Cristianesimo, bellezza sì lusso e vanagloria no
di Enzo Bianchi
Conosciamo bene
l’episodio evangelico in cui una donna rompe un vasetto di alabastro contenente del profumo preziosissimo e lo versa sul capo di Gesù. Giuda e altri discepoli contestano questo gesto, accusando la donna di sprecare il profumo: sarebbe stato meglio venderlo - dicono - e con il ricavato aiutare poveri! Ma Gesù vede in quell’atto gratuito l’amore profetico per lui, avviato verso la morte, e non solo lo giustifica ma lega l’annuncio del Vangelo alla memoria di questa donna (cf. Mc 14,3-9; Mt 26,6-13; Gv 12,1-8).
Nel cristianesimo non c’è posto per il legalismo, ma occorre vivere la gratuità, la libertà e, al limite, l’eccesso di bellezza. Questo però non giustifica né l’accumulo di ricchezza né il lusso di chi vuole imporsi, farsi vedere, ostentare la propria arroganza.
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