostre comunità, anche se sono al nostro fianco e nelle nostre vite da anni.
Negli ultimi mesi il dibattito pubblico sui migranti in Italia ha assunto toni ancora più foschi, perché abbiamo cominciato a desiderare o ad augurarci che si facciano da parte, che spariscano. Mi ha colpito la conclusione del messaggio di Mussie Zerai al ministro Minniti: una supplica a considerare “esseri umani” gli occupanti eritrei di piazza Indipendenza. Evidentemente abbiamo dimenticato che lo sono.
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