Il 25 Agosto 2011 la trasmissione “La Storia Siamo Noi” di Giovanni Minoli trasmette il primo serio servizio giornalistico della TV italiana sul grande inganno dell’attentato terroristico dell’11 settembre 2001. Grande plauso in rete, hurrà hurrà nella blogosfera, standing ovation del “popolo complottista”. La vera notizia tuttavia non è questa. La vera notizia è che tutto ciò lascia il tempo che trova. La vera notizia è che neppure quando la RAI dichiara in un proprio servizio giornalistico che l’11 settembre è in tutta evidenza un’operazione Made in USA si producano effetti concreti nella società politica e civile. In altre parole, è stata sdoganata la vera storia dell’11 settembre, evviva, evviva, la verità ha trionfato, affinché tutto continui esattamente come prima. Nessun politico rinuncerà a recitare i dovuti mantra sulla lotta al terrorismo. Nessun telegiornale smetterà di attribuire al mitologico Osama Bin Laden, il Babbo Natale del Male, la responsabilità degli attacchi. Insomma, ora che la verità è stata ufficializzata da Mamma RAI, possiamo allegramente continuare ad ignorarla come se niente fosse. Benvenuti nell’affascinante mondo del bispensiero.
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Dieci anni non sono che un batter di ciglia dinanzi all’Eternità. Ma sono molti nella vita di una persona e possono significare molto nella storia...
Eppure, non è così. Si dice che dall’11 settembre del 2001 sia cominciata una nuova fase storica. Aperta, come sovente accade per le fasi storiche, da una nuova guerra. Quella «contro il Terrore», che riguarda anche noi, e nella quale anche noi siamo stati e restiamo coinvolti. Nel nostro Bel Paese, qui tra noialtri Italiani Brava Gente, ci sono ormai decine di famiglie che piangono il loro ragazzo rimasto là, in Irak o in Afghanistan, tra sabbie e rocce d’un paese lontano o sul cemento ardente e crepato d’una città-fantasma, tra le macerie e i rifiuti. «Caduti», si deve dire: non morti che è generico, e nemmeno vittime ch’è parola la quale suggerisce innocenza e passività. No. Erano soldati. I soldati cadono, cioè muoiono perché ciò fa parte del loro dovere: «La morte è un atto di servizio», diceva José Antonio Primo de Rivera, questo meraviglioso guerriero cristiano che ci credeva sul serio, e lo dimostrò appunto cadendo. I soldati muoiono, però, anche per qualcosa. Per che cosa, in questo caso?
Ci si abitua a tutto. Anche alle tragedie. Specie quando si ha la sensazione che non ci riguardino, che siano i soliti materiali della solita fiction...
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... Decine di libri sono stati pubblicati, dove in varia misura e sotto diversi angoli visuali, la versione ufficiale è stata demolita. Se qualche anno fa, era già più che legittimo sollevare gravi domande sulla versione ufficiale, adesso abbiamo a disposizione molte “pistole fumanti” che pongono la questione della chiamata in correo di alti e altissimi personaggi dell’establishment statunitense. Nessuno di loro è stato chiamato, tuttavia, a deporre sotto giuramento. Centinaia di testimonianze e di gravissimi documenti – veri e propri capi d’accusa – sono stati accantonati e mai presi in considerazione.
Noi siamo orgogliosi di essere stati – con la realizzazione del film Zero e con diversi libri su questi temi – parte del grande movimento per la verità sull’11 settembre.
Ma come mai di tutto questo non si parla?...
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