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giovedì 5 novembre 2015

"Fa parte della vocazione e della missione della famiglia la capacità di perdonare e di perdonarsi" Papa Francesco Udienza generale 4/11/2015


 4 novembre 2015 

Tra i circa 15mila fedeli che gremiscono oggi piazza San Pietro, ci sono oggi anche molte bandiere argentine, dai colori bianco azzurri, accompagnati da relativi, semplici striscioni con la scritta del Paese d’origine di Papa Bergoglio. Avvicinatosi ad uno di questi gruppi durante il giro intorno alla piazza che rappresenta la prima parte dell’udienza generale, il Papa ha fatto un ampio cenno di saluto con la mano e sorridendo, voltandosi verso di loro, ha detto: “Salutate i ragazzi”. Molti anche i fedeli messicani. 
Protagonisti, come di consueto, del giro tra i vari settori del colonnato di San Pietro, i bambini, che anche oggi il Papa ha teneramente baciato e abbracciato. Appena giunto sul sagrato, Francesco stava per compiere l’ultimo tratto a piedi, una volta sceso dalla jeep, quando si è voltato richiamato dalla vista di una bambina sudamericana che lo aspettava per avere il privilegio di salutarlo personalmente. Papa Francesco, sorridente e di buon grado, ha indugiato nell’incontro con la bambina, amabilmente scortato dai solerti uomini della sicurezza vaticana. In prima fila, sotto al sagrato, anche un clown variopinto.

La Famiglia - 31. Rimetti i debiti

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

L’Assemblea del Sinodo dei Vescovi, che si è conclusa da poco, ha riflettuto a fondo sulla vocazione e la missione della famiglia nella vita della Chiesa e della società contemporanea. E’ stato un evento di grazia. Al termine i Padri sinodali mi hanno consegnatoil testo delle loro conclusioni. Ho voluto che questo testo fosse pubblicato, perché tutti fossero partecipi del lavoro che ci ha visti impegnati assieme per due anni. Non è questo il momento di esaminare tali conclusioni, sulle quali devo io stesso meditare.

Nel frattempo, però, la vita non si ferma, in particolare la vita delle famiglie non si ferma! Voi, care famiglie, siete sempre in cammino. E continuamente scrivete già nelle pagine della vita concreta la bellezza del Vangelo della famiglia. In un mondo che a volte diventa arido di vita e di amore, voi ogni giorno parlate del grande dono che sono il matrimonio e la famiglia.

Oggi vorrei sottolineare questo aspetto: che la famiglia è una grande palestra di allenamento al dono e al perdono reciproco senza il quale nessun amore può durare a lungo. Senza donarsi e senza perdonarsi l’amore non rimane, non dura. Nella preghiera che Lui stesso ci ha insegnato – cioè il Padre Nostro – Gesù ci fa chiedere al Padre: «Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori». E alla fine commenta: «Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (Mt 6,12.14-15). Non si può vivere senza perdonarsi, o almeno non si può vivere bene, specialmente in famiglia. Ogni giorno ci facciamo dei torti l’uno con l’altro. Dobbiamo mettere in conto questi sbagli, dovuti alla nostra fragilità e al nostro egoismo. Quello che però ci viene chiesto è di guarire subito le ferite che ci facciamo, di ritessere immediatamente i fili che rompiamo nella famiglia. Se aspettiamo troppo, tutto diventa più difficile. E c’è un segreto semplice per guarire le ferite e per sciogliere le accuse. E’ questo: non lasciar finire la giornata senza chiedersi scusa, senza fare la pace tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle… tra nuora e suocera! Se impariamo a chiederci subito scusa e a donarci il reciproco perdono, guariscono le ferite, il matrimonio si irrobustisce, e la famiglia diventa una casa sempre più solida, che resiste alle scosse delle nostre piccole e grandi cattiverie. E per questo non è necessario farsi un grande discorso, ma è sufficiente una carezza: una carezza ed è finito tutto e rincomincia. Ma non finire la giornata in guerra!

Se impariamo a vivere così in famiglia, lo facciamo anche fuori, dovunque ci troviamo. E’ facile essere scettici su questo. Molti – anche tra i cristiani – pensano che sia un’esagerazione. Si dice: sì, sono belle parole, ma è impossibile metterle in pratica. Ma grazie a Dio non è così. Infatti è proprio ricevendo il perdono da Dio che, a nostra volta, siamo capaci di perdono verso gli altri. Per questo Gesù ci fa ripetere queste parole ogni volta che recitiamo la preghiera del Padre Nostro, cioè ogni giorno. Ed è indispensabile che, in una società a volte spietata, vi siano luoghi, come la famiglia, dove imparare a perdonarsi gli uni gli altri.

Il Sinodo ha ravvivato la nostra speranza anche su questo: fa parte della vocazione e della missione della famiglia la capacità di perdonare e di perdonarsi. La pratica del perdono non solo salva le famiglie dalla divisione, ma le rende capaci di aiutare la società ad essere meno cattiva e meno crudele. Sì, ogni gesto di perdono ripara la casa dalle crepe e rinsalda le sue mura. La Chiesa, care famiglie, vi sta sempre accanto per aiutarvi a costruire la vostra casa sulla roccia di cui ha parlato Gesù. E non dimentichiamo queste parole che precedono immediatamente la parabola della casa: «Non chiunque mi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre». E aggiunge: «Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti» (cfr Mt 7,21-23). E’ una parola forte, non c’è dubbio, che ha lo scopo di scuoterci e chiamarci alla conversione.

Vi assicuro, care famiglie, che se sarete capaci di camminare sempre più decisamente sulla via delle Beatitudini, imparando e insegnando a perdonarvi reciprocamente, in tutta la grande famiglia della Chiesa crescerà la capacità di rendere testimonianza alla forza rinnovatrice del perdono di Dio. Diversamente, faremo prediche anche bellissime, e magari scacceremo anche qualche diavolo, ma alla fine il Signore non ci riconoscerà come i suoi discepoli, perché non abbiamo avuto la capacità di perdonare e di farci perdonare dagli altri!

Davvero le famiglie cristiane possono fare molto per la società di oggi, e anche per la Chiesa. Per questo desidero che nel Giubileo della Misericordia le famiglie riscoprano il tesoro del perdono reciproco. Preghiamo perché le famiglie siano sempre più capaci di vivere e di costruire strade concrete di riconciliazione, dove nessuno si senta abbandonato al peso dei suoi debiti.

Con questa intenzione, diciamo insieme: “Padre nostro, rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”. [Diciamolo insieme: “Padre nostro, rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”].

Saluti:

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana...

Rivolgo un pensiero ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Ieri abbiamo celebrato la memoria di San Martino de Porres. La sua grande carità sia di esempio a voi, cari giovani, per vivere la vita come donazione; il suo abbandono in Cristo Salvatore sostenga voi, cari ammalati, nei momenti più difficili della sofferenza; e il suo vigore spirituale dia forza a voi, cari sposi novelli, nel vostro cammino coniugale.

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