#“VOI SIETE IL SALE DELLA TERRA”
Gianfranco Ravasi
Come nessun uomo neppure la cristianità si alimenta di marmellata. Il buon Dio non ha scritto che noi fossimo il miele della terra, ma il sale. Il sale sulla pelle a vivo brucia. Ma impedisce anche di imputridire.
Quel rabbì ambulante un giorno era salito su un monte della Galilea e aveva tenuto un discorso memorabile che, secoli dopo, sarebbe stato definito la sua Magna Charta. Era Gesù di Nazaret e nelle prime battute di quel sermone, rivolgendosi ai suoi discepoli e alla folla che l’ascoltava, li aveva interpellati così: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, a null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente» (Matteo 5,13). A queste parole rimanda la nostra citazione desunta da quel capolavoro che è il Diario di un curato di campagna di Georges Bernanos.
Lo scrittore francese mette in contrasto il sale e il miele, due sapori antitetici e, con Cristo, opta per il primo che riesce a dar gusto ai cibi ma che ha una qualità ulteriore: versato sulla pelle, soprattutto se ferita, fa rabbrividire la persona come fosse una bruciatura, riesce però a purificare, a cauterizzare; anzi, impedisce la putrefazione di alcuni alimenti con la stagionatura salina.
Il simbolo è chiaro: la fede autentica non è consolatoria, ma scuote le coscienze; non è melliflua ma ardente. Purtroppo, però – e questo vale anche per altri valori e scelte – la tentazione in agguato è quella di ricorrere a pozioni spirituali anestetiche, a marmellate di parole vane e suadenti.
La religione genuina non è mentuccia d’orto per insaporire delicatamente una pietanza, ma un seme che, solo morendo, germoglia e fruttifica, come ancora diceva Gesù (Giovanni 12,24).
(Fonte: “Il Sole 24 Ore - Domenica ", 2 aprile 2023)