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giovedì 13 aprile 2023

Rifugiati, “accogliere con dignità è possibile”. Ma l’Italia non esce dalla logica dell’emergenza

Rifugiati, “accogliere con dignità è possibile”.
Ma l’Italia non esce dalla logica dell’emergenza

I dati del Rapporto 2023 del Centro Astalli. Aumentano le vulnerabilità dei rifugiati: tra le persone accolte molti sopravvissuti a violenze e torture nei paesi di origine e di transito. La burocrazia in Italia mina l’accesso stesso alla protezione internazionale e ai percorsi di integrazione. Delle 1.308 persone accolte dalla Rete del Centro Astalli, 240 sono state inserite in percorsi di semi-autonomia, con forme anche di co-housing

Rifugiati Mensa Centro Astalli

Accogliere i rifugiati con dignità è possibile. Ma è una lezione che l’Italia non vuole imparare. Questo potrebbe essere, in estrema sintesi, il sunto del rapporto 2023 del Centro Astalli, presentato questa mattina al Teatro Argentina di Roma. Il Centro Astalli in Italia è una realtà che, grazie agli oltre 700 volontari, risponde ai mutamenti sociali e legislativi di un Paese che, viene sottolineato, “stenta a dare la dovuta assistenza a chi, in fuga da guerre e persecuzioni, cerca protezione”.
In questo senso, il Rapporto annuale contiene una fotografia aggiornata sulle condizioni di richiedenti asilo e rifugiati che durante il 2022 si sono rivolti al Centro, la sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, e hanno usufruito dei servizi di prima e seconda accoglienza offerti a Roma e nella città italiane in cui il Centro Astalli opera (Bologna, Catania, Grumo Nevano, Palermo, Padova, Trento, Vicenza).
Il Rapporto, oltre a contenere un resoconto di un anno di attività, vuole essere uno strumento per capire quali sono le principali nazionalità dei rifugiati che giungono in Italia per chiedere asilo; quali le principali difficoltà che incontrano nel percorso per il riconoscimento della protezione e per l’accesso all’accoglienza o a percorsi di integrazione.

I dati. Nel 2022 il numero di persone in fuga ha superato la soglia dei 100 milioni nel mondo. Solo una piccola percentuale di questi cerca di arrivare in Europa. Le due vie principali di accesso sono quella del Mediterraneo e della rotta balcanica, percorse da chi è costretto, in mancanza di canali d’ingresso legali e sicuri, ad affidarsi ai trafficanti e ad affrontare viaggi lunghi e pericolosi.

Sono state circa 5 milioni le persone che hanno fatto ingresso in Ue dall’Ucraina dall’inizio del conflitto. Di queste, 170 mila sono arrivati in Italia nel corso dell’anno. La maggior parte è stata ospitata da connazionali già residenti in Italia e solo circa il 20% in strutture d’accoglienza del sistema pubblico, fugando così un’iniziale apprensione per l’impatto che la guerra avrebbe avuto sul sistema nazionale.

“Purtroppo l’esperienza della crisi ucraina non è bastata a fare una riflessione profonda su accoglienza e integrazione dei rifugiati – afferma il Centro Astalli -. Anzi, in non poche occasioni nell’esperienza del Centro Astalli, è sembrato come se ci fossero due percorsi paralleli: uno per gli ucraini e uno per tutti gli altri. In realtà si tratta di persone che si trovano nella medesima condizione. Afgani, siriani, somali, nigeriani sono tra le principali nazionalità di rifugiati accompagnati nelle varie sedi territoriali del Centro Astalli: anch’essi in fuga da guerra e persecuzioni”.

Secondo l’organizzazione, “la protezione temporanea concessa ai cittadini ucraini, la possibilità di accedere da subito al mondo del lavoro, l’opportunità di ricevere direttamente dei contributi economici e un sistema di accoglienza che ha risposto tempestivamente ai bisogni delle persone, sono state misure importanti che avrebbero potuto essere capitalizzate. Invece i primi passi del nuovo Governo, dopo l’ennesimo braccio di ferro compiuto mentre i migranti erano sulle imbarcazioni in attesa di un porto sicuro, si sono concentrati su una rinnovata lotta alle ong che si occupano del salvataggio in mare. E neanche le vittime del naufragio di Cutro hanno sortito alcuna reazione politica di umanità, nonostante la società civile abbia chiesto con forza un cambiamento”.

La protezione internazionale e il peso insostenibile della burocrazia

Gli ostacoli più incomprensibili e inattesi che i rifugiati incontrano in Italia sono quelli burocratici. Nel 2022 sono diverse le criticità rilevate: in particolare i ritardi nel primo rilascio e nel rinnovo dei permessi di soggiorno, causati dal notevole carico di lavoro che grava su Commissioni territoriali, Prefetture e Questure. I tempi di attesa possono arrivare a quasi un anno dalla presentazione della richiesta di asilo alla consegna del documento. Molte persone assistite dal servizio di orientamento legale inoltre riferiscono di non riuscire ad accedere in Questura per la formalizzazione della domanda di protezione internazionale. Ciò comporta la necessità di provare a entrare più volte, mettendosi in fila anche di notte.

A conferma delle difficoltà e dei tempi di attesa per i rinnovi del permesso di soggiorno, circa un terzo degli utenti dei servizi di bassa soglia a Roma rientra nella tipologia descritta nel Rapporto con la voce “permesso di soggiorno in via di definizione”. Una percentuale significativa dovuta a vari fattori, tra cui le conseguenze dei cambiamenti di legge intervenuti nel 2018, con i cosiddetti decreti sicurezza, e il sopraggiungere della pandemia. Molti hanno perso il lavoro e hanno avuto difficoltà ad avere un indirizzo valido di residenza, requisito fondamentale per l’esigibilità di diritti sociali e per i percorsi di integrazione. Nel 2022 il Centro Astalli, grazie al sostegno dell’Elemosineria Vaticana, ha erogato contributi per il pagamento delle tasse necessarie al rilascio del permesso di soggiorno e titolo di viaggio per 586 rifugiati riconosciuti. Proprio nel momento in cui le persone iniziano, con difficoltà, il loro percorso in Italia viene loro chiesto un pagamento non irrilevante, che nel caso dei nuclei familiari risulta oneroso.

Se l’accoglienza dei rifugiati resta straordinaria l’integrazione si complica

Nel 2022 sono arrivati via mare in Italia 105.129 migranti, di cui 13.386 minori non accompagnati. Il sistema di accoglienza nazionale ha registrato alla fine del 2022 un totale di presenze pari a 107.677 persone. La maggior parte di questi posti però continua a essere offerta da centri di accoglienza straordinaria (CAS) che non sempre garantiscono servizi essenziali nei percorsi di accompagnamento, rimanendo spesso delle oasi nel deserto nelle periferie delle aree urbane.

La Rete territoriale del Centro Astalli che gestisce, in modalità diffusa, sia centri di accoglienza straordinaria (a Trento, Vicenza, Padova) che centri del Sistema Accoglienza e Integrazione - SAI (a Bologna, Palermo, Roma, Trento), continua a vedere nella rete SAI - che alla fine del 2022 accoglieva solo 33.848 persone - il sistema da ampliare e su cui investire, affinché a tutti possa essere garantito un efficace supporto all’integrazione, secondo standard nazionali uniformi.

L’accoglienza diffusa, che porta con sé una quotidiana interazione tra cittadini e rifugiati, indica la strada per costruire un’Italia diversa, più preparata a cogliere le opportunità dell’incontro. A Roma, Trento, Vicenza, Padova si conferma l’impegno delle congregazioni che si aprono all’accoglienza di rifugiati. Delle 1.308 persone accolte in totale dalla Rete del Centro Astalli, 240 rifugiati sono state inserite in percorsi di semi-autonomia in comunità di ospitalità in collaborazione con ordini religiosi, in cui si sono sperimentate, con buoni risultati, anche forme di co-housing tra studenti universitari rifugiati e italiani. Due dei ragazzi ospitati, provenienti dal Sud Sudan e dal Burundi, sono arrivati a Roma grazie al programma dei Corridoi universitari per rifugiati (Unicore) promosso dall’Unhcr.

Aumentano le vulnerabilità dei rifugiati

A Roma nei soli centri d’accoglienza, il 50% dei beneficiari è portatore di una o più vulnerabilità fisiche o psicologiche. Una media stabile negli ultimi anni, ciò che però contraddistingue il 2022 è la gravità dei casi stessi. “L’ingresso di molti ospiti affetti da patologie croniche o degenerative ha reso particolarmente difficile pianificare progetti di inclusione finalizzati all’autonomia – si afferma nel rapporto -. Ha portato inoltre a un ripensamento delle tipologie di interventi, scanditi da tempi diversi rispetto a quelli, spesso serrati, dell’accoglienza istituzionale, e a rimodulare i tradizionali strumenti di lavoro per adattarli alla gestione di casi complessi, che necessitano di particolari cure e sostegno. Si sono infine riscontrate vulnerabilità, in alcuni casi estremamente gravi e non di rado multiple, che impongono di avviare una riflessione sul tipo di accoglienza necessaria a persone con bisogni socio-sanitari specifici. Vanno pensate e progettate nuove modalità di presa in carico e accoglienza che tengano conto di percorsi e tempi personalizzati e della necessità di professionalità dedicate”.

La crisi non accenna a diminuire. Ne fanno le spese anche i rifugiati, in particolare le famiglie

Nel 2022 il Centro Astalli ha cercato di sostenere concretamente il difficile percorso verso l'autonomia di richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale.
Tema prioritario che accomuna tutte le sedi territoriali è l’emergenza abitativa. “In alcuni contesti l’impossibilità di trovare alloggi stabili è cronica e trasversale alle fasce più deboli della società. In altri, invece, è dovuta alla diffidenza che talvolta si trasforma in convinto rifiuto di affittare una casa agli stranieri – si afferma ancora -. Persone rifugiate con contratti di lavoro stabili e processi di integrazione avanzati si trovano di fronte all’impossibilità di poter avere un’abitazione autonoma, senza dover ricorrere a contratti capestro, in nero, alloggi abusivi, subaffitti o soluzioni di fortuna. Da Trento a Catania, da Bologna a Palermo, il grido d’allarme è univoco: la casa in Italia per i rifugiati è un diritto ancora non esigibile. A ciò si deve aggiungere che l’aumento del costo dei consumi energetici ha esposto molti a un aggravamento della precarietà abitativa: rispetto all’anno precedente è aumentato il numero di famiglie assistite che non hanno potuto sostenere i costi dell’affitto e delle bollette con il conseguente avvio di pratiche di sfratto e di distacco delle utenze”.

Le famiglie e le donne sole con bambini (un terzo delle persone seguito dal servizio di accompagnamento sociale a Roma) sono coloro che nel corso dell’anno hanno subìto maggiormente gli effetti negativi della crisi economica e del relativo aumento del costo della vita. Problematiche simili interessano i titolari di protezione internazionale che affrontano le procedure per il ricongiungimento familiare. Al termine di iter lunghi e costosi, la famiglia ricongiunta si trova di fatto sola ad affrontare una situazione nuova, con pochi strumenti a disposizione.

L’integrazione dei rifugiati: una strada ancora lunga da percorrere

Afferma il Centro Astalli: “L’integrazione dei rifugiati è un processo che si innesca fin dalle prime fasi di inserimento ma che necessita, per essere efficace e duraturo, di orientamento e supporto”. In tal senso la scuola di italiano del Centro Astalli nel 2022 ha rappresentato un presidio sociale per molti che oltre a trovarsi nella condizione di imparare una nuova lingua, hanno avuto bisogno di uno specifico accompagnamento formativo. “L’aumento di studentesse, solo in parte dato dalla presenza di ucraine, è segno del desiderio di aumentare le possibilità di inserimento anche al di fuori del lavoro domestico e familiare”.

Le opportunità di tirocini formativi, previste dal SAI e colte da tutti i centri di accoglienza gestiti dal Centro Astalli con risultati soddisfacenti per i beneficiari, così come i contributi erogabili nell’ambito di progettualità specifiche, possono fare la differenza per i singoli rifugiati coinvolti, ma restano interventi episodici, buone prassi che andrebbero replicate e messe a sistema.

Inoltre, il digital divide che colpisce in generale le fasce più vulnerabili della popolazione, diventa un tema dirimente per molti migranti forzati che rischiano di non poter accedere a servizi pubblici e privati, di essere così discriminati e di non vedersi garantiti di conseguenza alcuni diritti o l’accesso a opportunità. Le azioni di contrasto in tal senso si dimostrano essenziali, e per questo sempre più sono le richieste per la riuscita dei percorsi di inclusione.

La questione dell’inserimento nel mondo del lavoro e dell’effettività dei percorsi di inclusione sociale non può essere risolta dal Terzo settore – si afferma -: richiede riflessione e impegno da parte di tutte le istituzioni competenti, attraverso una cabina di regia pubblica in grado di costruire soluzioni concrete e accessibili. Con il Tavolo Asilo e Integrazione il Centro Astalli nel corso del 2022 ha contributo alla stesura del Piano Nazionale Integrazione, che ad oggi però rimane lettera morta”.

"La sfida culturale: una scommessa da vincere insieme"

“L’esperienza condivisa da oltre 40 anni con migliaia di rifugiati ci ha radicato nella convinzione che l’unica via praticabile sia farci forti della ricchezza delle differenze, in un dialogo convinto e sincero con tutti, superando le barriere del pregiudizio”, sottolinea il Centro Astalli. Durante il 2022 il Centro Astalli ha continuato nel suo servizio di promozione di un'informazione corretta e una maggiore consapevolezza rispetto a questi temi, attraverso una costante attività di comunicazione e sensibilizzazione. 27.855 studenti sono stati coinvolti nei progetti didattici sul diritto d’asilo e sul dialogo interreligioso in 18 città italiane e alcuni progetti specifici sono stati realizzati per moltiplicare le opportunità di incontro e di approfondimento. Inoltre, sono sempre più numerose le persone che scelgono di dedicare tempo, energie e competenze ai richiedenti asilo e rifugiati: nel 2022, nelle 8 città in cui il Centro Astalli opera (Roma, Palermo, Catania, Trento, Vicenza, Napoli, Bologna, Padova) oltre 700 volontari hanno reso possibili, con il loro impegno, i servizi descritti nel Rapporto annuale. Particolarmente significativo è stato l’impegno di 38 giovani in Servizio Civile Universale, un’occasione importante di formazione e di servizio, aperta anche a cittadini stranieri.
(fonte: Redattore sociale 13/04/2023)