"Una Chiesa povera, una Chiesa dei poveri.
Per uno stile credibile dell’essere cristiani oggi"
di Gianni Mazzillo
Il titolo è ampiamente giustificato sui due versanti menzionati: Chiesa povera e Chiesa dei poveri. Giovanni XXIII, un mese prima dell’apertura del Concilio, in un radiomessaggio diceva: «Altro punto luminoso. In faccia ai paesi sottosviluppati la chiesa si presenta quale è e vuol essere, come la Chiesa di tutti, e particolarmente la Chiesa dei poveri»
1. Ma una Chiesa dei poveri non è anche una Chiesa di poveri? Sebbene questa seconda espressione non si trovi letteralmente formulata, è tuttavia presente come idea collegata alla ecclesia semper purificanda e allo spessore storico ed esistenziale di due grandi punti dottrinali del Vaticano II: l’assimilazione a Cristo e la solidarietà con gli infelici. Ciò scaturisce anche dalla e porta ad ulteriore rinunzia a privilegi, anche a quelli acquisiti, appena questi entrino in conflitto con la trasparenza della testimonianza
2. In ogni caso la povertà diventa un valore e un punto di riferimento irrinunciabile per la Chiesa non per amore della povertà in quanto tale, ma per amore di Cristo, dei poveri e come adesione totale a Dio e non a mammona
3 . Quattro punti: 1) Il dettato conciliare della Lumen gentium; 2) I soggetti chiamati in causa per riportare la Chiesa sulle orme di Cristo; 3) I poveri segno concreto della presenza di Cristo; 4) Annotazioni teologiche
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