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martedì 18 aprile 2023

COS'È LA PROTEZIONE SPECIALE E PERCHÉ VA MANTENUTA

COS'È LA PROTEZIONE SPECIALE
E PERCHÉ VA MANTENUTA

Parla monsignor Perego:
"Senza questa misura anche le vittime della tratta sarebbero senza tutele"


La protezione speciale è stata introdotta dal Governo Conte II in sostituzione del permesso per ragioni umanitarie che esisteva dal 1998 e che era stato azzerato dai decreti sicurezza voluti da Salvini nell’esecutivo Conte I. Si tratta di un permesso di soggiorno della durata di 2 anni e rinnovabile rilasciato al richiedente asilo che non possa ottenere o non abbia ancora ottenuto la protezione internazionale. Si tratta, in sostanza, di uno strumento che consente di proteggere chi si trova in particolari situazioni di difficoltà come, per esempio, le vittime della tratta. In sua difesa si è levata la voce di monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei per i migranti e presidente della Fondazione Migrantes: «Non vengano accolte le modifiche al decreto Cutro. Ci sia una maggiore attenzione a quanti hanno diritto ad una forma di protezione», è il suo appello. Il vescovo fa esempi concreti: «Pensiamo, ad esempio, alle questioni sanitarie, alle questioni legate a determinati Paesi dove ci sono gravi situazioni: penso all'Iran e all'Afghanistan oppure ai permessi per situazioni ambientali. Tutte queste persone, le stesse vittime di tratta sarebbero completamente escluse. Mi auguro che queste modifiche al decreto legge non siano accolte e che vi sia una maggiore attenzione al tema e alle diverse figure di coloro che sono in fuga e che hanno diritto a una forma di protezione».

La protezione speciale può essere richiesta dal migrante che dimostri di essere integrato in Italia (perché vi ha soggiornato a lungo o per vincoli familiari o per altre questioni) e che attesti che, in caso di respingimento, sussistano concreti rischi di persecuzione per motivi di razza, sesso, lingua, religione, opinioni politiche, oppure il rischio di essere rinviato verso uno Stato nel quale non sia protetto o, ancora, il rischio di essere sottoposto a tortura o a trattamenti inumani o degradanti o se il respingimento comporti una violazione del diritto al rispetto della propria vita privata e familiare. Secondo gli ultimi dati disponibili, nell’ultimo anno sono state accolte 10.865 domande pari al 21 per cento delle richieste. Circa 25mila richieste devono ancora essere esaminate, il restante, invece, è stato respinto.
(fonte: Famiglia Cristiana 16/04/2023)