"Signore disarmali. E disarmaci":
sia la nostra risposta
di Enzo Bianchi
"Signore, disarmali! Signore disarmaci!". Così pregavano al cuore della bufera algerina i monaci trappisti di Tibhirine. E, in chi crede, tale preghiera sorge spontanea di fronte a efferatezze che di umano hanno solo il raziocinio con cui vengono progettate e realizzate. È un nuovo pezzo incandescente di quella «terza guerra mondiale» parcellizzata nella quale non si riesce a capire – o i pochi non vogliono che i molti capiscano – chi arma chi e a che scopo.
Disarmare chi uccide senza pietas pare al di là delle nostre forze, come pure supera le nostre capacità il disarmare i nostri sentimenti e renderli degni di quell’umanità che non riconosciamo nell’altro quando assume i tratti del carnefice. Per questo l’autentico disarmo, interiore ed esteriore, è da invocare da Dio come dono ed è da ricercare con le nostre forze come profezia. Disarmati, potremmo forse trovare il tempo e la lucidità per porci interrogativi che oggi l’angoscia e il pianto soffocano nella rabbia dell’impotenza. Siamo di fronte a disperati che seminano disperazione? Oppure cinici burattinai stanno giocando al massacro in una lotta di potere che gli uni rivestono di un manto religioso sempre più abusato e falso e gli altri abbelliscono con richiami ipocriti a valori negati nei comportamenti verso gli altri?
Purtroppo solo il terrorismo sembra capace di causare l’insurrezione delle nostre coscienze, ma noi non vogliamo vederne le cause, né assumerci le responsabilità per tutte le situazioni che lo hanno favorito o che ne diventano l’humus. La rivolta delle nostre coscienze dovrebbe avvenire non solo quando siamo colpiti nella nostra Europa, ma sempre, quando si scatena la barbarie e uomini, donne e bambini ne sono vittime: si pensi a quanto avviene quotidianamente in Siria o in Iraq… Ovunque un essere umano è ucciso, l’umanità intera dovrebbe sentirsi ferita.
Parlare di tragica spirale di violenza non è figura retorica: quando ci si lascia trascinare nel vortice della morte e si cerca di venirne fuori con armi speculari e contrapposte, quando si vede il turbine montare e ci si avvita a ritroso per incolpare gli uni o gli altri di averne innescato il moto, allora la velocità stessa del vortice accelera, fino a travolgere tutto: i fini perversi come le buone intenzioni, i torti e le ragioni, i giusti e i malvagi, i sommersi e i salvati.
«Non c’è giustificazione né religiosa né umana» per simili atti, ha proclamato con voce rotta papa Francesco. Perché la religione non implica guerra e morte violenta, mentre la ragione umana è contraddetta alla radice dalla negazione dell’umanità del proprio simile. Rispondere da esseri umani e da credenti a gesti disumani e contrari alla religione implica allora il ripudio dell’«occhio per occhio» e il fondare i nostri gesti su ciò che è giusto e retto, su ciò che la dignità dell’uomo e la volontà di Dio mostrano al nostro intimo come fonte di shalom, di pace e vita piena. E non cedere alla logica della morte che invoca altra morte.
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Disarmali e disarmaci di Enzo Bianchi
Il Sultano e San Francesco
di Tiziano Terzani
In queste ore in tanti, anche nei social, citano la "rabbia" di Oriana Fallaci, desideriamo riproporre la lettera - risposta di Tiziano Terzani
Perche' se quella non e' dentro di noi non sara' mai da nessuna parte."
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Il Sultano e San Francesco di Tiziano Terzani
E' SBAGLIATO PRENDERSELA CON TUTTI I MUSULMANI
Purtroppo siamo di nuovo qua a dover scrivere questo post e a contare i morti dopo un altro attentato, sempre a Parigi. A cercare di ragionare per un attimo mentre intorno sono pronte le solite urla. "L'Islam festeggia i nostri morti", "i buonisti sono complici", "chi mi parla dell'islam moderato lo prendo a calci in culo", "basta buonismo del cavolo" ( frasi dette da esponenti di Lega Nord e Forza Italia che siedono in Parlamento).
Politici e commentatori vari non si sono degnati neppure di rispettare qualche ora di silenzio prima di sparare a zero e a caso. E in questo momento è molto facile per loro fare di tutta l'erba un fascio. Gli slogan sono sempre i soliti: i musulmani sono tutti terroristi, gli immigrati vengono in Europa per ucciderci, chiudiamo le frontiere e rimandiamoli a casa, sono tutti pericolosi. Che siano cose vere o false, realizzabili o impossibili, sensate o meno, in questo momento attirano like e consensi come il miele.
Come sono stato costretto a fare in occasione dell'attentato a Charlie Hebdo, qui sotto prenderò alcuni dei commenti più diffusi in queste ore sulla bocca dei politici e sui social network e li affiancherò a dei FATTI. Nella speranza assolutamente vana che qualcuno tra coloro che stanno condividendo certe frasi possa fermarsi un attimo e concentrarsi davvero su ciò che afferma.
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Questo non è un titolo di giornale di Andrea Coccia
Imagine di John Lennon
Ieri 14 novembre 2015, Davide Martello, nato in Italia e cresciuto in Germania, si è recato davanti al teatro di Parigi Bataclan, uno dei luoghi degli attentati che ha colpito la capitale francese venerdì 13 novembre, per suonare con il suo pianoforte la canzone Imagine di John Lennon.
L'uomo aveva già suonato in strada dopo gli attacchi alla redazione di Charlie Hebdo, in piazza Maidan durante le proteste in Ucraina, a piazza Taksim a Instanbul e in Afghanistan.
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