Di fronte ai tragici attentati di Parigi di venerdì 13 novembre, noi esponenti di varie organizzazioni islamiche e cristiane, riuniti a Roma per il Convegno promosso dalla rivista Confronti sul tema: «Da musulmani immigrati a cittadini italiani: la sfida dell’integrazione e del dialogo» (13-14 novembre 2015), esprimiamo il nostro cordoglio e il nostro sconcerto, nonché la nostra solidarietà al popolo francese, con tutte le sue componenti religiose e culturali, e a tutti i popoli vittime del terrorismo. Condanniamo ogni forma di terrore e di violenza nel nome di Dio; rivolgiamo un appello a tutte le nostre comunità perché contrastino con tutte le loro forze messaggi d’odio e di violenza incompatibili con l’Islam, con il Cristianesimo e con tutte le altre religioni e il loro messaggio di pace. Rinnoviamo la nostra totale disponibilità a collaborare a ogni iniziativa tesa al dialogo interreligioso e al contrasto di ogni abuso della religione per perseguire obiettivi politici e di potere che nulla hanno a che fare con una fede autenticamente vissuta.
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Papa Francesco all'Angelus del 15 novembre 2015:
... Tanta barbarie ci lascia sgomenti e ci si chiede come possa il cuore dell’uomo ideare e realizzare eventi così orribili, che hanno sconvolto non solo la Francia ma il mondo intero. Dinanzi a tali atti, non si può non condannare l’inqualificabile affronto alla dignità della persona umana. Voglio riaffermare con vigore che la strada della violenza e dell’odio non risolve i problemi dell’umanità e che utilizzare il nome di Dio per giustificare questa strada è una bestemmia!
Domenica gli imam della regione di Parigi hanno intonato la Marsigliese al Bataclan. Davanti al teatro insanguinato, hanno pregato insieme a rappresentanti della religione islamica per alcuni minuti per le vittime della strage. Già sabato, autorevoli esponenti islamici sono scesi in piazza contro il terrorismo. Numerose donne velate spiccavano, ad esempio, alla manifestazione di Milano, a cui ha aderito ufficialmente il Coordinamento delle Associazioni Islamiche di (Caim), mentre, sempre nel capoluogo ambrosiano, nella mattinata l’imam Yahyâ Pallavicini ha portato la solidarietà alla comunità francese insieme a monsignor Bressan, in rappresentanza della Diocesi. Da Parigi all’Europa, dall’Egitto all’Indonesia, dagli Stati Uniti al Bangladesh, la condanna del mondo islamico è forte...
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... Il mondo islamico è da anni la principale vittima del terrorismo radicalizzato. Si muore soprattutto in Paesi islamici: si muore in Iraq, in Siria, in Tunisia, si muore, con attentati recenti, in Arabia Saudita e Kuwait, ed anche a Parigi, quando ci sarà la tragica contabilità dei morti, scopriremo probabilmente, alla luce della composizione della società francese, che saranno più i morti di origine musulmana che non gli attentatori coinvolti nei tragici fatti. Tutto ciò deve imporci una assoluta cautela nell’associare l’appartenenza ad una religione al fenomeno terroristico che stiamo vivendo. Se facessimo ciò, come molti partiti xenofobi in Europa stanno facendo in queste ore, faremmo il gioco dei terroristi che non vogliono altro che alzare il tono del confronto e configurare uno scontro di civiltà e religioni...
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Dopo gli attentati di Parigi i musulmani di tutto il mondo hanno postato sui social network le loro foto con l'hashtag #Not in my name — Non nel mio nome, per sottolineare come la vera essenza dell'Islam non abbia nulla a che vedere con l'Isis ed il terrore.
"Not in my name" venne lanciato nel 2014, dopo che l'ISIS pubblicò il video dell'uccisione del cooperante britannico David Haines. La fondazione benefica britannica Active Change Foundation in questo modo ha voluto esprimere il suo sdegno chiedendo ai musulmani britannici di retwittare l'hashtag #notinmyname,
L'hashtag #notinmyname è tornato di moda dopo l'uccisione dei giornalisti di Charlie Hebdo. Infine, dopo gli attentati di Parigi è riapparso in place de la Republique a Parigi, dove la folla ha reso omaggio alle vittime ed ora spopola su internet.