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lunedì 30 novembre 2015

PAPA FRANCESCO VIAGGIO APOSTOLICO IN KENYA, UGANDA E NELLA REPUBBLICA CENTRAFRICANA /8 (cronaca, foto, testi e video) - Arrivo in Uganda e incontri con le autorità e con catechisti e insegnanti



 27 novembre 2015 
 Arrivo in Uganda e incontro con le autorità 

Alle 15.05 ora italiana Papa Francesco è arrivato a Entebbe, in Uganda, per la seconda tappa della sua missione pastorale in Africa che lo ha già visto visitare il Kenya. 
Ad attendere Papa Bergoglio c'era una delegazione composta da personalità politiche e religiose, guidata dal presidente Yoweri Museveni. 

Museveni ha diffuso su YouTube un messaggio di benvenuto per Papa Francesco. "Possa la sua visita rafforzare il nostro amore per il prossimo.... benvenuto in Uganda Sua Santità Papa Francesco".


Ad accoglierlo Francesco ha trovato, insieme alle autorità, cori folkloristici, suonatori di tamburi e danzatori della tribù kiganda, l'etnia dominante nel regno tradizionale del Buganda sul cui territorio si trova Entebbe, una trentina di chilometri a sud della capitale Kampala. 

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Francesco ha visitato nella State House il presidente, che, per usare un'espressione eufemistica del portavoce vaticano Federico Lombardi, "sta governando il paese con mano ferma". Alle 18 (le 16 italiane) l'incontro con autorità e corpo diplomatico nella sala delle conferenze della State House.

Ecco il testo integrale del discorso del Santo Padre:

Signor Presidente,
Illustri membri del Governo,
Distinti membri del Corpo Diplomatico,
Cari fratelli Vescovi,
Signore e Signori,

Vi ringrazio per il vostro cortese benvenuto, e sono lieto di essere in Uganda. La mia visita al vostro Paese si prefigge innanzitutto di commemorare il cinquantesimo anniverario della canonizzazione dei Martiri Ugandesi, avvenuta ad opera del mio predecessore, il Papa Paolo VI. Tuttavia spero che la mia presenza qui sia vista anche come un segno di amicizia, di stima e di incoraggiamento per tutti gli abitanti di questa grande Nazione.

I martiri, sia cattolici che anglicani, sono autentici eroi nazionali. Essi rendono testimonianza ai principi-guida espressi nel motto ugandese: Per Dio e per il mio Paese. Essi ci ricordano l’importanza che la fede, la rettitudine morale e l’impegno per il bene comune hanno rappresentato e continuano a rappresentare nella vita culturale, economica e politica di questo Paese. Essi inoltre ci ricordano, nonostante le nostre diverse credenze religiose e convinzioni, che tutti siamo chiamati a cercare la verità, a lavorare per la giustizia e la riconciliazione, e a rispettarci, proteggerci ed aiutarci reciprocamente come membri dell’unica famiglia umana. Questi alti ideali sono particolarmente richiesti a uomini e donne come voi, che avete il compito di assicurare con criteri di trasparenza il buon governo, uno sviluppo umano integrale, un’ampia partecipazione alla vita pubblica della Nazione, così come una saggia ed equa distribuzione delle risorse, che il Creatore ha elargito in modo così ricco a queste terre.

La mia visita intende anche attirare l’attenzione verso l’Africa nel suo insieme, sulla promessa che rappresenta, sulle sue speranze, le sue lotte e le sue conquiste. Il mondo guarda all’Africa come al continente della speranza. L’Uganda è stata veramente benedetta da Dio con abbondanti risorse naturali, che siete chiamati ad amministrare come custodi responsabili. Ma la Nazione è stata soprattutto benedetta attraverso il suo popolo: le sue solide famiglie, i suoi giovani e i suoi anziani. Sono ansioso di incontrarmi domani con i giovani, per i quali avrò parole di incoraggiamento e di stimolo. Quanto è importante che vengano loro offerte la speranza, la possibilità di ricevere un’istruzione adeguata e un lavoro retribuito, e soprattutto l’opportunità di partecipare pienamente alla vita della società! Voglio però menzionare anche la benedizione che ricevete attraverso gli anziani. Essi sono la memoria vivente di ogni popolo. La loro saggezza ed esperienza dovrebbero sempre essere valorizzate come una bussola che può consentire alla società di trovare la giusta direzione nell’affrontare le sfide del tempo presente con integrità, saggezza e lungimiranza.

Qui nell’Africa Orientale, l’Uganda ha mostrato un impegno eccezionale nell’accogliere i rifugiati, permettendo loro di ricostruire le loro esistenze nella sicurezza e facendo loro percepire la dignità che deriva dal guadagnarsi da vivere con un onesto lavoro. Il nostro mondo, segnato da guerre, violenze e diverse forme di ingiustizia, è testimone di un movimento migratorio di popoli senza precedenti. Il modo in cui affrontiamo tale fenomeno è una prova della nostra umanità, del nostro rispetto della dignità umana e, prima ancora, della nostra solidarietà con i fratelli e le sorelle nel bisogno.

Sebbene la mia visita sia breve, spero di incoraggiare i tanti silenziosi sforzi compiuti per assistere i poveri, gli ammalati e le persone in qualsiasi difficoltà. È in questi piccoli segni che possiamo vedere la vera anima di un popolo. In molti modi il nostro mondo diventa più solidale; tuttavia, nel medesimo tempo, assistiamo con preoccupazione alla globalizzazione della “cultura dello scarto”, che ci rende ciechi di fronte ai valori spirituali, indurisce i nostri cuori davanti alle necessità dei poveri e priva i nostri giovani della speranza.

Desidero incontrarvi e trascorrere questo tempo con voi, e prego che voi e tutto l’amato popolo dell’Uganda siate sempre all’altezza dei valori che hanno dato forma all’anima della vostra Nazione. Invoco su voi tutti l’abbondanza delle benedizioni del Signore.

Mungu awabariki! (Dio vi benedica!)

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Il percorso del corteo papale si è poi dipanato lungo strade gremite di folla in festa, i lampioni addobbati con festoni neri, gialli e rossi, i colori della bandiera nazionale: ma anche di soldati e poliziotti.




 Incontro con catechisti e insegnanti 

Alle 19.15 (17.15) la visita a Munyonyo e il saluto ai catechisti e insegnanti, prima di ritirarsi per il pernottamento nella sede della nunziatura apostolica.



Guarda il video del discorso del Papa (in italiano)

Ecco il testo integrale del discorso:

Cari catechisti ed insegnanti,
Cari amici,

Saluto tutti voi con affetto nel nome di Gesù Cristo, nostro Signore e Maestro.

“Maestro!”. Che bel titolo è questo! Gesù è il nostro primo e più grande maestro. San Paolo ci dice che Gesù ha dato alla sua Chiesa non solo apostoli e pastori, ma anche maestri, per edificare l’intero Corpo nella fede e nell’amore. Insieme ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, che sono stati ordinati per predicare il Vangelo e prendersi cura del gregge del Signore, voi, come catechisti, avete una parte di rilievo nel portare la Buona Notizia ad ogni villaggio e casolare del vostro Paese. Voi siete stati eletti per avere il ministero della catechesi. 

Vorrei prima di tutto ringraziarvi per i sacrifici che voi e le vostre famiglie fate, e per lo zelo e la devozione con cui svolgete il vostro importante compito. Voi insegnate quello che Gesù ha insegnato, istruite gli adulti e aiutate i genitori a crescere i loro figli nella fede e portate a tutti la gioia e la speranza della vita eterna. Grazie, grazie per la vostra dedizione, per l’esempio che offrite, per la vicinanza al popolo di Dio nella vita quotidiana e per i tanti modi con cui piantate e coltivate i semi della fede in tutta questa vasta terra! Grazie specialmente per il fatto di insegnare ai bambini e ai giovani come pregare. Perché è molto importante, è un lavoro grande quello di insegnare ai bambini a pregare.

So che il vostro lavoro, benché gratificante, non è facile. Vi incoraggio perciò a perseverare, e chiedo ai vostri Vescovi e sacerdoti di aiutarvi con una formazione dottrinale, spirituale e pastorale in grado di rendervi sempre più efficaci nella vostra azione. Anche quando il compito appare gravoso, le risorse risultano troppo poche e gli ostacoli troppo grandi, vi farà bene ricordare che il vostro è un lavoro santo. E voglio sottolinearlo: il vostro è un lavoro santo. Lo Spirito Santo è presente laddove il nome di Cristo viene proclamato. Egli è in mezzo a noi ogni volta che eleviamo i cuori e le menti a Dio nella preghiera. Egli vi darà la luce e la forza di cui avete bisogno! Il messaggio che portate si radicherà tanto più profondamente nei cuori delle persone quanto più voi sarete non solo dei maestri, ma anche dei testimoni. E questa è un’altra cosa importante: voi dovete essere maestri, ma questo non serve se voi non siete testimoni. Che il vostro esempio faccia vedere a tutti la bellezza della preghiera, il potere della misericordia e del perdono, la gioia di condividere l’Eucaristia con tutti i fratelli e le sorelle.

La comunità cristiana in Uganda è cresciuta grandemente grazie alla testimonianza dei martiri. Essi hanno reso testimonianza alla verità che rende liberi; furono disposti a versare il proprio sangue per rimanere fedeli a ciò che sapevano essere buono, bello e vero. Siamo oggi qui in Munyonyo, nel luogo dove il Re Mwanga decise di eliminare i seguaci di Cristo. Egli non riuscì in questo intento, così come il Re Erode non riuscì ad uccidere Gesù. La luce rifulse nelle tenebre e le tenebre non hanno prevalso (cfr Gv1,5). Dopo aver visto la coraggiosa testimonianza di sant’Andrea Kaggwa e dei suoi compagni, i cristiani in Uganda divennero ancora più convinti delle promesse di Cristo.

Possa sant’Andrea, vostro Patrono, e possano tutti i catechisti ugandesi martiri ottenere per voi la grazia di essere saggi maestri, uomini e donne le cui parole siano ricolme di grazia, di una convincente testimonianza dello splendore della verità di Dio e della gioia del Vangelo! Testimoni di santità. Andate senza paura in ogni città e villaggio di questo Paese, senza paura, per diffondere il buon seme della Parola di Dio, e abbiate fiducia nella sua promessa che tornerete festosi, con covoni ricolmi di un abbondante raccolto. Chiedo a tutti voi, catechisti, di pregare per me, e far pregare i bambini per me.

Omukama Abawe Omukisa! (Dio vi benedica!)

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